Rifondazione a congresso e poi... al governo

L'argine sinistro del capitale non cede

Dal 3 al 6 marzo si terrà al Lido di Venezia il VI Congresso di Rifondazione comunista. Le mozioni presentate sono cinque. Quella di Bertinotti, la mozione di maggioranza, ha ottenuto circa il 60 per cento dei voti; ci sono poi le due mozioni "critiche" - i partitisti dell'Ernesto (25 per cento) e i movimentisti di "Un'altra Rifondazione è possibile" (6,5 per cento) - e la mozione di Progetto comunista (quasi il 7 per cento) che rifiuta nettamente l'alleanza elettorale del partito con l'Unione di Prodi e compagnia. Gli spiccioli vanno alla mozione 5 di Falcemartello, anch'essa per la rottura con il centrosinistra.

Finalmente, grazie alla determinazione del compagno Bertinotti, Rifondazione si appresta ad assumersi il ruolo politico che gli compete senza mezzi termini. Altro che comunismo: ala sinistra di uno schieramento - l'Unione - erede di finanziarie anti-operaie, del pacchetto Treu che ha spianato la strada alla legge 30 e quindi al precariato, dell'apertura dei primi CPT, campi di concentramento per gli immigrati, dei bombardamenti su Belgrado, della spedizione imperialista in Albania e di tante altre nefandezze anti-proletarie. Bene. D'altronde quale altro dovrebbe essere il ruolo di Rifondazione, un partito che, accettando le regole dell'inesistente democrazia borghese, si illude (e illude) di poter migliorare lo stato di cose presenti con il parlamentarismo?

Bisogna sconfiggere Berlusconi, compagni, altro che anti-capitalismo. E così il Fausto nazionale offre i suoi servigi per governare questa crisi inarrestabile insieme al grande capitale filo-europeo che vuole fare le scarpe al Berlusca. A questo punto bisognerebbe sperare che Rifondazione decida al più presto di andare fino in fondo, sbarazzandosi una volta per tutte della parola comunismo e della falce e martello. È un fatto di coerenza: i comunisti, fino a prova contraria, vogliono distruggere il capitalismo, non certo gestirlo.

Ma c'è un problema. C'è, alla base di Rifondazione, un 40 per cento di militanti che in un modo o nell'altro, dai trotzkisti agli stalinisti, passando per gli amici del movimento, dissente da questa linea così sfacciatamente "post-comunista" e istituzionale. Indipendentemente dal fatto che, per la maggior parte di questi oppositori interni, la rivendicazione del comunismo non è altro che l'attaccamento affettivo ad una sorta di tradizione mitica, più che il segno di una determinazione a realizzare la società comunista. Da bravo equilibrista qual è, dunque, il compagno Bertinotti dovrà continuare a camminare sul filo dell'ambiguità e della mistificazione, per cercare di non perdere pezzi sulla via che, nelle sue speranze, dovrebbe portarlo al governo.

C'è poi un 7-8 per cento del partito, quello rappresentato da Progetto comunista e Falcemartello - trotzkisti gli uni e gli altri - che si professa anti-capitalista, rivoluzionario, che crede nella centralità della lotta di classe e vorrebbe che Rifondazione non scendesse a compromessi con gli avversari del proletariato, per quanto "di sinistra" essi siano.

Ora, Bertinotti è conseguente con quella che è la natura socialdemocratica e parlamentare del suo partito, mentre Falcemartello e Progetto comunista non lo sono affatto! Niente di nuovo, certo, il motivo lo sappiamo: il trotzkismo teorizza l'entrismo nei partiti socialdemocratici, il frontismo contro la destra e via discorrendo. Inutile, quindi, rivolgere un qualsivoglia appello al ceto politico di queste mozioni, impantanato da sempre nelle comode acque dell'opportunismo. Ma ai giovani compagni che si lasciano attrarre dall'apparente radicalità della sinistra di Rifondazione alcune domande le vorremmo porre: perché restare in un partito di cui si rifiuta radicalmente la linea pratica e teorica? Perché coprire il fianco sinistro dell'ala sinistra del capitale, invece di perseguire senza equivoci la propria linea politica? Perché confondere ulteriormente le forze più combattive del proletariato, invece di favorire l'organizzazione autonoma dei comunisti?

Per la chiarezza e la coerenza, compagni, non è mai troppo presto.

Gek

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.