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Home ›Via libera alla tortura purchè non reiterata - L'ennesima perla della borghesia italiana
Se si può legittimamente dubitare della capacità di "re Silvio" e trista compagnia di fare miracoli, bisogna però onestamente ammettere che hanno doti di preveggenza.
Prima ancora che circolassero le foto delle infamie del carcere di Abu Ghraib, il centro-destra ha affrontato il problema della tortura, naturalmente da par suo...
Il 22 aprile, la sedicente Casa delle Libertà ha votato al completo un emendamento della Lega Nord che, di fatto, legittimerebbe la tortura.
Poca importa che i parlamentari di Forza Italia e dell'UDC si siano pentiti di questo gesto, frutto probabilmente, di uno dei soliti luridi scambi tra politicanti; poco importa che difficilmente (come dicono i soliti ben informati) questa infamia arriverà al senato. Rendere legale la tortura è un'idea che poteva spuntare solo nelle menti grossolane e belluine dei nazistoidi leghisti o in quelle, non meno carognesche, dei post (?) fascisti di AN. Non a caso, sono proprio i due partiti il cui furore razzista e antiproletario è tale da aver architettato una legge anti-immigrati così... fascista da creare qualche problema persino ai padroni.
Se uno, come l'ex sindaco leghista di Treviso, ha tanto senso umanitario da togliere le panchine pubbliche per impedire che vi si siedano gli immigrati, perché mai dovrebbe farsi scrupolo di torturare un disgraziato, purché non "reiteratamente"? Sì, perché la legge prevede che la tortura non è più tale se la violenza viene fatta una volta sola, cioè non viene "reiterata". E poi dicono che le parole sono solo etichette appiccicate alle cose: una bella scarica elettrica non è tortura, due sì!
È facile fare dell'ironia sulla torva rozzezza (ma anche stupidità) della gentaglia in camicia verde e compagni di merende, ma, oltre all'ironia, si deve riflettere sul fatto che la borghesia, oggi, esprime un personale politico sempre più scadente perché questo sistema sociale è arrivato al suo capolinea storico.
Quasi tre secoli fa, la borghesia, allora poco più che bambina, aveva lottato con passione contro il sistema giudiziario del mondo feudale, di cui la tortura e la macellazione (in senso letterale!) dell'imputato erano gli assi portanti. Al posto della mannaia e delle tenaglie roventi doveva subentrare il carcere, non più parentesi temporanea tra l'arresto e il supplizio, ma luogo di espiazione della colpa e, allo stesso tempo, di recupero del condannato, affinché potesse tornare a dare il suo contributo alla collettività. Guarda caso, il nuovo modello carcerario si ispirava anche alle workhouses inglesi, terrificanti galere di lavoro forzato in cui venivano rinchiusi i proletari senza occupazione o che si rifiutavano di sottostare al regime delle nascenti manifatture all'alba del capitalismo. Diritti umani, obbligo al lavoro salariato e moderno sistema carcerario nascono dunque con la borghesia, ma mentre gli ultimi due costituiscono - in ordine - l'essenza e il necessario complemento del sistema capitalistico, i primi rappresentano la maschera con cui la borghesia cerca di abbellire se stessa. Là dove esistono le classi, è di per sé una volgare menzogna parlare in astratto di un "diritto" veramente uguale per tutti. A parte queste, per noi ovvie, considerazioni, lo stato borghese ha sempre fatto una "strappo alla regola" al suo proprio diritto ogni volta che poteva e può tornare utile. Anzi, da un secolo in qua, la tortura è ritornata massicciamente in uso - in modo più o meno aperto - nelle carceri di mezzo mondo. Quanto più la borghesia si sente minacciata, tanto più ricorre ai sistemi aspramente criticati dai suoi antenati.
In linea di massima, la strumentazione varia a seconda che il "sovversivo", "l'asociale", "il terrorista" sia detenuto in un carcere del centro o della periferia del sistema capitalistico: qui, la sbirraglia si può accanire direttamente sul corpo del prigioniero, là fa ricorso ai più sottili, ma non meno devastanti effetti dell'isolamento tombale, della deprivazione sensoriale, degli psicofarmaci e a tutto quello che la scienza asservita al potere può fornire per schiantare la resistenza fisica e la dignità umana.
In linea di massima, certo, perché anche nella civilissima Europa la borghesia può farsi prendere dal nervosismo di fronte a fenomeni nuovi, in sé ben poco pericolosi per il sistema, come il movimento no-global, soprattutto se dietro a tali fenomeni teme di intravedere le avvisaglie confuse, ma incomparabilmente più temibili, della lotta di classe. Ci riferiamo, è scontato, alla mattanza nella scuola Diaz e alle torture alla caserma di polizia di Bolzaneto durante il G8 di Genova, avvenute, se così si può dire, alla presenza di Castelli e Fini, talmente entusiasti del risultato che hanno pensato bene di agevolare il lavoro dei tutori dell'ordine con un'apposita legge. D'altra parte, se Berlusconi si fa le leggi per risolvere i suoi personali guai giudiziari, perché non farne una che metta al riparo quei "bravi ragazzi" in divisa dalle isteriche maldicenze degli "sporchi comunisti"?
Il problema, però, è che in questo modo si infrange una regola d'oro della democrazia borghese: le cose si fanno, ma non si dicono, né, ancor meno, si mostrano in giro. Se poi qualcosa scappa, beh, vuoi mettere la differenza tra gli elettrodi democratici e i coltelli integralisti?
anacletoBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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