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Home ›Le macerie ideologiche dello stalinismo
A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino
Vent’anni fa, per l’esattezza il 9 novembre del 1989, crollava il Muro di Berlino, ossia la barriera di cemento alta tre metri e mezzo e lunga più di 155 chilometri, che fu eretta nel 1961 dalla dittatura stalinista al potere nella Germania orientale per contrastare l’emorragia di professionisti e lavoratori specializzati verso la parte occidentale della città. Si calcola che tra il 1949 e il 1961 i tedeschi passati da Berlino Est a Berlino Ovest furono circa due milioni e mezzo.
Ma al di là della sua specifica funzione, il crollo del Muro rappresentò l’inizio della fine per tutto il blocco sovietico, una sorta di implosione a catena che culminerà, due anni dopo, con lo sgretolamento della stessa Unione Sovietica.
Ideologi e pennivendoli della borghesia internazionale, dunque, si trovarono di fronte una splendida occasione per screditare agli occhi dei proletari di tutto il mondo quella che si presentava come l’unica, tangibile alternativa alla società capitalistica, e così iniziarono subito a scagliare le abbondanti macerie che offrivano le rovine del Muro non tanto contro i regimi stalinisti caduti, quanto contro il comunismo nel suo complesso, descritto come un nefasto progetto utopico che, lungi da essere la salvezza per l’umanità, nei fatti aveva partorito un’immensa prigione con tanto di filo spinato e vopos pronti a sparare a chi tentava di... fuggire dal paradiso. Certo, oggi come allora noi sappiamo che le cose non stanno affatto in questo modo. Il blocco imperialista facente capo all’URSS e comprendente i paesi dell’Europa orientale è crollato a causa della crisi economica mondiale apertasi all’inizio degli anni ’70 (la crisi del terzo ciclo di accumulazione capitalistica), che travolse prima i paesi del cosiddetto terzo mondo, che affossò poi l’intero blocco sovietico, e che morde ora in profondità anche i paesi occidentali.
Nei paesi del “socialismo reale”, infatti, di reale c’era solo il capitalismo di stato, per cui si manifestavano tutte le contraddizioni tipiche di un sistema economico basato sull’accumulazione capitalistica. Altro che gestione operaia dei mezzi di produzione e potere dei consigli...
Il problema è che lo stalinismo puzza forse più da morto che da vivo, nel senso che insieme al Muro, nelle coscienze di tanti proletari, non è caduto solo il falso mito del capitalismo di stato, ma anche l’idea stessa che sia possibile lottare per un’alternativa comunista all’attuale società capitalistica, dominante in ogni angolo del pianeta e ovviamente anche in quella Cina che marcia a ritmi elevatissimi grazie all’iper-sfruttamento della classe lavoratrice, e dove il potere è nelle mani di un partito che continua a definirsi comunista, che sventola la falce e martello e che alza le effigi di Marx e Lenin accanto a quella di Mao.
Lottando sul terreno dell’anti-capitalismo e del comunismo rivoluzionario, sappiamo perfettamente che uno dei principali ostacoli ideologici che si frappone fra noi e la classe quando diffondiamo il nostro programma politico è proprio il crollo del blocco sovietico, che, identificato con il fallimento del comunismo, è il frutto avvelenato della controrivoluzione staliniana, sepolto sotto le macerie del Muro ma ancora mefitico per le coscienze dei proletari di tutto il mondo.
In molti lavoratori il crollo del blocco sovietico ha fatto venire meno il senso dell’alternativa, cioè l’idea che si possa dare vita a una società radicalmente diversa da quella attuale e che si possa basare sul superamento dell’economia di mercato e la divisione in classi.
Forse, però, le generazioni nate dopo l’’89 sentiranno meno il peso di queste macerie, anche perché si trovano ora nel bel mezzo di una crisi mondiale che non riguarda un modello economico sedicente comunista, ma il capitalismo, e nella fattispecie il capitalismo neoliberista globalizzato che, dopo il crollo dell’“impero del male”, avrebbe dovuto essere il capolinea della storia, il non plus ultra, la panacea che avrebbe aperto un’era di pace e prosperità e che invece, giorno dopo giorno, si sta trasformando nel suo contrario...
Insomma, come sempre è la realtà dei fatti ad avere l’ultima parola, e a vent’anni dal crollo del Muro il castello di bugie che la classe dominante ha edificato per convincere i proletari di tutto il pianeta che questo caos di guerre, crisi, oppressione e sfruttamento sia davvero il massimo a cui si possa aspirare, sta già tremando.
Ai rivoluzionari il compito di dimostrare che un altro mondo è possibile e quest’altro mondo si chiama comunismo. Vale a dire una società esattamente agli antipodi rispetto alle dittature staliniste che si realizzarono al di là del Muro.
GS
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
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