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Ottobre 1991, al largo di Gloucester, Massachussetts, sei uomini a bordo di un peschereccio (l’Andrea Gail), vengono travolti da una serie di eventi atmosferici occorsi contemporaneamente, che lo studio degli ecosistemi definisce “tempesta perfetta”. La perturbazione Noreaster si somma alle perturbazioni della corrente del Golfo prendendo di sprovvista l’intero equipaggio, in quanto non si ravvisavano gli avvertimenti tipici dell’uragano.
“La tempesta perfetta” abbiamo voluto intitolare questa nostra rubrica sullo stato della crisi che sta scuotendo l’intera economia capitalistica. Secondo noi si è reso necessario raccontare l’attuale crisi in quanto è sicuramente un passaggio epocale della storia del capitalismo moderno, un passaggio che lascerà indubbiamente il segno e che ridisegnerà scenari diversi da quelli attuali. Sarà questa crisi che farà “affondare” il sistema capitalistico come lo è stata la “tempesta perfetta” del 1991 per il peschereccio Gail? Non lo sappiamo, ma sappiamo per sicuro che questa crisi darà al capitalismo su scala mondiale un duro scossone.
Compito nostro sarà quello di dotarci degli strumenti appropriati per saperla leggere correttamente e di dotarci degli strumenti appropriati per intervenire in seno alla classe proletaria, affinché questa non affondi insieme al carrozzone logoro che è l’attuale sistema di produzione.
Si diceva in prefazione che la crisi attuale modificherà lo scenario del sistema capitalistico. Uno degli aspetti caratteristici, come già avvenuto in passato nella storia del capitalismo, sarà quello di assistere ad un ulteriore processo di concentrazione e centralizzazione dei capitali. Poche aziende con capitali sempre più grandi si accaparreranno quote di mercato sempre più rilevanti, assisteremo così a fusioni e acquisizioni in ogni angolo del globo. Il “Trasformation deal”, coinvolge in modo trasversale tutti i settori economici con maggiore prevalenza del comparto finanziario, cosi come emerge da un recente studio condotto dalla agenzia UBS/BCG pubblicato dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”. Un altro settore strategico sarà quello energetico, grandi aziende come la francese Areva, la tedesca Siemens, la spagnola Iderdrola, Gaz de France Suez per citarne alcune si stanno muovendo nella direzione di creare joint venture per la produzione di energia nucleare, e di gas, che potrebbe consentire alla Francia di sganciarsi dalla dipendenza russa almeno per quanto riguarda la produzione di gas. Il settore farmaceutico vede la Pfizer acquistare la Wyeth per 68 miliardi di dollari; la società anglo-svedese Astra Zeneca sta puntando sull’acquisizione dell’americana Shire.
Il settore automobilistico vedrà sicuramente ridimensionato il numero di produttori mondiali; oltre alla Fiat interessata ad acquistare il 35% di Chrysler, altre realtà sono pronte a muoversi in questa direzione, lasciando sul terreno solo due o tre case costruttrici in tutto il mondo. Ma indubbiamente il settore più interessato ai processi di concentrazione e centralizzazione è, come si diceva prima, quello finanziario, assicurativo e bancario. Ma dopo quest’ulteriore centralizzazione di capitali, a quali altri scenari dobbiamo assistere? Affermava Karl Marx nel I libro del Capitale:
“Mentre la centralizzazione aumenta gli effetti della accumulazione e li accelera, essa allarga e accelera allo stesso tempo i rivolgimenti nella composizione tecnica del capitale, che ne aumentano la parte costante a spese di quella variabile, e con ciò diminuiscono la domanda relativa di lavoro.”
E così una massa sempre minore di operai mette in moto una massa sempre maggiore di mezzi di produzione, allargando sempre di più le file di disoccupati ed inoccupati aumentando il peso morto del pauperismo: “questa è la legge assoluta, generale dell’accumulazione capitalistica”.
La conferma di quanto detto sopra è quella specie di bollettino di guerra che quotidianamente gli organi di informazione diffondono, il settore che per eccellenza è stato il propulsore dello sviluppo economico degli ultimi 100 anni (quello automobilistico) sta attraversando una crisi senza precedenti, si perdono posti di lavoro quotidianamente; e visto il ritmo di concentrazione di capitali in questo settore è assolutamente utopistico pensare che questi operai saranno riassorbiti nei nuovi cicli produttivi.
Ma la storia la scrivono gli uomini, e questa storia si potrà ripetere solo fino a quando la classe proletaria rimarrà soggetto inattivo o disorientato rispetto a quanto sta avvenendo, e fino a quando il partito rivoluzionario non sarà abbastanza radicato nella classe da poter dare la giusta direzione alle lotte spontanee che, vista la gravità della situazione, è quasi inevitabile scoppieranno.
gfBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio-marzo 2009
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