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Home ›Montezemolo boccia Berlusconi e rilancia la concertazione
Quando la conservazione ha un volto progressista
Tutti sono unanimi nel riconoscere la natura di "svolta" dell'elezione di Luca Cordero di Montezemolo alla presidenza di Confindustria. E in effetti la svolta è già insita in questo passaggio del suo discorso di insediamento:
Esiste un momento, nella vita di ciascuno di noi, nell'evolversi delle classi sociali, nell'operare delle categorie, nella dinamica della società, in cui occorre restituire qualche cosa di quello che abbiamo avuto. E noi, come imprenditori e come cittadini di questo Paese, abbiamo avuto molto. Essere classe dirigente significa anche questo: restituire al Paese parte di ciò che si è ricevuto. (1)
Una nuova natura filantropica e socialista della borghesia italiana? Non esattamente.
Siamo in presenza invece di una lucida constatazione: gli imprenditori hanno goduto negli ultimi tempi di tanti vantaggi che, nonostante la stagnazione, li hanno arricchiti sulla base di una pressione inaudita sui lavoratori. Ora però tutto ciò inizia a suscitare reazioni pericolose.
Non sono mai stati nominati, ma gli episodi dei tranvieri di Milano, della TNT in Fiat e di Melfi hanno evidentemente ispirato il nuovo afflato concertativo di Montezemolo e di Confindustria.
Era successo che, col sostanziale accordo dei salotti buoni della borghesia italiana, la massa dei piccoli e medi imprenditori italiani aveva ritenuto che fosse giunto il momento di affossare i sindacati colpevoli, assieme allo stato, delle difficili condizioni del bilancio pubblico e dell'economia italiana.
Il semaforo verde a Berlusconi - che pericolosamente affacciato sulla via della galera e generosamente salvato dalle incredibili "ingenuità" di D'Alema e del suo PDS, riprendeva invece la maggioranza e il governo - era un segnale esplicito: basta con le concertazioni sindacali, basta con i lacci e laccioli, libertà di spremitura dei lavoratori.
Se speravano con questo di risollevare le sorti delle loro imprese, sono stati amaramente delusi. La constatazione di Montezemolo "siamo tornati ai livelli di produzione di 6 anni fa", è significativa.
L'economia italiana non è in ripresa, le imprese lamentano il calo di redditività, nonostante la classe operaia sia stata attaccata su tutti i piani, salariale e normativo; il governo intanto, o meglio il suo capo glorifica se stesso in ondate di megalomania bugiarda per cui tutti starebbero meglio e più ricchi, e nel frattempo prepara guasti peggiori: qualcosa bisogna pur fare. Questo è il messaggio che emerge prepotente al di sopra delle parole del discorso di Montezemolo.
Non è un caso che tutti i tre leader sindacali si siano espressi a favore, "nonostante alcuni problemi rimasti taciuti". Un esempio di questi, citato da Epifani, come da Pezzotta e Angeletti, sarebbe quello della redistribuzione del reddito. Ma è evidente che siamo al gioco delle parti: qualcosa di negativo nel discorso dell'industriale i sindacati non potevano non rilevarlo.
Peccato che la prima nostra citazione qui sopra smentisca proprio questo. Montezemolo non ha dedicato molto tempo della sua relazione al tema, ma non si può dire che l'abbia ignorato. Anzi, è proprio da questo tema e da questa constatazione - la enormemente cresciuta sproporzione di redditi fra imprenditori e operai è ciò che ha spinto alla lotta anche in forme nuove e pericolose gli operai nei casi citati - che parte la svolta confindustriale. E trova pronti i sindacati a cogliere il segnale. (2)
Era da tempo che lamentavano i guasti indotti dall'abbandono della "concertazione" da parte delle orde berluscon-leghiste; era da tempo che avvertivano che gli operai sarebbero sfuggiti anche al loro controllo e a quella politica grossolanamente destrorsa imputavano i fatti di Milano, Torino e Melfi.
Ora si ritrovano sullo stesso fronte con la nuova Confindustria e potranno meglio dedicarsi alla "maggiore coesione sociale" auspicata da Pezzotta e che richiede, per essere perseguita, la fine dell'era Berlusconi.
I segnali dell'avvicinarsi di questa fine abbondano, se addirittura dall'interno della flotta d'assalto del cavaliere ci si prepara ad abbandonar la nave. Quando un Ferrara da un foglio di famiglia del Berlusconi spara a zero contro il nullismo politico di questo e la personalizzazione della politica da lui operata, si preparano tempi grami per il cavaliere.
Scriviamo queste note poco prima delle elezioni di giugno. Può essere che la bastonata forte non arrivi ora, ma qualunque sia il risultato di questa tornata elettorale, la sorte della Casa delle loro Libertà è segnata: dovrà cedere il passo a quello schieramento che si sta delineando con forza e che va dai salotti buoni della borghesia ai sindacati, dal triciclo di Prodi all'associazionismo e al volontariato cattolico.
Tutti uniti per meglio garantire l'imbrigliamento delle tensioni pericolose che attraversano il proletariato, la concertazione fra le parti sociali, in una parola la pace sociale.
Il problema per la borghesia, ma anche per noi, è se il cambio di governo e di pratiche politico-sociali basterà a contenere tutta la carica di rivolta che cova nella classe operaia. Ha ragione Montezemolo quando dice che:
Sono stati sconfitti quanti, scioccamente, pronosticavano la fine del lavoro che invece nel mondo cresciuto ed è aumentata la sua qualità, specie nei paesi sviluppati.
Quello che Montezemolo non dice, ma sa, è che questo lavoro che è cresciuto e di cui è aumentata la qualità viene pagato sempre meno, Sa che questo è un fatto che la politica di concertazione e la fine dell'autocrazia berlusconiana possono cercare di gestire, ma non sopprimere.
Qui non si tratta più di stabilire se i salari li devono comprimere con la sola forza o tentando con la persuasione; si tratta invece di capire se il capitale italiano, ma non solo, può permettersi di non comprimerli.
E la risposta la diede già diversi anni fa l'ineffabile D'Alema. "Scordatevi il lavoro fisso e garantito", disse, che significava quel che poi con Berlusconi si è fatto: precarizzare i giovani per abbassare anche il salario dei vecchi.
E allora quel che è insito nelle dinamiche internazionali del capitale - nella sua fase di crisi del ciclo di accumulazione - non può essere modificato dai cambi di governo.
Il proletariato dovrà ancora fare i conti con i problemi di oggi e trarre le lezioni che dalle sue primissime importanti esperienze, sopra citate, provengono.
Mjr(1) Tutte le citazioni dal discorso di Montezemolo alla Assemblea di Confindustria del 26 Maggio. Il testo integrale è disponibile sul sito di Confindustria e fra gli "altri documenti" (documenti del nemico) sul nostro sito internazionalisti.it .
(2) Vedi agenzia ADN kronos in adnkronos.com .
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Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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