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Home ›Hezbollah: un occhio al cielo e uno al portafogli
Il Partito di dio pedina strategica nel grande gioco mediorientale
Il primo manifesto pubblico di questo gruppo risale al febbraio 1985 sul giornale “al Safir” in cui, tra le altre cose, ci si richiamava all’ ayatollah Khomeini come riferimento spirituale e politico. Il marchio di fabbrica di Hizb’ Allah veniva apposto su dirottamenti aerei, rapimenti, attacchi suicidi: tutto un armamentario di violenza, terrore, distruzione, morte. Strano a dirsi anche se inoppugnabilmente vero è che dopo l’11 settembre questo pseudoparti-
to viene contattato dagli americani i quali, come con bin Laden e Saddam Hussein, propongono la trasformazione del “partito di Dio” in agenti segreti e collaborazionisti dei servizi d’intelligence statunitense pena, in caso di rifiuto, di finire nell’elenco dei gruppi terroristici. Niente di inedito. Il clichè è quello di sempre. Come lo è, quasi per contrappasso, il processo di radicamento, sviluppo ed esplicito attestarsi su un piano antioccidentale e segnatamente antiamericano/antisraelia
no che colma progressivamente l’emarginazione subita con gli accordi di Taif del 1989 che prevedevano una spartizione del potere, in Libano, tra maroniti e sunniti lasciando, quasi a mò di contentino, agli sciiti di Hezbollah la possibilità di continuare la guerra contro l’occupazione israeliana. Come sia riuscito a ritagliarsi, via via, spazi sempre più consistenti di agibilità riguarda non solo i sostanziosi finanziamenti iraniani (100 milioni di dollari l’anno) ma anche la capacità di cristallizzare l’ideale della lotta antisionista andando a colmare sapientemente e pazientemente un vuoto che appartiene a quel panorama di nazionalismo arabo che ha avuto quali espressioni del passato Nasser e lo stesso Saddam Hussein. Oggi Hezbollah rappresenta un’istituzione araba non statuale che porta avanti una politica islamo-nazionalista senza però scadere nello jihadismo, favorita in questo dalla capacità di inserirsi nel sistema di consenso libanese, ottenendo una fetta della torta, ma soprattutto dalla debolezza e dalla inadeguatezza dei regimi filo-USA, nello specifico quello egiziano, giordano e saudita. Rimane assodato che non si tratta di un partito, come impropriamente viene definito, quanto di gruppi e organizzazioni riunite sotto un’organizzazione ombrello, Hezbollah appunto, che vanno dalla “al Jama’a al Islamiya” di conio prettamente nasseriano, alla “Harakat at Tawhid al Islami” la cui ideologia si rifà all’ala radicale della Fratellanza Musulmana, passando per altri come “Tajammu al Ulama al Muslimin”, gruppo fondato dallo sceicco sannita Mahir Hammud e da quello sciita Zuhair Kanj che operavano col dichiarato intento dell’unità dei musulmani. È su quest’ultimo punto che va accentrata l’attenzione se si vogliono capire compiutamente gli accadimenti di questi giorni. I gruppi hanno genesi e sviluppi diversi, provengono da esperienze e percorsi di vita i più disparati ma la “reductio ad unum” è segnata dalla natura borghese delle classi dirigenti e dalla consapevolezza che l’Occidente, si chiami Unione Europea, USA o Israele, va combattuto sul piano della contrapposizione borghese.
Volendo ricorrere ad una maggior dovizia di particolari c’è da notare come, nel contesto libanese, Hezbollah utilizzi una sorta di welfare religioso per accrescere il proprio consenso svolgendo un ruolo di supplenza istituzionale. Tuttavia non si limita ad una mera redistribuzione del reddito in quanto è preso anche dall’impellenza di crearlo e per questo lo troviamo presente, possedendo quote di compartecipazione, in molte imprese libanesi: si va dagli ipermercati alle pompe di benzina, dall’editoria alle agenzie di viaggio.
Il fulcro dell’attività economica è costituito, però, dall’edilizia e una sua fondazione, la “Jihad al Binna”, oltre a costruire abitazioni, ospedali e moschee, ha provveduto tempestivamente ad accaparrarsi i titoli di proprietà delle case distrutte. Quando si dice avere il pallino degli affari.....!
