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Home ›Togliere ai poveri per dare ai ricchi - Gli orientamenti della legge finanziaria
La demagogia berlusconiana e dei suoi servi consiste, come sempre, nel presentare provvedimenti di bassissimo profilo, tutti incentrati a fare pagare i costi della crisi economica al proletariato, come misure che dovrebbero aiutare i più poveri, i giovani disoccupati, i pensionati del futuro, e chi più ne ha più ne metta. Per fregare gli ingenui e le persone semplici disinteressate alla politica, e tutto viene studiato a tavolino come qualsiasi spot pubblicitario, il cavaliere si è dovuto presentare in prima persona in televisione col suo solito faccione sorridente per spiegarci che la riforma delle pensioni sarà un toccasana per tutti gli italiani.
Se da una parte il piccolo schermo viene usato propagandisticamente come fosse uno strumento privato, dall'altra denota la difficoltà di un governo ormai alla frutta, e di un capitalismo che per tirare avanti deve togliere anche i piccoli benefici concessi ai portatori di handicap e ai lavoratori a rischio esposti all'amianto, per intascare elargizioni ovunque sia possibile saccheggiare. Lo spirito della finanziaria del governo è questo, ma non si discosta nella sostanza dai predecessori del centro sinistra, se non nella forma più brutale e rozza, poiché chiunque deve gestire le necessità del capitale non può che farlo a discapito del mondo del lavoro.
Le misure prevedono tagli alla spesa pubblica e nuove entrate per 16 miliardi di euro. I risparmi deriveranno dai minori trasferimenti alle istituzioni locali, conseguentemente ci saranno meno risorse da destinare alla collettività. Le entrate, invece, saranno ottenute soprattutto con la svendita del patrimonio pubblico, e dalla miriade di leggine come i condoni edilizio e fiscale, che in cambio di un modesto incasso regolarizzano i furbi e i disonesti.
Per quanto riguarda le entrate 9 dei 16 miliardi dipenderanno dalle misure una tantum riguardanti la vendita del patrimonio immobiliare e di edifici adibiti ad uffici pubblici, questi ultimi saranno successivamente riaffittati. Oltre alla proroga del condono edilizio e del condono fiscale.
Gli altri 7 miliardi dovrebbero essere introitati dalle cosiddette riforme strutturali, cioè dai tagli ai trasferimenti agli enti locali e dal concordato fiscale preventivo concernente le piccole e medie imprese, in cui l'entità delle tasse da sborsare saranno stabilite anticipatamente presumendo un determinato guadagno per un certo tipo di attività. Un bel regalo per la piccola borghesia, in quanto gli utili saranno certamente stabiliti al ribasso, mentre verrà contemporaneamente abolito lo scontrino fiscale che in teoria potrebbe servire come riscontro. Anche qui si legittima il malcostume e le furberie, legalizzando l'evasione fiscale.
Con la scusa di favorire lo sviluppo 5 miliardi di quanto incamerato dallo stato andranno alle imprese, mettendo in campo tutta una serie di misure per ridurre le aliquote d'imposta, mentre sul fronte del costo del lavoro saranno concessi ulteriori tagli dei contributi pagati dalle imprese per i nuovi assunti.
Meritano di essere menzionati anche i 1200 milioni di euro stanziati per le missioni di pace internazionali, in altre parole lo 'imperialismo italiano si riserva la carta guerrafondaia, conformemente alle sue possibilità di imperialismo straccione, per far valere i propri interessi e ritagliarsi un minimo spazio tra i predoni del mondo.
Sommando le costanti bastonate subite dai proletari su tutti i fronti comincia a diventare sempre più visibile la crescente povertà e l'insofferenza per questo stato di cose. La borghesia ha sempre meno denaro da destinare alla pace sociale ed è costretta a smantellare il welfare, ridurre i salari, precarizzare i rapporti di lavoro, e non è in grado di dare una risposta al problema della disoccupazione.
Da almeno trent'anni le richieste di sacrifici per ottenere futuri benefici si sono scontrati con la crisi di ciclo dell'accumulazione capitalista che, seppure tra alti e bassi, non vuole saperne di allentare la morsa, traducendo quei sacrifici in boccate di ossigeno per la borghesia ma in costante depauperamento per i proletari. Fino a quando potrà continuare questo stato di cose?
Il riformismo della sinistra borghese e dei sindacati fa sempre meno presa sui proletari che oramai ne percepiscono l'inconsistenza. Ad esempio sulla riforma delle pensioni appare evidente agli occhi dei lavoratori che uno sciopero generale di 4 ore a distanza di oltre un mese è una risposta assolutamente inefficace data la gravità della situazione. E che corrisponde più a dei calcoli parlamentari e a giochi di potere dei partiti piuttosto che a una reale volontà di chiamare alla lotta.
Intanto, con la solita impeccabile puntualità che fa seguito alle misure maggiormente antiproletarie, come in questo caso riforma delle pensioni e finanziaria, rispunta il terrorismo. Il governo per bocca del ministro Pisanu, con nessun riscontro o rivendicazione inerenti agli episodi dei pacchi bomba, ha immediatamente parlato di pista Br e anarco insurrezionalisti, ammonendo i partecipanti alle prossime manifestazioni di prestare attenzione ai provocatori e ai violenti. Quindi, di fatto, associando i cortei al terrorismo, e mettendo le mani avanti nel caso la protesta si radicalizzasse.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 2003
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