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Home ›La vicenda della Sgrena conferma: con la democrazia o silenzio o morte!
Ormai le guerre non vengono solo combattute con le armi ma con il dispiegamento dei potenti mezzi di informazione che fanno da indispensabile supporto propagandistico per ottenere il consenso internazionale all'azione militare. Con i mezzi di comunicazione vengono condotte le campagne ideologiche che giustificano gli interventi e vengono diffuse le menzogne con le quali si trasformano gli atti di vera e propria prepotenza in missioni fatte in nome della pace, della democrazia e della libertà dei popoli. La vicenda irachena ha mostrato ampiamente tutto ciò e quando la veritàè venuta a galla, cioè quando è stato dimostrato dagli stessi apparati americani che l'amministrazione Bush aveva letteralmente preso in giro il mondo intero raccontando un sacco di menzogne per giustificare l'intervento armato in un paese straniero, ormai l'esercito americano, come un rullo compressore, aveva compiuto la sua missione distruttrice. Poi la situazione, al posto di normalizzarsi, si è complicata e si sono inaspriti gli scontri con la resistenza locale. Così fino ad oggi. Nel frattempo gli Usa non hanno mollato la presa sui mass media per continuare a diffondere l'ideologia dell'intervento finalizzato a riportare la democrazia in Irak e questo fino alle ultime elezioni, avvenute praticamente senza il controllo di alcun osservatore indipendente e sotto il rigido controllo dei militari americani che, col mitragliatore pronto a sparare, hanno impedito a chiunque non avesse il permesso delle loro autorità di testimoniare cosa realmente stesse succedendo. Anche in questo caso è stata architettata una potente campagna mediatica per convincere il mondo sulla bontà dell'operazione politica: il popolo iracheno, secondo i comunicati stampa ufficiali, aveva partecipato con coraggio alle prime elezioni della storia del loro paese dimostrando quanto fosse condivisa la strategia americana che puntava a insediare un governo eletto direttamente dal popolo. Dietro questa enorme falsificazione si snodava invece la vera strategia americana. Si trattava di portare a compimento il progetto di avere ai vertici dello stato un governo totalmente asservito agli Usa. Intanto la gran cassa dei giornali e delle televisioni di tutto il mondo amplificava e diffondeva capillarmente il messaggio facendo digerire a milioni di uomini l'ennesima menzogna mentre in Irak veniva organizzata l'eliminazione di qualsiasi presenza scomoda a tal punto che oggi, dopo gli ultimi sequestri dei giornalisti non allineati, praticamente nessun osservatore e commentatore di opposizione è presente nel paese. Ormai ogni informazione proviene esclusivamente dai comandi militari americani.
Nonostante tutto questo, la situazione del dopo elezioni in Irak, al posto di normalizzarsi, ha continuato a esprimere un livello di scontro altissimo con azioni militari di ambo i fronti che hanno continuato a colpire ciecamente non solo l'avversario ma anche gli innocenti della popolazione che hanno avuto la sventura di trovarsi in mezzo al fuoco incrociato dei contendenti. Ormai l'Irak è una terra in cui all'azione militare americana si intrecciano quelle della resistenza e della guerriglia, del terrorismo interno e internazionale, delle bande criminali che sfruttano la situazione per estorcere quattrini con qualsiasi mezzo compreso quello del sequestro degli occidentali che lì si trovano con le più disparate motivazioni. In questo contesto l'azione dei servizi segreti degli stati dell'area mediorientale e delle nazioni occidentali presenti militarmente in Irak si dispiega con grande vigore e complessità a supporto degli stati che li finanziano contribuendo ad alimentare la spirale di violenza e a rendere ancora più torbida la situazione.
Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto, è una delle ultime vittime di questo caos. Insieme a Florence Aubenas, la collega del francese Liberation, sta vivendo la drammatica esperienza di trovarsi ostaggio di indefinibili rapitori ben attenti a non scoprire ufficialmente le carte del loro gioco. Indubbiamente le due giornaliste rappresentavano le ultime voci di una stampa non allineata che criticava apertamente l'intervento militare americano. I loro reportage dal fronte militare ci raccontavano gli orrori di una guerra che, oltre la retorica ufficiale, mostrava, a chi le voleva vedere, le usuali crudeltà e le sue vere finalità. Questo dava molto fastidio a chi, nel frattempo, si era adoperato per organizzare l'azione mediatica fatta a sostegno dell'intervento militare di occupazione. Ora, con il loro sequestro, scompare la possibilità di conoscere un'altra verità, una verità diversa da quella rappresentata dai comunicati ufficiali dei comandi militari occidentali presenti in Irak. Rimane il coro monocorde della stampa allineata, quella schierata con l'intervento americano, praticamente la quasi totalità, che si adopera per nascondere ciò che realmente sta accadendo in quel paese. Con tutto ciò sulla realtà irachena cala un terribile sipario: ogni atrocità, ogni violenza, ogni sopruso potrà essere compiuto senza più la preoccupazione di qualche scomoda testimonianza capace di far giungere a noi, seppure con una debole voce, la drammatica esperienza che sta vivendo il martoriato paese. Difficile sapere chi ha rapito la Sgrena ma facile capire chi trarrà vantaggio dal silenzio della sua voce...
clBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 2005
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