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Home ›Le manovre su Unicredit
Dietro l'abdicazione di Profumo dalla guida della Unicredit ci sono dinamiche di compenetrazione tra economia e politica, e soprattutto tra quella branca dell'economia tipica dello stadio imperialistico del capitale arrivato al giro di boa (il capitale finanziario), e la politica. Nei consigli di amministrazione delle diverse banche siedono interessi contrapposti che sono nient'altro che la raffigurazione della diversità di "colori" e di intenti delle diverse fazioni della borghesia italiana. Lo stesso Profumo che, a detta dei suoi sostenitori, aveva nelle intenzioni della fondazione di Unicredit (figlia di Credito Italiano) quella di svincolare il sistema bancario dalla politica, ha usato nel farlo proprio quegli strumenti che favoriscono il connubio tra questi due elementi, cioè le fondazioni bancarie. In realtà Profumo tanto neutrale non era, visto che fu grande elettore prima di Prodi nel 2006, poi di Veltroni nel 2008. Parte dei benefici di cui Unicredit ha goduto, come le varie detassazioni di rendite e profitti, portano la firma di Prodi, tra gli ultimi premier. Ma se vogliamo dirla tutta, al di la delle preferenze di sinistra del suo AD, Unicredit ha amoreggiato con governi sia di sinistra che di destra. Altro che indipendenza dalla politica! Grazie al possesso dei titoli di Stato (tassati scandalosamente al 12,5%), beneficia ogni anno del pagamento statale degli interessi sul debito pubblico, prosciugando in questo modo scuola, sanità, pensioni, servizi. Coi soldi del lavoro dipendente ha ampliato i suoi confini verso est, dando una mano ai governi dell'ex oltrecortina in quanto a politiche antiproletarie e sfruttamento del lavoro salariato. Altro che banca etica!
Appena nata, Unicredit incontrò l'ostilità di coloro i quali temevano soprattutto di perdere la loro fetta, cioè la rendita di posizione che ciascuno di loro si era creato, grazie anche a corruzione e clientelismo, che nelle banche non mancano mai. Dal 2008 è la Lega Nord che vuole mettere le mani su Unicredit, con la parola d'ordine “usiamo i soldi dei correntisti del nord per finanziare le imprese del nord”. Progetto che, a sua volta ricorda quello degli allora DS durante la scalata di Unipol alla conquista di BNL nel 2005-6. Ma sui rapporti tra “progressisti” e banca torneremo più avanti. Ora è proprio la Lega ad agire dietro le quinte per la destituzione di Profumo, soprattutto nella persona del sindaco di Verona Tosi, che ha dichiarato di essere intervenuto come sindaco che rappresenta un territorio nel quale questa banca, Unicredit, ha molti interessi. Il Comune di Verona esprime infatti diversi consiglieri in Cariverona, la cui Fondazione detiene il 4,98% di Unicredit. È la questione libica ad avere messo contro Profumo sia la Lega sia la maggioranza degli azionisti di Unicredit, rappresentata dal presidente Dieter Rampl. La banca centrale libica infatti detiene il 4,99 per cento e il fondo Libyan Authority Investment (Lia), è salito al 2,594 per cento. Questo ovviamente non poteva andare giù al Carroccio (anche se alleato di governo di un Berlusconi sempre più intrallazzato con Gheddafi), ma pare inoltre che dietro la manovra di estromissione ci fosse Geronzi, il banchiere numero uno del Berlusca. Ora tutti, dal PD ai grillini, piangono Profumo che agli occhi della sinistra parlamentare, ma anche di alcuni esponenti di quella cosiddetta "radicale", è il simbolo di un modo etico di "fare banca", in contrasto con la rapacità dominante. Perfino Liberazione, all'indomani della defenestrazione, parla di un banchiere che avrebbe "rotto le regole non scritte del capitalismo italiano", ma Repubblica si spinge oltre, volendone addirittura la candidatura a leader della sinistra in contrapposizione a Berlusconi. Questa difesa del capitalismo etico non è nuova da parte di chi non ha nessuna prospettiva politica anticapitalista, né sogna di averne una. Basta che una banca all'apparenza funzioni meglio delle altre, o che sia nel mirino della Lega, e diventa modello.
Ma torniamo al discorso interrotto prima: non da ieri si consuma il flirt tra una parte del mondo bancario e la sinistra di governo prima, ora di opposizione. Del resto, anche un PD sa, come lo sanno nella sponda opposta dell'emiciclo, che l'alleanza con le banche è determinante se si vogliono vincere le elezioni.
Per noi invece le banche sono l'escrescenza parassitaria del capitalismo odierno, e invece di difendere ora un'improbabile "rispetto delle regole" di alcune di esse, saremo dopo l'atto rivoluzionario irrevocabilmente per il controllo su di esse da parte del proletariato, atto preliminare della loro veloce estinzione.
IBBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 2010
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