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Home ›Black Out elettrico o Black Out della Ragione?
L'Italia supera gli Stati Uniti per numero di abitanti... lasciati al buio: il black out che ha colpito tutto il paese, salvo le aree non collegate alla rete elettrica nazionale, ha infatti interessato una popolazione addirittura superiore a quei 50 milioni di statunitensi e canadesi rimasti senza elettricità lo scorso ferragosto. Le immagini che ci giunsero allora da oltre oceano mostravano immense folle che si trascinavano a piedi lungo le principali arterie delle grandi metropoli americane ormai completamente intasate dalle auto abbandonate; istituzioni finanziarie di importanza internazionale come la borsa di Wall Street andarono in stallo; molta gente, non riuscendo a rientrare a casa, si fermavano in strada a "festeggiare" l'evento intorno a dei falò dall'inquietante aria da medioevo prossimo venturo. I responsabili del servizio elettrico italiano, in primis Carlo Andrea Bollino presidente della Grtn, la società che dopo la "liberalizzazione" del settore gestisce la rete elettrica italiana, si erano affrettati a rassicurare gli italiani, già in ansia per i distacchi programmati, che cose di questo tipo non sarebbero mai potute accadere in Italia...almeno fino al 28 settembre scorso. Fortunatamente il "caso" ha voluto che il grande black out avvenisse proprio alle tre del mattino di domenica ed in un periodo dell'anno in cui non si utilizza l'elettricità né per il condizionamento né per il riscaldamento delle abitazioni; i disagi per la popolazione sono stati però ugualmente molto pesanti soprattutto in quelle zone dove l'interruzione è durata più a lungo (20 ore!) e per quelle fasce che, come i malati o anziani, vivevano già una situazione di forte debolezza. Le conseguenze che un simile evento avrebbe potuto provocare in un tardo pomeriggio d'inverno nel bel mezzo di una settimana lavorativa sono facilmente immaginabili, di questo però i politici ed i responsabili del settore energetico preferiscono non parlare, quello su cui non fanno altro che rilasciare dichiarazioni è l'assoluta necessità di costruire nuove centrali termoelettriche e nucleari per rendere l'Italia autonoma dall'estero. Non sapevano ancora quali erano le reali cause dell'accaduto che già tutti i principali uomini politici, a partire dal primo custode dell'interesse (della borghesia) nazionale, il presidente Ciampi si affrettavano a rilasciare dichiarazioni del tipo: "bisogna cambiare mentalità...non si può rallentare la costruzione di nuove centrali tradizionali, come di centrali magari più piccole con fonti alternative". Il solito Bollino presidente dell'ente gestore della rete dopo essersi corretto sull'impossibilità di simili eventi in Italia ha affermato: "Colpa della dipendenza dall'estero...la scarsa autonomia energetica è una debolezza strutturale italiana, da superare costruendo nuove centrali". L'apice è stato poi raggiunto dal ministro delle attività produttive Marzano (già responsabile del decreto "antiblackout" della scorsa estate che permise il funzionamento delle centrali elettriche in deroga alla normativa ambientale ed alla salute della popolazione) che si è scagliato contro la scarsa produzione affermando: "il black out di questa notte dimostra che non abbiamo margine di sicurezza...ho autorizzato la costruzione di 12 mila mw di nuovi impianti contro i 1500 del precedente governo. Ma l'opposizione degli enti locali (e della popolazione giustamente allarmata, aggiungiamo noi) sta creando ritardi: il governo può autorizzare ma non costruire le centrali. Non si può andare avanti così".
Ha proprio ragione il signor ministro, non si può più andare avanti così, non si possono più accettare passivamente le falsità che tanto questo governo quanto quelli della sinistra ci propinano tutti i giorni per farci accettare le peggiori nefandezze.
La campagna per la costruzione di nuove centrali era in realtà già partita l'estate scorsa quando, in piena afa estiva, i consumi energetici erano balzati verso l'alto in maniera impressionante; anche allora vari ministri avevano tuonato contro la scarsità della produzione italiana salvo far poi finta di niente di fronte al fatto che la principale causa non era lo scarso numero di centrali ma il loro funzionamento a regime ridotto causato della siccità che impediva il regolare afflusso dell'acqua per il funzionamento degli impianti.
Ora dopo il black out di fine settembre ci riprovano, la parola d'ordine è sempre la stessa: se l'Italia fosse stata autonoma nella produzione di energia l'oscuramento di tutto il paese non sarebbe avvenuto, bisogna quindi costruire nuove centrali in tutta la penisola fregandosene della popolazione intimorita da "improbabili" pericoli ambientali.
Nulla di più falso: se la notte del black out l'Italia stava importando dall'estero il 25% del suo fabbisogno elettrico questo non era dovuto ad un deficit della produzione ma solo al fatto che importare energia durante la notte è molto meno costoso che produrla direttamente; in quel momento gran parte delle centrali italiane era spenta o stava lavorando al minimo e garantiva una riserva che arrivava a mala pena al 15%. In realtà la capacità produttiva italiana installata è pari a 76.950 Megawatt, ben superiore ai picchi di domanda raggiunti sino ad oggi, ma viene utilizzata solo al 64%, perché molti impianti non sono adeguati alla normativa ambientale e sarebbe troppo costoso adeguarli. Non sono invece troppo costose le 25 nuove centrali da 12 mila magawatt che diverse società private stanno costruendo in tutta Italia dopo che con la "liberalizzazione" del settore è stato vietato all'Enel di costruire nuovi impianti.
Si capiscono così i veri obiettivi insiti nella campagna per la costruzione di nuove centrali e di nuove linee elettriche: anche l'energia come e più di qualsiasi altro bene scarso è nel capitalismo una merce, anzi la merce per eccellenza; così, di fronte alla liberalizzazione del mercato italiano, i principali gruppi economici si sono impegnati nella realizzazione di nuovi impianti che porteranno più energia, più inquinamento e soprattutto più profitti.
Solo un sistema basato sulle reali esigenze dell'uomo e non su quelle del mercato sarebbe in grado di produrre energia pulita e rinnovabile senza le distruzioni ambientali a cui ci stiamo purtroppo abituando: questo sistema non è e non potrà mai essere il capitalismo, né quello dei petrolieri né quello all'idrogeno né quello dal volto umano dei verdi e dei no global (ved. Prometeo N°6)
TNBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 2003
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