Eì abbastanza riduttivo etichettarlo solamente come mera propaggine di Iran e Siria. Dispone di ministri e parlamentari ed ha saputo stringere importanti alleanze con forze politiche come quella cristiano-nazionalista del generale Aoun o del partito comunista libanese, o del partito nazional-sociale siriano. Nella dinamica politica attuale svolge il ruolo di ricondurre ad una maggiore quotazione i suoi due finanziatori, Iran e Siria, nel confronto-scontro tra le borghesie mediorientali e tra i vari imperialismi, i cui interessi sono ineludibilmente legati al petrolio e alla rendita petrolifera.
Per essere ancor più stringenti è bene riferirsi a due antefatti che possono rendere ancor più leggibile la situazione attuale:
a) la Siria ha intenzione di porre fine, entro il prossimo dicembre, al cambio fisso tra sterlina siriana e dollaro USA e convertirà le proprie riserve valutarie in euro, ossia in una valuta che più si attaglia ai suoi rapporti commerciali con l’Europa. Nel 2005 la Siria ha esportato verso la UE per un controvalore di 2,9 miliardi di dollari e importato, dalla stessa UE, per 2,7 miliardi di dollari. Rapportando quest’ultimo dato ai 155 milioni di importazioni dagli USA si capirà bene perché Damasco non intenda più pagare il “pizzo” agli Stati Uniti. Sulla stessa strada sono avviate le banche centrali del Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi e la ragione principale risiede, tra l’altro, nel fatto che potrebbero incassare una valuta più stabile, garantita dal trattato di Maastricht.
b) Con l’Iran, al di là del contenzioso sul nucleare, lo scontro è assai più complesso e presenta implicazioni che attengono decisamente ad esigenze vitali dell’imperialismo USA, riproponendo quasi una nuova versione del “Lebensraum” tanto caro alla propaganda nazista. Le preoccupazioni americane ci stanno tutte e i motivi sono ben più corposi di quanto la miserevole stampa borghese vorrebbe far apparire.
Anzitutto la creazione di una Borsa Energetica dove si possono utilizzare dollari ma anche altre valute: una a caso: l’euro. L’idea di creare una Borsa Energetica nasce dalla consapevolezza che da quando esiste il mercato del petrolio il suo prezzo è denominato in dollari. Volendo stimare quanto vale il mercato mondiale dell’energia, con un prezzo, mettiamo, di 60 dollari al barile, arriviamo all’incirca a 3.500 miliardi di dollari, cifra nella quale sono comprese anche altre fonti di energia quali il gas o il carbone. Se si tien conto che le riserve petrolifere mondiali hanno raggiunto già da tempo il proprio picco e che il deprezzamento del dollaro, in cinque anni, rispetto all’euro è del 35% possiamo arguire il perché delle attenzioni più che interessate di Tehran nei confronti della moneta UE. A far accrescere i patemi dell’amministrazione Bush è un punto geografico: lo stretto di Hormuz, o meglio il classico collo di bottiglia attraverso il quale passa quasi la metà del petrolio comprato e venduto a livello internazionale e il 95% del petrolio del Golfo Persico. Allorquando Ahmedinejad avverte le autorità americane che un eventuale passo fasso potrebbe far interrompere questo flusso di energia evoca un incubo e induce, al contempo, gli USA a voler risolvere definitivamente la questione. Pertanto considerare il 12 luglio come data d’inizio delle ostilità è come voler attribuire una patina di veridicità all’incidente del Tonchino. Questa guerra è stata pianificata nel giugno scorso a Beaver Creek in Colorado durante un incontro segreto a cui partecipavano Cheney, Rumsfeld e Netaniahu e le operazioni belliche avrebbero dovuto aver inizio verso fine settembre. Hezbollah ha solo anticipato i tempi. Anch’esso si era preparato da tempo a questa eventualità altrimenti non si spiegherebbero i camminamenti sotterranei nel sud del Libano, i nidi di vespe, l’apparato di intelligence in grado di seguire le trasmissioni radio dell’esercito israeliano grazie alle apparecchiature sofisticate generosamente messe a disposizione dagli iraniani e finanche entrare in possesso dei dettagli della produzione dei carri armati Merlava. Come mai tutto questo adesso e come mai questa densità di attori più che interessati? Il petrolio e la rendita che ne derivano, stante i dati in precedenza forniti, vale certamente tutta questa ressa. Profughi, distruzione, morte costituiscono solo un fastidioso corollario.
ggBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #9
Settembre 2006
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