In ricordo di Fausto Atti

A Trebbo di Reno, in provincia di Bologna, il 27 marzo 1945 venne ucciso Fausto Atti, militante del Partito Comunista Internazionalista. Fu assassinato, mentre giaceva infermo nel letto, da una banda armata del Partito Comunista Italiano.

Colpevole di propagandare fra i partigiani dell'Appennino tosco-emiliano la rottura coi partiti del fronte nazionale incarnata dal CLN, di sollecitare la costituzione di squadre autonome di difesa proletaria che si opponessero al reclutamento e ai rastrellamenti del regime fascista di Salò, e che allo stesso tempo non cadessero nella trappola borghese della "lotta contro lo straniero", Fausto, come anche Mario Acquaviva di Casale Monferrato alcuni mesi dopo e altri compagni anonimi non allineati, fu ucciso su direttiva di Togliatti che, fedele ai metodi del suo baffuto maestro, chiese espressamente al CLN il via libera per togliere di mezzo fisicamente Onorato Damen e gli altri principali attivisti del PC Internazionalista, rei di ostacolare l'opera di inquadramento della classe operaia dietro il tricolore.

La bandiera rossa della rivoluzione, sotto il fuoco incrociato degli stalinisti e delle camicie nere, ha continuato a sventolare anche grazie all'estremo sacrificio degli internazionalisti che qui ricordiamo: Giuseppe Biscuola, fucilato a Genova dai fascisti nel febbraio del 1945, Spartaco Ferradini, fucilato a Genova dai fascisti il 25 aprile del 1945, Angelo Grotta, di Ponte Lambro, operaio della Montecatini fucilato dai fascisti, Cappellini, Bergomi e Porta, operai della Breda e della Falk, deportati in Germania dai nazisti e scomparsi, Quinto Perona, operaio di Torino, morto a Mauthausen il 7 luglio 1945, Mantovani, operaio di Torino, deportato in Germania dai nazisti e morto in un campo di concentramento, Antonio Graziano, caduto in combattimento in una formazione partigiana piemontese nel 1944, Mario Acquaviva, ucciso a Casale Monferrato dagli sgherri del PCI di Togliatti l'11 luglio 1945, Sergio Salvadori, morto a ventuno anni nelle carceri della repubblica italiana, nell'ottobre del 1950.

Oggi come allora, la borghesia di destra e "di sinistra" scatena ad ogni occasione le ipocrite fanfare del nazionalismo per giustificare le proprie avventure imperialistiche e i sacrifici che continuamente impone alla classe lavoratrice. La nauseabonda retorica della patria, che serve per nascondere gli esclusivi interessi dei padroni sotto pseudo-valori fondati sulla distorsione del naturale attaccamento alla propria terra natia, è una delle armi più affilate di cui i borghesi dispongono contro la lotta di classe.

E oggi come allora, il Partito Comunista Internazionalista - così come su scala planetaria la Tendenza Comunista Internazionalista - è l'unica organizzazione politica che senza sbandate e ammiccamenti verso alcuna (d'altronde impossibile) "liberazione nazionale", persegue la propria battaglia contro questa ideologia che, da sempre e ad ogni latitudine, narcotizza la spinta rivoluzionaria e internazionalista del proletariato e battezza le peggiori nefandezze delle classi dominanti.

Oggi come allora, dunque, la parola d'ordine dei comunisti sia: Proletari di tutti i paesi, unitevi! In Italia come in Iraq. Negli USA come in Palestina. Ovunque.

GS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.