Un caso esemplare: il cardinale Giordano

Non è una novità che la Chiesa e i suoi pastori più che a redimere le pecorelle smarrite pensano a rimbambire le coscienze e a spennare i polli. La struttura ecclesiastica come una qualsiasi holding finanziaria si articola in vari organismi di raccolta e investimento di capitali, facendo della speculazione il fine della propria attività economica.

I tempi cambiano! Secoli addietro la Chiesa medioevale accusava di peccato mortale e minacciava di scomunica i prestatori di denaro, considerati tutti usurai, mentre oggi i preti si sono ben adattati a quel vizio che è l’essenza del capitalismo moderno. Essi come i camaleonti cambiano pelle col variare delle stagioni, ciò che invece resta immutato è il loro stare dalla parte degli sfruttatori, l’essere componente della classe dominante.

I gestori della finanza, considerati uomini eminenti, ogni tanto assurgono agli onori della cronaca quando i loro misfatti superano il livello d’immoralità ordinario che comporta il ruolo che ricoprono. Questo vale soprattutto per i moralizzatori sociali per eccellenza e custodi della fede: le gerarchie religiose. I precedenti non mancano, il più clamoroso fu quello di monsignor Marcinkus presidente dello Ior, la banca vaticana, implicato nello scandalo del crac del Banco Ambrosiano di Calvi e nelle oscure vicende della P2.

Il cardinale Michele Giordano non è accusato di grandi disegni illeciti per conto della Chiesa, ma bensì, più modestamente, di avere utilizzato i fondi della Curia di Napoli a beneficio dei propri familiari. Egli avrebbe dato denaro dell’Opera di Religione alla “Società cooperativa del credito” creata dal fratello, vecchio pendaglio da galera con precedenti giudiziari, e da un suo degno compare ex funzionario del Banco di Napoli di Sant’Arcangelo. I due sono finiti in carcere con l’accusa di essersi serviti di tali somme, ammontanti a parecchi miliardi nel corso degli ultimi anni, per mettere in piedi un giro di usura a danno di imprenditori in difficoltà. Mentre il cardinale Giordano deve rispondere dei soldi movimentati a favore del fratello e dei 400 milioni versati ai nipoti per spese di consulenza riguardanti immobili di proprietà dell’Arcidiocesi di Napoli.

In sostanza siamo di fronte al classico burocrate, poco dottrinario ma tanto intrallazzone e nepotista, che ha costruito la sua carriera sfruttando conoscenze e circostanze favorevoli. La storia di questo personaggio è eloquente. Agli esordi dai gesuiti entra a far parte di un “Centro Studi” che in realtà è la copertura di una più ampia organizzazione segreta anticomunista finanziata dagli Usa. Nello stesso tempo si salda il rapporto con il compaesano lucano Emilio Colombo, il quale diventa il suo padrino politico e, dati i legami strettissimi con il Vaticano, intercessore presso i vertici della Chiesa. In seguito, sebbene osteggiato da una parte del clero, è promosso direttamente dal Papa alla carica di cardinale di Napoli.

Non dubitiamo che alla fine la vicenda giudiziaria si concluderà con l’impunità dell’alto prelato, al massimo sarà messo in disparte dai suoi stessi colleghi porporati, data la contiguità di interessi tra lo Stato borghese e la Chiesa borghese nel mantenere sottomessa la classe lavoratrice. Ciò ad ammonimento di quei proletari non ancora disillusi dall’oppio religioso, che non hanno capito che l’otto per mille e le varie beneficenze ai preti sono un regalo ai loro nemici di classe.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.