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Home ›E' morto Giovanni Paolo II il papa fattosi merce
Al solo annuncio che le sue condizioni di salute si erano aggravate in modo irreversibile, la canea mediatica ha fatto proprio l'evento e ha trasformato la sua agonia in uno spettacolo da Circo Barnum, come mai si era visto in precedenza. Mentre era ancora in vita, dalle radio, dalle televisioni, dalle prime pagine dei giornali è iniziata l'orazione funebre e un fiume di retorica, di luoghi comuni e di banalità si è riversato su credenti e non credenti con lo scopo di celebrare la grandezza dell'uomo, la sua unicità, i suoi insegnamenti. C'è stato perfino un giornalista che, nel timore che lo spettacolo potesse finire diversamente dal copione scritto da tempo, non ha saputo nascondere il proprio disappunto per il fatto che la morte tardava a sopraggiungere e ha chiesto a un malcapitato medico come era possibile una sopravvivenza così lunga.
Raggiunta la certezza che essa era comunque prossima, la foga celebrativa ha rotto ogni residuo argine. La malattia, già da tempo esibita fin quasi all'ostentazione, ha assunto così la stessa funzione salvifica della crocifissione e l'uomo che ne soffriva quella del Cristo sulla croce nonostante che fosse assistito fino all'ultimo come in questa società capita solo a pochi privilegiati!
Poi, l'ultimo respiro tanto atteso dai media, ha arricchito la scena del suo cadavere che nel volgere di un batter d'occhio è divenuto, però, reliquia sacra essendo quella dell'eroe senza macchia e senza paura, del paladino di tutte le libertà, della pace, della giustizia sociale, del nemico di ogni sopraffazione, del padre di tutti, del santo tout court e come tale esposto all'adorazione dei fedeli giunti a frotte da ogni dove per l'ultimo saluto. Roma come La Mecca, dunque, altro che superiore civiltà cristiana come incautamente ebbe a dire, qualche tempo fa, l'altro unto del Signore, il Silvio nazionale!
Finora la morte era stata una merce particolare, esibita il meno possibile e sempre con una certa discrezione non fosse altro per ciò che di doloroso l'accompagna: il senso irrimediabile della perdita, l'angoscia che provoca. il suo richiamo alla nostra ineluttabile transitorietà. Anche il becchino, che su di essa fa impresa, è tuttora visto con un certo malcelato disprezzo benché a nessuno sfugga la necessità della sua opera.
Ma per Wojtila tutto ciò non avrebbe avuto alcun senso. Nessuno prima e meglio di lui, infatti, aveva compreso quanto ormai la trasmissione dell'ideologia dominante fosse intimamente connessa con i meccanismi di produzione e consumo delle merci e come a ciò non potesse in alcun modo sfuggire anche, se non innanzitutto, la religione. Di conseguenza Wojtila si è fatto a un tempo merce egli stesso, suo feticcio e suo sacerdote.. Merce soprattutto mediatica, ma merce. E che merce! Intrisa com'è di tutte quelle qualità "immateriali" quali la salvezza nell'al di là e l'eternità quale consolazione per la finitezza del vivere e per le sofferenze che soprattutto i più deboli patiscono su questa terra.
Perfino i luoghi ed il linguaggio sono stati da lui e per lui modificati: dalla chiesa la rappresentazione liturgica si è spostata negli stadi e poco è mancato che le ostie assumessero la forma di una bottiglia di Coca Cola. Per adattarsi alla bisogna, sono nati neologismi tanto orribili quanto efficaci: l'automobile su cui viaggiava è diventata la papamobile; i giovani che con sacco a pelo in spalla si accalcavano per ascoltarne il verbo i papaboys, proprio come nel linguaggio della pubblicità mentre o milioni di magliette con la sua effige andavano a ruba. Forse non è stato neppure un caso che le trasmissioni televisive dell'interminabile funerale siano state interrotte soltanto per gli spot pubblicitari mentre perfino la campagna elettorale per le elezioni regionali ha dovuto chinare il capo e cedere il passo alle celebrazioni funerarie.
Quale rappresentante del pensiero merce è andato in giro in giro per il mondo a dire che il comunismo, identificato con lo stalinismo, era il regno del male e il capitalismo, ovvero l'alcova della merce per eccellenza, quello del bene. Poi, l'impero del male si è dissolto e il regno del bene è rimasto nudo a mostrare le sue nefandezze. Il sacerdote - merce e della merce si è rituffato, allora, nei vangeli per raccomandare moderazione contro gli eccessi del capitalismo e perfino più spiritualità contro il "materialismo"consumistico dilagante. Ha tuonato contro la povertà, contro la guerra, perfino contro le ingiustizie sociali, ma da viversi comunque come espiazione per un futuro luminoso nel regno dei cieli e con l'invito di affidarsi alla preghiera e alla Madonna, mai alla lotta. Anche contro l'invasione dell'Iraq si è sentito il suo no tuonare forte, ma senza mai menzionare il petrolio, la rendita finanziaria e l'imperialismo che la genera. Anche in questo caso un no contro la forma, ma non contro la sostanza. Bisogna, però, riconoscere che raramente la contraddizione tra ciò che la Chiesa dice di voler rappresentare e ciò che realmente essa è, ha trovato sintesi così compiuta come con questo papa che se ne è andato addobbato come uno sciamano, acclamato come un divo dello spettacolo o un campione dello sport e adorato come l'ultimo modello di un telefonino.
gpBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #4
Aprile 2005
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