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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Filippine
Il 21 novembre membri delle forze armate hanno ucciso almeno 9 braccianti in una piantagione nei pressi di Palo. Molti altri sono stati feriti e portati in ospedale dopo che i militari hanno attaccato con granate i lavoratori. I dimostranti protestavano contro il rifiuto dei proprietari terrieri di ottemperare ad una recente riforma agraria, che prevede la distribuzione di appezzamenti di terreno tra i braccianti.
Secondo i militari, i dimostranti erano membri del National People Army (NPA) ed avevano aperto il fuoco per primi, ma nei tendoni bombardati non sono state trovate armi. Ad ulteriore smentita di questa versione dei fatti inoltre, subito dopo l’assalto, i soldati hanno messo a soqquadro gli uffici del gruppo Bayan Muna, alla ricerca di dimostranti sfuggiti alle cariche, che di questo gruppo facevano parte e che della riforma avrebbero beneficiato per primi.
Il 14 novembre 10 dimostranti sono stati arrestati dai militari dislocati nei pressi della piantagione di canna da zucchero Hacienda Luicita, 6000 ettari di proprietà della famiglia dell’ex presidente Corazon Aquino. I 10 arrestati, tra cui un bambino di 10 anni, sono stati accusati di trasportare armi da fuoco e esplosivi verso un picchetto di braccianti. Ma altri lavoratori e dimostranti sospettano che le armi siano state piazzate in realtà proprio dai militari, in modo da giustificare la loro presenza nella zona.
I sospetti includono anche il coinvolgimento degli stessi miltari nell’uccisione di 19 attivisti sindacali nei dintorni dell’azienda. L’ultimo omicidio è avvenuto il 25 ottobre, quando un sindacalista è stato sparato proprio mentre festeggiava con amici il raggiungimento di un accordo a riguardo della piantagione. Testimoni riferiscono che gli assassini indossavano uniformi dell’esercito.
La disputa dura ormai da quasi un anno e l’accordo prevedeva l’assegnamento di appezzamenti di terreno ai braccianti. Attualmente invece i proprietari terrieri possono evitare lo smem-bramento dei latifondi in cambio di indennizzi versati ai braccianti.
Di fatto, i proprietari evitano così di perdere le loro terre, ma si guardano poi bene dal versare ai lavoratori un soldo di quelli dovuti.
Secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, quest’anno ci sono stati più di 116 omicidi politici nelle Filippine, alcuni dei quali hanno visto vittima attivisti di primo piano, e tutti sono ancora irrisolti.
Nicaragua
Continua lo sciopero di migliaia di impiegati pubblici della sanità, cominciato il 12 novembre dopo il blocco dei negoziati. I sindacati, ligi difensori degi interessi padronai, hanno già abbassato drasticamente le richieste di aumenti salariali al 37%, contro il 100% richiesto inizialmente dai lavoratori per compensare l’aumento del costo della vita. Per contro il governo, pressato anche dal Fondo Monetario Internazionale, non intende andare oltre un misero 16%.
Nuova Caledonia
I lavoratori della SLN hanno posto fine a quattro settimane di sciopero e picchetti davanti alle miniere e le fonderie di nickel di proprietà dell’azienda mineraria, dopo l’accordo con l’azienda per la riassunzione di due lavoratori licenziati. L’accordo è stato raggiunto dopo che le azioni di proteste si erano estese e radicalizzate fino a bloccare le strade della capitale, Noumea.
India
L’11 novembre la polizia ha arrestato più di 6000 lavoratori occasionali e a contratto dell’azienda statale dell’elettricità, la Tamil Nadu Electricity Board. I lavoratori stavano dimostrando e bloccando le strade per chiedere contratti permanenti e regolarizzati. Gli operai arrestati sono stati poi rilascati nel pomeriggio. Circa 22 mila lavoratori sono impiegati dalla TNEB in maniera precaria e l’azienda si rifiuta di coprire altri 20 mila posti di lavoro per collaboratori permanenti. Finora la TNEB ha messo a contratto solo 2500 collaboratori, con una paga pari a circa 50 dollari al mese.
Cina
Più di 3000 operai di una fabbrica di divani, di proprietà dell’azienda italiana DeCoro, sono scesi in piazza il 2 novembre, dopo che 10 loro colleghi erano stati picchiati dai supervisori italiani durante una disputa su tagli salariali. Durante la protesta i lavoratori hanno marciato dalla fabbrica fino ad una importante arteria stradale, dove si sono poi dispersi, caricati da poliziotti antisommossa armati di scudi e manganelli. Il pestaggio in azienda era avvenuto a seguito del licenziamento in ottobre di 10 operai, che si erano opposti ai tagli salariali. Quando i lavoratori licenziati avevano poi provato a rientrare in fabbrica, erano stati circondati e picchiati da cinque supervisori stranieri. Tre degli operai erano finiti in ospedale.
Russia
Il 10 novembre i portuali di San Pietroburgo hanno cominciato uno sciopero ad oltranza, in merito ai livelli salariali. Il porto è il principale nodo per l’esportazione di prodotti russi nel nordest del paese e lo sciopero ha avuto un impatto notevole su tutte le operazioni di approdo, carico e scarico. La protesta è stata intrapresa nonostante una sentenza della magistratura avesse dichiarato lo sciopero illegale.
Iraq
Gli operai tessili del cotonificio Kadhimya, a Baghdad, hanno lanciato uno sciopero per chiedere i salari arretrati e maggiori indennizzi per le mansioni pericolose. La fabbrica recentemente ha visto molti scioperi e proteste, sia per le condizioni salariali che contro la corruzione dei dirigenti. I lavoratori non si sono piegati di fronte alle minacce e alle intimidazioni della dirigenza, che ha anche tentato di additare i manifestanti come rivoltosi, in modo da scatenare la risposta repressiva delle forze armate statunitensi - risposta che, per fortuna, finora non si è verificata.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #12
Dicembre 2005
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