Miserie della politica

A ognuno il proprio medio evo: quello attuale italiano è per esempio rappresentato da una recrudescenza della lotta tra gruppi di potere che, facendo strame delle più elementari regole anche della democrazia borghese, tendono sempre più ad appropriarsi, con conseguente uso esclusivo, della macchina statale onde perseguire i loro precipui interessi lobbistici. Come altro si potrebbe definire questa lotta all'ultimo sangue contrassegnata dall'utilizzo più bieco,spregevole, di personaggi a dir poco equivoci quali Igor Marini o Paoletti per tutto ciò che attiene all'affare Serbia-Telecom,o dall'utilizzo truffaldino e arrogante degli organismi parlamentari per far passare il DDL Gasparri cucito su misura per tutelare gli interessi di un cavaliere sempre meno proponibile? Dello stesso tenore sono altri provvedimenti già varati quali il lodo Schifani o la legge sulle rogatorie internazionali riconducibili sempre al Berlusca ed ai suoi sodali. Ci son da difendere ed ampliare rendite rappresentate da corposi interessi in Mediaset, nel campo bancario e assicurativo ed anche industriale: in una, ci son da tenere in debito conto le esigenze del capitale finanziario. Si ha a che fare, è del tutto evidente, con un conflitto vero e proprio tra lobbies, ambedue borghesi, che non si risparmiano colpi e non vanno tanto per il sottile nel tentativo di prevalere l'una sull'altra. Il perché di tale inasprimento è da riportare certamente alla crisi che sta vivendo attualmente l'economia capitalistica che, soggiacendo senza poter fare niente alla crisi di profitti, fa emergere i propri spiriti animali, la belluintà che caratterizza una lotta senza quartiere per protrarre il proprio dominio, i propri interessi di gruppo a danno di altri gruppi. A ben vedere si tratta di una miserevole competizione priva, com'è, di qualsivoglia risvolto etico, seppure nell'accezione borghese del termine, e che ha come scopo, non potendo essere altrimenti, un attacco forsennato alle condizioni di vita dei lavoratori: basti pensare alla mancata corresponsione del fiscal drag, qualcosa come 5.200 miliardi di euro, alla riforma delle pensioni, e alla legge n.30 sul mercato del lavoro.

È talmente sporca la manovra che le varie forze politiche che compongono il governo avendo paura di scontentare il proprio elettorato cercano di scaricare i costi delle varie riforme, i tagli, sull'elettorato degli altri. Assistiamo quindi ad un balletto ripugnante tra la Lega che non vuol vedere toccate le pensioni di anzianità, in prevalenza al nord, e AN che rappresenta ad esempio i lavoratori dei ministeri. AN e Lega che si guardano bene dal fare gli schizzinosi quando si tratta di adeguare - si dice così? - le indennità parlamentari. Beninteso, parlare di Berlusconi e del suo seguito di sguatteri come se si trattasse di una variabile impazzita, di un accidente della storia o di una anomalia nel panorama politico occidentale oltrechè essere riduttivo è anche fuorviante. Non dissimile dall'esperienza italiana è infatti quella maturata in USA con una oligarchia economico-finanziaria che ha al suo vertice la famiglia Bush e che vede, in un panorama interno ed estero economicamente disastrati, due soli settori in controtendenza: quello petrolifero e quello legato all'industria bellica. Altro riferimento di una certa attinenza è quello inglese laddove il laburista Tony Blair ha trascinato l'Inghilterra nell'avventura irachena a dispetto di ogni opposizione, riserva e di qualsivoglia decenza. Occorre ribadire che in tutti questi casi si ha che fare con gruppi di potere che portano avanti delle strategie raffiguranti sempre più un processo di accentramento della ricchezza e delle risorse per uso privatistico e che questa deriva infarcita di un certo autoritarismo rappresenta una sorta di tappa obbligata della borghesia o quantomeno di alcuni suoi segmenti nella ricerca spasmodica di profitti e del suo perpetuarsi come classe. Risulta pertanto risibile il richiamo ad un capitalismo più etico, si evidenzia come patetica la speranza che uno schieramento diverso possa portare a normalità una situazione che normale non è. Siccome quando si parla del raggruppamento alternativo, del centro-sinistra per intenderci, si fa riferimento al capo designato, ossia a Prodi, ebbene nel '94 l'esimio professore accusava Berlusconi, allora alla sua prima esperienza governativa, di aver rinunciato alla riforma delle pensioni e successivamente, in qualità di presidente della Commissione europea, non ha mai tralasciato di porre nella dovuta evidenza come questa riforma sia necessaria e non differibile. I lavoratori non hanno quindi ragione di porre le loro speranze, le loro aspettative in personaggi simili che, unitamente ai partiti che li appoggiano, rappresentano interessi autenticamente borghesi e quindi antiproletari. Prodi e Berlusconi, fatte salve certe loro differenze, non appartengono alla classe dei lavoratori, fanno parte di gruppi di potere che a vario titolo fanno riferimento al capitale finanziario d'oltre oceano o a quello più squisitamente europeo. Nel conflitto tra capitale e lavoro ambedue stanno dalla stessa parte. Per cui la soluzione dei problemi della classe operaia non passa di sicuro sollevando dal suo incarico il cavaliere e mettendoci il professore: ciò che bisogna sollevare è il modo di produzione capitalistico che in questa sua fase storica evidenzia fenomeni di progressivo disfacimento sociale che alla lunga e senza una adeguata risposta si classe potrebbero portare, alla rovina, oltre che se stesso, cosa che fortemente gli auguriamo, anche il proletariato.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.