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Home ›I tranvieri milanesi sotto accusa
La lotta dei tranvieri, esempio di reazione proletaria agli attacchi al salario di questi ultimi anni, reazione che ha additato il sindacato come istituzione antagonista agli interessi dei lavoratori, è stata vista dalla borghesia con grande preoccupazione perché ha posto sul tappeto la scottante questione che la difesa del salario deve essere fatta fuori e contro le organizzazioni sindacali ufficiali.
Un esempio e una indicazione politica che andavano assolutamente, nel più breve tempo possibile, oscurati all'attenzione del mondo del lavoro. L'episodio doveva essere velocemente dimenticato perché aveva in sé il potenziale dirompente della riproposizione della lotta in altri settori.
Il fuoco contro la protesta dei tranvieri è stato concentrico: da una parte il bombardamento dei giornali e della televisione che dovevano tramutare, agli occhi dei cittadini, la sacrosanta rivendicazione dei tranvieri in un episodio di criminalità sociale in aperto conflitto con il ritmo lavorativo scandito dalla fervida laboriosità della società civile; dall'altra le minacce di provvedimenti repressivi da parte dell'azienda e delle autorità preposte all'ordine pubblico; dall'altra ancora le iniziative sindacali rivolte a concludere velocemente la trattativa senza grossi danni per l'azienda tranviaria.
Un tiro incrociato che non poteva che prevalere su una lotta che praticamente si era sviluppata nel totale isolamento. Il sindacato ha concluso velocemente la trattativa dando ai lavoratori molto meno di quanto essi giustamente pretendevano e, non a caso, senza scrivere una parola nell'accordo sottoscritto con l'azienda per tutelare i lavoratori che avevano scioperato, con la piena consapevolezza quindi che le minacce di punizione si sarebbero presto tramutate in realtà. Ciò che l'azienda e il sindacato volevano affermare era che quella lotta avrebbe avuto la punizione che meritava perché si era dimostrata trasgressiva dell'ordine costituito e del codice sindacale di regolamentazione degli scioperi. Addirittura i tranvieri avevano sfidato e disatteso la precettazione del prefetto e di conseguenza bisognava dimostrare a tutti i lavoratori che quei comportamenti sarebbero stati puniti duramente.
Ecco che puntualmente sono arrivate, verso metà marzo, le sanzioni: ammende pecuniarie dell'azienda e ammende pecuniarie da parte della prefettura per il mancato rispetto della precettazione del 13 gennaio (250 euro) quale preludio alle contestazioni per l'interruzione di pubblico servizio già annunciate dalla magistratura per la fine dello stesso mese. Tre provvedimenti che, oltre a rimangiarsi completamente gli aumenti concessi dall'azienda, costringono gli scioperanti alla difesa nei tribunali con tutti gli oneri che ciò comporta. Significativa la reazione dei sindacati che tradiscono la completa indifferenza per il danno che subiscono i lavoratori: il segretario generale della Filt-Cgil ha contestato i provvedimenti asserendo solo che "favoriscono i Cobas e incoraggiano la reazione dei lavoratori fuori dalle regole"; il segretario della Fit-Cisl, da buon azzeccagarbugli, ha aggiunto che "il suo sindacato opporrà alle contestazioni della magistratura un vizio di forma". Nessuno dei due, invece, ha posto l'accento sul rifiuto integrale e intransigente dei provvedimenti repressivi diretti contro i lavoratori, tanto meno sulla necessità di mobilitare i lavoratori in difesa di coloro che sono colpiti dai provvedimenti. D'altra parte ciò non poteva certo accadere visto che proprio quei lavoratori hanno denunciato le complicità sindacali e sono stati visti da Cgli-Cisl-Uil come veri e propri nemici attentatori della pace sociale da loro faticosamente costruita in collaborazione con l'azienda.
Ora tocca ai lavoratori, a tutti i lavoratori, dare adeguata risposta alle sanzioni che dovranno essere rispedite ai rispettivi mittenti. Ancora una volta tocca alla loro autonoma iniziativa trovare il modo per evitare che vengano applicate. Solidarietà ai tranvieri che generosamente hanno lottato!
CLBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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