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Home ›Inflazione Istat al 2,9%: un raggiro per colpire i salari
A settembre si è riproposto l'ennesimo dibattito dei mezzi di informazione sui valori presunti e reali dell'inflazione italiana. Autorevoli economisti, giornalisti, politici ed opinionisti hanno profuso chiacchiere a non finire intorno ai concetti di inflazione reale e inflazione percepita dal consumatore. Si è trattato di un denso fumo ideologico per nascondere ancora una volta la verità, quella verità che, chi vive di reddito fisso, coglie in tutta la sua crudezza quotidianamente: l'inflazione è ben al di sopra, di almeno 5 o 6 volte, quella dichiarata ufficialmente dal "prestigioso" istituto di statistica italiano. Come abbiamo più volte sottolineato l'inflazione rilevata dall'Istat è un dato privo di alcun senso; se i generi alimentari, che dall'entrata in vigore dell'euro sono aumentati mediamente di almeno il 50%, comportano ad esempio una spesa del salario medio proletario del 30%, allora il valore dell'inflazione assume un significato ben più ampio di quello che esso ha rispetto all'alto reddito di un imprenditore che per mangiare ne spende solo il 2%. Ovviamente queste cifre sono solo delle ipotesi per far capire il nostro ragionamento; in realtà nessuno si preoccupa di studiare l'impatto dell'aumento dei prezzi rispetto alle diverse classi sociali e quindi anche noi non abbiamo a disposizione dati certi per quantificare con una certa precisione l'incidenza dell'inflazione sul salario. Siamo certi però, e ogni lavoratore non può che costatarlo quotidianamente, che il salario è stato tagliato per l'anno in corso di un valore decisamente superiore a quello striminzito e ridicolo 2,9% rilevato dall'Istat. Le autorevoli personalità, che di volta in volta hanno difeso sui mezzi di informazione la validità del dato statistico ufficiale, hanno proposto un oscurissimo concetto di inflazione percepita (quella che indurrebbe le lamentele dei consumatori) non rispondente, secondo costoro, alla realtà. Perché, così hanno argomentato, ci sono diversi beni di consumo il cui prezzo è addirittura diminuito e questo fenomeno, di cui il consumatore non tiene conto, va ad abbassare il valore generale dell'inflazione, ma non dicono che a diminuire, sono stati, per esempio, i prezzi di beni voluttuari consumati soprattutto dai ricchi e dalle fasce sociali benestanti, non certo dai proletari. Anche in questo caso si tratta di trucchi statistici, consapevolmente creati, per colpire il salario dato che la sua crescita, secondo gli accordi sottoscritti e fermamente sostenuti dagli stessi sindacati, è rigidamente ancorata ai dati ufficiali dell'inflazione. Pertanto se ufficialmente quest'ultima é del 2,9%, il salario dovrà crescere al massimo di altrettanto. Se poi l'inflazione reale per quello stesso salario è, poniamo, del 10% allora il taglio del suo potere d'acquisto è automatico e assolutamente indiscutibile in quanto legittimamente approvato dagli accordi sindacali. Volete sapere, per bocca di un funzionario dell'Istat, che lo ha spiegato in una intervista radiofonica, come fanno a scendere i prezzi di molti beni di consumo? Ecco il metodo "scientifico" impiegato: se il prezzo di un computer rilevato a distanza di un anno rimane uguale ma la sua potenza (il funzionario non ha spiegato esattamente i parametri con cui misurare la potenza) ad esempio raddoppia, per l'istituto di statistica il prezzo è in realtà dimezzato e come tale viene elaborato. Vedete come è facile bloccare l'inflazione? Artifizi di questo genere, matematicamente forse ineccepibili ma socialmente privi di qualsiasi significato (vi pare che per il portafoglio di un lavoratore dipendente cambi qualcosa se il prezzo rimane uguale e la potenza raddoppia?), sono gli strumenti con cui viene riproposta la truffa ai danni del proletariato.
Finalmente la strategia salariale che il sindacato ha sostenuto accanitamente alcuni anni fa, quella che voleva l'abolizione di tutti gli automatismi salariali, in primo luogo la tanto vituperata scala mobile, dispiega i suoi effetti. Senza colpo ferire, solo con gli aumenti dei prezzi, i commercianti e gli imprenditori in genere, trasferiscono ricchezza nelle loro tasche prelevandola da quelle dei lavoratori.
clBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 2003
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