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Home ›Verso la sezione tedesca del Bipr
In Germania è ancora assente una sezione del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario, ma il lavoro per costruirla è avviato.
Intanto, abbiamo già tenuto due riunioni pubbliche a Berlino, una a fenbbraio e una a maggio.
In febbraio il tema è stato "Crisi, tendenza alla guerra e prospettive del proletariato". Il relatore ha presentato le relative posizioni del Bureau e del Partito. Ha fatto seguito un dibattito ricco e articolato con e nel pubblico di una cinquantina di compagni, su tutti gli argomenti, ma soprattutto sul tema della nuova composizione di classe e le sue prospettive.
Alla riunione pubblica aveva fatto seguito un dibattito piuttosto serrato con i compagni del GIS (Gruppe Internationaler SozialistInnen), di provenienza trotskista ma in seria evoluzione verso le posizioni della Sinistra Comunista e in particolare nostre.
L'altra riunione pubblica, di Maggio, ha trattato del tema "contro la guerra e contro il terrorismo, per una prospettiva di classe", lo stesso al centro di diverse iniziative in Italia. Questi i punti della relazione:
La tendenza alla guerra è determinata dalla caduta reale del saggio di profitto. Gli economisti borghesi parlano di redditività di impresa ma è la stessa cosa.
Questa tendenza alla guerra è rappresentata dall'ininterrotto susseguirsi di aggressioni da parte della unica superpotenza oggi sul terreno (gli Usa) da almeno 13 anni.
Dall'Iraq (1991) a Grenada, dalla Serbia all'Africa, per arrivare agli ultimi attacchi ad Afghanistan e Iraq, ovunque si è verificato l'uso diretto o indiretto della forza da parte degli Stati Uniti.
Il fatto che sia l'America oggi a manifestare la maggiore aggressivitàè determinato da molteplici fattori:
- la maggiore gravità dei problemi che si pongono all'economia americana;
- la assoluta necessità per gli Usa di difendere la loro posizione egemonica nel mondo sul piano finanziario e sul piano commerciale;
- la assoluta necessità di continuare il drenaggio di plusvalore che si realizza con la rendita di cui gli Usa si appropriano mediante la condizione di predominio del dollaro nelle transazioni internazionali;
- il tentativo di garantirsi posizioni strategiche per la difesa da possibili competitori del futuro (non solo l'Europa, ma anche Russia, Cina e Giappone).
Ma gli stessi problemi strutturali che affliggono l'America colpiscono anche il resto del mondo.
L'aggressività degli altri però non si può esprimere in un confronto diretto con la mega-superpotenza. È il caso, per esempio, dell'Europa che al momento non va al di là di una espressione geografica e che comunque viene prevalentemente colpita dalle iniziative americane contro l'Euro.
Ma una consistente parte della grande borghesia finanziaria araba, distribuita un po' in tutti i paesi della penisola arabica, si è coalizzata e si è data uno strumento da tutti conosciuto come Al Qaida. Si parla di 200 grandi famiglie finanziarie. Dietro Bin Laden c'è questa borghesia.
Qui risiede l'origine del terrorismo e non è un caso che Bin Laden fosse prima uno stretto alleato della famiglia Bush e degli Stati Uniti nella lotta contro l'Unione Sovietica in Afghanistan.
Dopo la caduta dell'Urss si è verificata la rottura e Bin Laden e la sua frazione borghese finanziaria araba cercano di allontanare gli Stati Uniti dal "loro" petrolio.
In questo modo il terrorismo, da sempre usato dagli stessi Stati Uniti, in funzione anti-sovietica è diventato ora un'arma di una borghesia impegnata in una guerra globale, ma particolarmente contro gli Usa, e pronta ad allearsi con chi le fa comodo nel momento dato.
Ma come ogni frazione della borghesia mondiale in lotta con le altre, anche quella frazione di borghesia araba deve legare a sé le masse genericamente popolari (proletariato incluso) mediante una impalcatura ideologica. In questo caso usa il fondamentalismo islamico, che è fra le più retrograde e reazionarie ideologie anti-comuniste.
La lotta dei comunisti contro al guerra è dunque anche lotta contro il terrorismo e le forze che lo sostengono.
Questo è il punto politicamente cruciale. Si può considerare il fondamentalismo islamico una espressione della lotta antimperialista, come vorrebbero far credere diverse formazioni politiche che si pretendono di sinistra? Assolutamente NO.
Dal punto di vista di classe, le istanze del fondamentalismo islamico equivalgono a quelle del patriottismo Usa o del neo-nazionalismo europeo. Sono espressioni ideologiche dello scontro interborghese, nel quale la classe proletaria è usata e ancor più lo sarà, come carne da macello.
Noi riteniamo che sia necessario e possibile costruire un argine a questa marea montante delle ideologie di guerra.
L'impegno del momento specifico è costruire con le avanguardie proletarie disponibili un punto di riferimento politico internazionale che possa iniziare ad agire efficacemente nel corpo della classe operaia mondiale.
La attuale dispersione di forze dell'avanguardia va superata costruendo il partito internazionale del proletariato.
Questa volta l'audience era minore, ma non meno interessata al dibattito, che - fra l'altro - ha messo in luce la grande distanza dei metodi di esame della dinamica capitalista e delle relative posizioni fra noi e la CCI. A rilevare la solidità e la completezza del nostro esame delle ragioni della guerra rispetto all'inconsistenza degli schemi della CCI sulla decomposizione e il caos, non siamo stati noi ma compagni di un gruppo distante dalla CCI quanto, ancora, da noi.
Le riunioni seguite alla riunione pubblica hanno portato alla definizione di un piano di lavoro dei compagni simpatizzanti in Germania, comprensivo di riunioni seminariali con rappresentanti del Bipr, che dovrà portare alla costituzione di una nuova organizzazione, sezione tedesca del Bureau.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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