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Home ›I "bersagli reconditi e inconfessabili" del referendum sull'art.18
L'illusione - diffusa fra un sempre più disorientato "popolo" della sinistra borghese - di contenere gli attacchi del capitale con l'arma spuntata delle schede referendarie, è naufragata oltre le più nere previsioni. L'esito era certamente scontato né poteva essere altrimenti, ricorrendo all'uso di uno strumento inservibile per la reale difesa degli interessi del proletariato. Ma certi personaggi dovevano pur giustificare il loro ruolo di pubblici "antagonisti" e cercare in qualche modo di mettersi in vista sul palcoscenico politico costituzionale. In corsa, cioè, per le prossime elezioni e un futuro governo alternativo.
Il Manifesto, che si spaccia per quotidiano "comunista", è fra quelli che hanno sostenuto a spada tratta, "senza se e senza ma" assieme a Rifondazione, il referendum sull'art.18, "quasi sicuri" della vittoria del SI'. All'indomani della "batosta", un editoriale del direttore Barenghi da il via ad una rivolta dei lettori che scoprono di aver partecipato in buona fede ad un... funerale, organizzato e guidato da chi ora fa marcia indietro e recrimina sullo sbaglio compiuto nel promuovere e usare una mobilitazione cartacea per "impropriamente regolare conti che nulla avevano a che fare con la questione in campo"!
Dunque, un "pessimo risultato", che spinge persino Bertinotti a riconoscere l'"errore" (troppe le erre!), scontato invece per chiunque avesse saputo fare quattro conti superando lo schifo di doversi accodare con borghesi di ogni tipo e colore, ai quali gli interessi e i "diritti" dei lavoratori non importano un bel nulla. Anzi.
Per mesi si è cercato di fare entrare in testa ai "cittadini" che la partecipazione al referendum - strumento spacciato per "diretta partecipazione popolare" al governo del Paese - fosse una conquista di libertà e democrazia. Ma, a quanto ora si confessa, ben altri erano i "bersagli reconditi e inconfessabili". (Manifesto,17/6) Per cui, con lo sconforto dei lettori, i riformisti in veste... "comunista" piangono sulle speranze perdute di un futuro migliore e di "una rinascita" ancora una volta naufragata. Dopo aver lanciato il loro boomerang e averlo perso di vista, ora ne attendono il ritorno, da veri e propri masochisti politici, anche se in verità non saranno direttamente loro a farne le spese.
I progetti, le alternative politiche e i programmi di questi signori finiscono qui, mentre Rifondazione mercanteggia - con in testa il suo "militante comunista" Bertinotti - i percorsi parlamentari per un nuovo governo di centro-sinistra. In sintonia, oltretutto, con chi al referendum aveva opposto il proprio NO o una gita al mare. Sempre ammettendo che alla classe borghese l'operazione convenga, dopo le figuracce berlusconiane, e che le "linee di politica attiva" non disturbino i suoi affari e interessi, e non alterino la pace sociale e la concordia nazionale.
Quanto alla classe operaia, se dovesse ancora abboccare all'amo arrugginito, saranno riservate altre "batoste". Almeno fino a quando non comincerà a trarne le necessarie lezioni.
Non certamente quelle che la Rossanda (sempre sul Manifesto) va ricercando con l'invocazione ad "un buon bagno di realtà", con lacrime sul "declino di una coscienza di classe e della solidarietà fra i lavoratori". Lacrime d'ipocrisia politica da parte di chi si dichiara costernato davanti al "disinteresse" dei cittadini, ovvero "dell'altra metà dei lavoratori", per concludere che forse "non esiste altro che il capitalismo poiché il comunismo (ma quale? - n.d.r.) è morto e il capitale ha vinto soprattutto nelle teste". Come "sgombrarlo da lì?", si chiede chi - complice o simpatizzante - ha contribuito a concretizzare per lunghi decenni, ideologicamente e praticamente, un tradimento e una sconfitta la cui tragica portata storica ha pesato e pesa ancora sul proletariato del mondo intero.
Tutti costoro hanno dato il loro appoggio (abbandonando la nave soltanto quando cominciava a fare acqua) ad una controrivoluzione, lo stalinismo, che ha portato il proletariato allo sbando strappandogli la sua identità di classe rivoluzionaria. Le loro recriminazioni non devono ingannare in alcun modo quella che potrà essere una ripresa della lotta per il comunismo. Una ripresa che deve cominciare proprio con il rifiuto a "ricomporre idee, forze e soggetti" attorno ad un commercio di principi e tattiche, esercitato da quanti hanno tuttalpiù confuso il socialismo con "la realizzazione delle idee della società borghese espresse dalla rivoluzione francese". Lo notava già un certo Marx a proposito della "dappocaggine dei socialisti francesi" ai suoi tempi. Oggi c'è addirittura di peggio.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 2003
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