Quando risuona il passo dell’oca. Recensione al libro di Tabucchi

L’oca al passo. Notizie dal buio che stiamo attraversando” è l’ultimo libro di Antonio Tabucchi, uno degli scrittori più rappresentativi della letteratura europea contemporanea. Oltre a collaborare regolarmente con El Paìs, sono numerosi i suoi interventi su Le Monde e, in Italia, sul Corriere della Sera, L’Unità, la Repubblica, il manifesto e MicroMega. Quest’opera, che ripercorre gli ultimi anni della storia italiana e mondiale attraverso una serie di testi in buona parte già pubblicati su El Paìs e El Paìs Internacional, è innanzitutto un libro anti-berlusconiano, non a caso uscito in libreria nel marzo di quest’anno, poco prima delle elezioni politiche che hanno mandato a casa il Cavaliere.

Quella che descrive Tabucchi è un’Italia “alla deriva”, un paese in cui ormai è andato in crisi anche il pensiero lapalissiano, per cui il falso in bilancio non è reato, il patrimonio pubblico è dei privati, si ripudia la guerra ma si va alla guerra, partigiani e repubblichini pari sono e via di seguito. Dietro Berlusconi, si chiede, Tabucchi, cosa c’è?

Dopo che, con un paziente ‘lavoro’ trentennale che comprende la ‘cooperazione’ italiana con la Somalia di Siad Barre, il Caf, i traffici d’armi, le Brigate Rosse, le stragi, le bombe, l’assassinio di Moro, la mafia militarmente operativa (assassinio di Falcone e Borsellino), la corruzione dei partiti politici, le infiltrazioni nelle banche, nelle istituzioni, nelle forze armate, nei centri nevralgici del paese, le connessioni con servizi segreti stranieri (Cia soprattutto) operanti sul nostro territorio (cfr. gli atti della Commissione Parlamentare Stragi) - dopo tutto questo ‘lavoro’, dicevo, che ha incontestabilmente spostato l’Italia non tanto a destra quanto su posizioni anticostituzionali e antidemocratiche e i cui manovratori effettivi restano comunque ignoti; di questo ‘nuovo modello italiano’, di questa Repubblica ancora senza numero, Berlusconi è l’erede più autorevole o l’uomo della provvidenza?

Ora, è evidente che, come lo stesso Tabucchi vuole sottintendere, Berlusconi e i suoi fossero in perfetta continuità con le forze “anticostituzionali e antidemocratiche” sopra delineate: obiettivi come il rafforzamento dell’esecutivo e il monopolio dell’informazione sono in effetti caratteristici di ogni “regimetto” - così lo scrittore definisce quello di Berlusconi - che si rispetti. Ma adesso la stanza dei bottoni non è più nelle mani del Cavaliere e dei “pagliacci funebri” di cui si circonda: ora c’è il centro-sinistra.

La “democrazia” è dunque salva? Intendiamoci sui termini: la democrazia che continua le missioni di pace all’estero con le bombe e i carri armati è senz’altro salva; la democrazia che rinchiude gli immigrati in prigioni “d’accoglienza” senza che abbiano commesso alcun reato se non quello di essere poveri, è certamente salva; la democrazia che procede nel tagliare le pensioni e la spesa sociale con il carovita e il precariato che galoppano, è assolutamente salva. Ma allora (il dubbio lo avevamo già) non stiamo parlando della democrazia senza aggettivi di idealistica memoria: questa è la democrazia borghese, quella fondata su disugua-glianze economiche e sociali gigantesche e sul potere più o meno incontrollato di una minoranza capitalista. Con Berlusconi o senza, e con buona pace della Costituzione repubblicana, crediamo insomma che si tratti di una democrazia fortemente... antidemocratica. Forse perché è il regime del capitale, nel suo complesso, a battere il passo dell’oca che sentiamo ovunque rimbombare, e non tanto questo o quel governo autoritario. Tabucchi è lucido ma resta in superficie: senza il “lapalissiano” punto di vista di classe, infatti, quello che si nasconde sotto non si riesce proprio a vedere.

Gek

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.