Sull'accordo alla Fiat di Cassino - La FIOM-CGIL ha innestato la retromarcia?

Mentre le trattative sindacali per il rinnovo del contratto integrativo FIAT sono ancora sostanzialmente a un punto morto, il colosso torinese - convolato a giuste nozze con la General Motors - va avanti imperterrito nell'attacco alla "sua" forza-lavoro, sia perché questa è la logica naturale del capitale, a maggior ragione quando ha difficoltà a ottenere saggi del profitto adeguati alle sue necessità, sia per orientare in anticipo l'indirizzo del contratto medesimo (e non solo). Stiamo parlando, naturalmente, dell'infame accordo siglato alla metà di marzo allo stabilimento di Cassino, con il quale la direzione aziendale peggiora notevolmente le condizioni lavorative introducendo un nuovo sistema di calcolo dei tempi, cioè, detto in altri termini, aumentando i carichi e i ritmi di lavoro.

La firma è arrivata dopo settimane di trattative e di scioperi - in stile sindacale, è ovvio - ai quali la FIAT ha risposto anche con la denuncia di operai e delegati, accusati di danneggiare "impropriamente" gli interessi dell'azienda; all'azione legale di parte padronale era seguita la contro-denuncia dei sindacati per comportamento antisindacale, finché si è arrivati, appunto, alla "sorpresa" del 15 marzo con la chiusura della vertenza. Perché "sorpresa"? Perché la FIOM, che fino a poche ore prima sedeva con i soliti compari (UILM, FIM, FISMIC-SIDA) al tavolo della trattativa, non ha sottoscritto l'accordo e, anzi, se ne è dissociata, denunciandolo per i suoi aspetti decisamente antioperai. Che la CGIL e la FIOM in particolare abbiano innestato la retromarcia e stiano per imboccare la strada della difesa degli interessi proletari? Tengano a freno i propri entusiasmi tutti coloro che favoleggiano su un impossibile uso rivoluzionario o più semplicemente "di sinistra" del sindacato: la CGIL (e il sindacalismo tutto) non ha cambiato natura, se ha fatto quello che ha fatto è perché entrano in gioco elementi di ordine generale - analizzati in questo stesso numero del giornale - e la prossima scadenza elettorale, quanto mai incerta per il governo "amico" di centrosinistra. Infatti, da qualche tempo a questa parte, la CGIL pare essere diventata improvvisamente schizofrenica ossia, come piace pensare agli speranzosi, sembra voler dare ascolto agli umori provenienti dai lavoratori, sconfessando, anche in modo clamoroso, l'operato dei vertici regionali e nazionali. È stato così per quanto riguarda la trattativa - tuttora in una situazione di stallo - sull'estensione del lavoro a tempo determinato (vedi BC 2/01) e sull'accordo alla Zanussi, dentro la fabbrica immediatamente bocciato a furor di popolo, sul quale i dirigenti della FIOM regionale avevano più o meno esplicitamente dato il loro assenso, in totale contrasto con la valutazione degli operai. E la stessa cosa si è ripetuta con l'intesa sul lavoro artigiano alla regione Lombardia, firmata in un primo momento anche dalla CGIL, che poi ha precipitosamente ritirato la propria adesione, aprendo in tal modo un regolamento di conti interno che niente ha che fare con la difesa degli interessi della classe operaia.

No, il sindacato è quello che è, vale a dire un organo di contrattazione/gestione della merce forza-lavoro sul mercato, di cui ne accetta le regole e le famigerate compatibilità; difatti, "conquista" qualcosa per i lavoratori o fa ingoiare loro i rospi più ripugnanti a seconda degli alti e bassi del ciclo economico capitalistico. E anche chi si illude che ci sia spazio per un sinda-calismo più radicale prima o poi si trova davanti a un bivio: o si trasforma totalmente in un sindacato tradizionale - magari in formato ridotto - oppure, se vuole difendere sul serio gli interessi dei salariati in una prospettiva coerentemente anticapitalista, è destinato a dissolversi in quanto sindacato.

Ma la CGIL non ha di questi problemi e, anzi, sono gli stessi padroni a sottolineare - un po' malignamente, è vero - il "senso di responsabilità" del più grande sindacato italiano. Anche se ogni tanto gioca a fare il "duro": l'amministratore delegato della FIAT, Cantarella, ricorda che "Gli accordi separati non sono una novità [...] il contratto integrativo del '96 venne firmato prima dalle sigle sindacali che hanno sottoscritto anche quello di Cassino e solo successivamente dalla FIOM-CGIL" (il Manifesto, 18-3-01).E tanto per rimanere nel campo delle puntualizzazioni, un alto dirigente FIOM ci conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che "in giro per l'Italia la FIOM sta firmando di tutto" (il Manifesto, 31-3-01). D'altra parte, cos'ha fatto la FIOM all'indomani di quell'accordo osceno? Ha chiamato gli operai alla lotta, ha proclamato scioperi veri, che, data la giustissima e acutissima indignazione operaia, avrebbero certamente avuto una vasta adesione? Niente di tutto questo. È invece attivamente intervenuta, nell'assemblea che doveva giudicare l'intesa, con la consueta opera di pompieraggio, tentando di "convincere i presenti a lasciar intervenire i dirigenti di Fim e Uilm, inutilmente" (il Manifesto, 21-3-01), cioè di spegnere la rabbia operaia per impantanarla nel solito narcotizzante e perdente terreno della democrazia borghese. Infatti, sta raccogliendo firme per il solito referendum, il quale, però, mentre diluisce e annacqua, man mano che il tempo passa, la volontà di lotta operaia, sostituendosi all'unico vero strumento organizzativo ed esecutivo che è l'assemblea, al massimo può solo lasciare le cose come stavano prima dell'accordo, ma non è certamente in grado di esprimere e concretizzare la reale e potenziale combattività proletaria. Insomma, il referendum, proprio come qualsiasi altro meccanismo elettoralistico borghese, presuppone la disintegrazione della classe operaia e la sua riduzione in tanti atomi che, soli davanti a una scheda, separati dalla lotta e dal resto della classe, sono facilmente preda dei ricatti, delle paure e delle insicurezze con cui la società borghese, in mille modi diversi, incatena e opprime il cuore, la mente e il corpo del proletariato.

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.