L'Italia in cerca di affari... umanitari

Il governo con il suo capo impelagato nei soliti problemi giudiziari, osteggiato in Europa dai paesi che contano, tenta di sviarne la caduta d'immagine aggrappandosi sempre più agli amici americani, i quali sono felici di potere utilizzare questa situazione in funzione anti Unione europea. Inoltre portare a casa un po' di affari permetterà a Berlusconi di propagandare se stesso come quello che ha a cuore l'economia italiana e il prestigio del paese.

Questo è lo scopo dell'invio del contingente italiano in Iraq, spacciato in precedenza come missione umanitaria, mentre l'ennesima bufala berlusconiana ora si mostra per quella che è: collaborazione all'occupazione insieme alle forze anglo-americane.

Alle spudorate e poche celate manovre del capo del governo la maggioranza della opposizione parlamentare ha risposto con l'opportunismo di sempre, da una parte volendo dimostrare all'opinione pubblica di essere realisti e imparziali quando si tratta di difendere i superiori interessi nazionali anche se camuffati da aiuti umanitari, dall'altra con una imbarazzata prudenza nei confronti del governo di centro destra riservandosi la sterile polemica di routine nella prospettiva elettoralistica.

Oggetto del contendere è il seguente. Volendo a tutti i costi dimostrare qualcosa di concreto a Washington, dopo avere assunto un atteggiamento ambiguo rispetto alla guerra, di appoggio verbale all'aggressione americana senza partecipare direttamente, il governo italiano ha trovato il pretesto di volere aiutare la popolazione irachena con l'invio di generi di prima necessità e la costruzione di un ospedale da campo a Baghdad, per mettere piede sul suolo iracheno.

A difesa del personale medico e infermieristico viene proposto di affiancare una protezione armata composta da un piccolo reparto di carabinieri e paracadutisti. A questi si aggiungerà a giugno un gruppo più consistente di 2.500-3.000 militari. Lo scorso 15 aprile la maggioranza dei Ds, Margherita, Udeur e Sdi si erano astenuti in parlamento, assecondando, di fatto, la mozione del governo presentata dal ministro degli esteri Frattini allo scopo di autorizzare la missione umanitaria, urgente e di breve durata.

In questi giorni, invece, appaino evidenti i reali motivi dell'intervento. Il ministro della difesa Martino è andato dal segretario alla difesa statunitense Rumsfeld a prendere ordini e concordare cosa è concesso fare agli italiani. Il risultato è che la missione umanitaria non centra assolutamente niente, se non come specchietto per le allodole, poiché l'Italia andrà a consolidare l'occupazione nel sud dell'Iraq, nelle vicinanze di Bassora, alle dipendenze del comando britannico.

La faccenda è trapelata in modo così palese senza tanti sotterfugi, che l'opposizione è stata costretta a modificare la cauta posizione precedentemente assunta accusando il governo di aver cambiato le carte in tavola. Ovviamente il governo nega e spera arruffianandosi gli americani di portare a casa almeno le briciole della torta riguardanti le commesse per la ricostruzione dell'Iraq, e al presidente del Consiglio di soddisfare le sue paranoie di piccolo Napoleone.

Della popolazione c'è il disinteresse totale da parte dei predoni borghesi e lo dimostra l'evoluzione delle cose. La guerra ha ridotto alla disperazione la stragrande maggioranza degli abitanti, già stremata da dodici anni di embargo. Le forze di occupazione americane e inglesi non si sono minimamente preoccupate dopo i bombardamenti di ripristinare i servizi minimi per garantire la sopravvivenza, cibo elettricità e acqua. Mentre sono state molto sollecite a impadronirsi dei pozzi petroliferi, a difenderli, e a fare funzionare quelli immediatamente utilizzabili. Questo era l'obiettivo della guerra e così è stato.

La stessa cosa vale per gli italiani, i quali vogliono a tutti i costi mettere le mani nella marmellata, acciuffando il treno all'ultimo istante, tra mille contraddizioni, nel consueto modo grottesco che sempre ha contraddistinto la borghesia nostrana. Per cui si inventano ospedali da campo, quando basterebbe far funzionare quelli esistenti danneggiati e saccheggiati, inviando macchinari e medicine.

Ancora una volta ciò che impressiona è l'assoluta inconsistenza dell'opposizione di centro sinistra all'interno dello stesso quadro borghese, la quale si divide, si riprende, maschera la verità perché farebbe le stesse cose se fosse al posto del governo di centro destra, magari in modo meno arrogante e più furbesco. Lo stesso vale per Rifondazione e Verdi, che pur essendosi opposti sin dall'inizio ai piani del governo non pongono nessuna alternativa allo stato di cose presente prodotto dal capitalismo.

Il riformismo nelle sue tante sfaccettature, nei momenti drammatici e decisivi del capitalismo mostra ai proletari di stare sempre dalla parte del capitale. Anche le sue componenti più radicali, pur denunciandone duramente gli effetti e le mire predatorie della borghesia, mai diranno al proletariato che causa di tutto questo è il capitalismo stesso, e tanto meno indicheranno la necessità del suo superamento rivoluzionario.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.