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Sud Africa
Diversi scioperi, che hanno coinvolto circa 50 mila lavoratori delle miniere d'oro del Sud Africa, sono stati bloccati dal sindacato National Union of Miners (NUM). I minatori scioperavano in opposizione ai minacciati tagli di personale e per ottenere un aumento di 190$, in modo da coprire l'inflazione.
In particolare, uno sciopero di 30 mila minatori della Gold Fields è stato bloccato dopo una sentenza della magistratura, che dichiarava lo sciopero illegale. I sindacalisti, evidentemente più attenti alla legalità borghese che non agli interessi proletari, non hanno perso tempo per adeguarsi alla sentenza, invitando i minatori a tornare subito al lavoro.
L'atro sciopero, che ha visto la partecipazione di 21 mila minatori della Harmony, durato 8 giorni, è stato invece dichiarato concluso il 6 aprile, dopo un accordo tra il NUM e il padronato. L'accordo, sventolato dal sindacato come una grossa conquista, copre numerosi aspetti contrattuali in disputa, ma tace "misteriosamente" sulla questione dei licenziamenti, proprio quella più spinosa... Una dopo l'altra, infatti, tutte le compagnie sud-africane operanti nel settore stanno effettuando pesanti tagli al personale. I vertici dell'azienda naturalmente non hanno esitato a sottoscrivere l'accordo e anzi, per dimostrare il loro apprezzamento per il tacito assenso del sindacato, hanno annunciato che procederanno subito a pesanti "ristrutturazioni".
Intanto altri 1000 minatori si sono chiusi in una miniera di carbone vicino Ulundi, per difendere i posti di lavoro e le proprie condizioni di vita. L'occupazione è cominciata il 7 aprile, quando è parso chiaro che l'azienda era in vendita e non c'era alcuna garanzia su lavoro, salari e sussidi. Il 12 aprile, almeno 12 minatori hanno iniziato a soffrire per gli stenti e la disidratazione. Una sentenza ha dichiarato lo sciopero illegale, ordinando lo sgombero entro il 5 aprile. Il sindacato si è tenuto ben in disparte da tutta la vicenda e anzi, allineandosi perfettamente alla voce dei padroni, ha dichiarato che i lavoratori sono sulla lama di un rasoio e che se non abbandonano la miniera potrebbero incorrere in sanzioni disciplinari o anche essere licenziati.
Iraq
La ricostituita polizia irachena si è scontrata attorno al 12 aprile con numerosi dimostranti, nella cittadina di Newayah, vicino a Nasiriyah. Secondo le autorità, le proteste per le terribili condizioni di vita e le continue richieste di più posti di lavoro erano interferenze indebite con l'attività del governo locale. Le forze di sicurezza sono riuscite alla fine a disperdere i dimostranti e arrestare 15 persone armate, mentre tre poliziotti sarebbero stati feriti e ricoverati. Alcune testimonianze riferiscono che la polizia sarebbe stata sostenuta, oltre che da forze armate irachene, anche da elicotteri italiani di stanza nella zona. Sembra quindi che i "nostri ragazzi" stiano svolgendo al meglio i propri compiti, tra i quali il ripristino dell'ordine (ordine borghese, certo!) e la repressione di ogni protesta proletaria.
Argentina
L'1 aprile, dopo 5 settimane di sciopero, gli insegnanti delle scuole pubbliche della provincia di Salta hanno dovuto fronteggiare un brutale assalto della polizia antisommossa. Gli insegnanti avevano sistemato tende e precarie tettoie, per ripararsi dalla pioggia, in molte città della loro poverissima regione, nel nord-ovest del paese. Proprio con la scusa di dover rimuovere un rifugio non autorizzato, la polizia ha improvvisamente caricato la folla inerme. Più di dieci persone sono state ferite e ricoverate in ospedale, compresa una bambina di 5 anni colpita da pallottole di gomma. Alcuni feriti hanno raccontato di essere stati trascinati per i capelli, mentre venivano picchiati da altri poliziotti con manganelli e scudi. Gli scontri sono durati fino alle 11 di sera e hanno visto l'arresto di numerose persone, tra cui due parlamentari, molti insegnanti, giornalisti e passanti.
Il 2 aprile molte migliaia di lavoratori hanno dimostrato contro la repressione della notte precedente. Almeno due reporter sono stati isolati e malmenati dalla polizia. Cinquecento poliziotti hanno fronteggiato con violenza la folla, usando gas lacrimogeni e pallottole di gomma.
L'ultimo episodio è stato un attacco da parte di crumiri agli insegnanti che bloccavano il ponte internazionale che collega l'Argentina e la Bolivia. Da quanto viene riferito, gli attaccanti, apparentemente camionisti, erano stati organizzati da funzionari della polizia.
Secondo il ministro dell'educazione Filmus, la protesta sarebbe terminata il 16 aprile, dopo sette settimane. Sembra che un accordo sia stato firmato dietro le quinte con il sindacato NTU. Secondo l'accordo, il governo garantirebbe che nessun insegnante riceva meno di 712 pesos (320 US$) in busta paga, ma il salario base sarebbe fissato a 320 pesos. Questo rappresenta un netto passo indietro rispetto alle richieste degli insegnanti, che chiedevano 750 pesos di salario base, che è quello preso in considerazione per il calcolo della pensione. Allo stato attuale, e anche dopo l'accordo, molti insegnanti non possono andare in pensione perché è impossibile vivere con un assegno mensile di 135 pesos (meno di 45 US$).
Ma la firma dell'accordo-truffa è solo l'ultimo dei tradimenti del sindacato, che già in precedenza aveva più volte rifiutato di mobilitare risorse e lavoratori a sostegno degli insegnanti in sciopero.
Romania
Il 18 aprile 35 mila postini hanno iniziato uno sciopero di 10 giorni per ottenere un aumento salariale del 16%. Nonostante i postini rumeni attualmente guadagnino appena 175 euro, i dirigenti sostengono di non avere abbastanza fondi e che comunque i salari sono sottoposti ad un accordo con il Fondo Monetario Internazionale. Ma sembra che i padroni abbiano trovato subito un buon alleato nel sindacato di categoria FSPR, che il 20 aprile ha improvvisamente dichiarato concluso lo sciopero, dopo aver accettato un misero aumento del 3% e un bonus di fine anno pari a 43 euro.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #5
Maggio 2005
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