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Home ›Lotte operaie nel mondo
Gran Bretagna
I vigili del fuoco hanno iniziato il 23 novembre uno sciopero di 8 giorni, a seguito di altre 48 ore di sciopero fatte nei giorni precedenti. Congiuntamente, si sono astenuti dal lavoro i macchinisti della metropolitana, ottenendo la chiusura di 22 stazioni e la totale cancellazione dei treni su diverse linee (solo sulla linea nord viaggiano 700mila persone al giorno). Nonostante i provvedimenti presi negli anni '80 dalla Thatcher avessero vietato ogni sciopero di solidarietà, i macchinisti si sono rifiutati di lavorare, dato che la mancata copertura dei vigili del fuoco avrebbe messo a grave rischio la vita dei viaggiatori, oltre che dei lavoratori della metropolitana. In particolare i pompieri chiedono un aumento del 40% del salario, per portarlo al livello dei macchinisti e delle forze dell'ordine. Il governo invece non intende concedere più del 16% in due anni, comunque subordinato all'accorpamento dei comandi dei vigili del fuoco regionali e alla fusione delle centrali operative dei pompieri con quelle della polizia, con non meno di 5000 licenziamenti. E naturalmente il governo non ha lesinato minacce, non escludendo il ricorso alla forza per garantire la pubblica sicurezza. Altri fronti aperti in Gran Bretagna riguardano intanto i lavoratori delle poste e della metropolitana londinese, contrari alle privatizzazioni che metterebbero a rischio pensioni e condizioni di lavoro, oltre a molti lavoratori del settore pubblico.
Brasile
24 ore di sciopero per i metalmeccanici di San Paolo. I metalmeccanici chiedono la settimana lavorativa di 40 ore ed un aumento salariale del 15%, per far fronte alla crescente inflazione. Il "presidente operaio" Lula riuscirà a dare risposta alle necessità dei suoi vecchi compagni di lavoro, nonostante un debito pubblico pari al 60% del pil ed una moneta che quest'anno ha più che dimezzato il suo valore? Oppure dovrà piegarsi alla necessità borghese di portare il Brasile fuori dalla profonda crisi economica in cui si dibatte, imponendo lacrime e sangue agli operai?
Birmania
Diverse società multinazionali, tra cui la Total-Elf-Fina, continuano ad utilizzare il lavoro forzato in Birmania. Numerose testimonianze denunciano come il gruppo petrolifero francese abbia fatto ricorso nel 2002 al lavoro forzato per le proprie operazioni, tra cui la costruzione di una strada ed altre infrastrutture collegate alla realizzazione del gasdotto Yadana. Molte famiglie, da almeno 16 villaggi, sono state costrette al lavoro più di venti giorni al mese, per la costruzione della strada. Ognuna di loro era responsabile della realizzazione di un tratto di strada lungo 20 metri e largo 4. Anche se la società francese dichiara di aver versato alla giunta militare al potere il denaro richiesto per realizzare il lavoro, i lavoratori non sono mai stati pagati. D'altro canto non è la prima volta che vengono denunciate per tali pratiche la Total e altre multinazionali, più volte sospettate, dall'ottobre 2001 al settembre di quest'anno, di essere coinvolte nell'utilizzo del lavoro forzato e nelle violenze delle forze armate nei confronti dei lavoratori.
Colombia
Sono almeno 300mila i minori che lavorano nelle miniere colombiane in condizioni inumane, costretti a sforzi fisici pari a quelli degli adulti ed esposti a gravi affezioni respiratorie. Spesso i bambini sono impegnati nell'attività di estrazione dei minerali già all'età di 5 anni, restando così completamente esclusi da ogni scolarizzazione e da ogni speranza di ottenere un lavoro migliore. In un paese dove la povertà colpisce il 60% dei 40 milioni di abitanti, il lavoro infantile rappresenta ancora una delle principali fonti di sostentamento per le famiglie. In molte regioni è abitudine diffusa che i bambini inizino prestissimo a lavorare con i padri, per essere poi impiegati da terzi già all'età di 14 anni, in condizioni lavorative pessime, senza contratto, senza un salario regolare, senza il rispetto delle più elementari condizioni di sicurezza e senza la speranza di una pur minima pensione.
Svizzera
Circa 15mila lavoratori edili hanno aderito il 15 novembre a quello che può essere considerato il più massiccio sciopero degli ultimi anni in Svizzera. Manifestazioni e cortei si sono svolti nelle più importanti città della Svizzera, come Lugano e Bellinzona, in Canton Ticino. La protesta ha posto termine a circa 45 anni di torpore della categoria ed è giunta dopo il mancato rispetto da parte dei costruttori edili dell'accordo siglato a marzo, che prevedeva una riduzione progressiva dell'età pensionabile fino a 60 anni, contro i 65 anni previsti dalle regole attuali.
USA
Continua ad aggravarsi la crisi delle aziende hi-tech della Silicon Valley. Qui il numero dei licenziamenti ha raggiunto negli ultimi due anni livelli vertiginosi, tanto da portare ad ottobre il loro tasso di disoccupazione al 7,9%, il livello più alto dal 1983. La contrazione nella richiesta di prodotti e servizi tecnologici ha avuto effetti disastrosi sui livelli occupazionali: infatti alla fine del 2000 la percentuale dei senza lavoro era pari ad appena l'1,3%.
Argentina
La repressione borghese diventa più dura, anche se il capitalismo ormai non può proporre ai proletari argentini altro che violenza, povertà e fame. Sempre più spesso le manifestazioni di protesta dei lavoratori e dei disoccupati si concludono in gravi scontri con gli imponenti apparati di polizia schierati. Gli agguati e le aggressioni ai lavoratori delle fabbriche occupate come la Zanon si moltiplicano. Diversi attivisti, in particolare piqueteros del Movimento dei Lavoratori Disoccupati, sono stati sequestrati e torturati per ottenere nomi e informazioni sulla loro organizzazione. Ad una marcia dei piqueteros, che chiedevano aiuti alimentari al governo della provincia di Buenos Aires, ha fatto seguito due giorni dopo l'azione di circa 400 poliziotti, che hanno messo a soqquadro numerose abitazioni del quartiere alla "ricerca di pericolosi assassini". E si rafforza la campagna denigratoria dei mezzi di comunicazione, che spesso associano ai piqueteros l'immagine di sovversivi, inquadrandoli in maniera più o meno esplicita nell'alveo del cosiddetto "terrorismo internazionale". L'ultimo episodio si è verificato il 24 novembre, quando verso le 6 di mattina un centinaio di poliziotti ha fatto irruzione con la forza e sgomberato la fabbrica Brukman, occupata da 11 mesi dai lavoratori, traendo in arresto 6 lavoratori. I poliziotti non hanno esibito alcun mandato e si sono rifiutati di rispondere alle domande dei lavoratori e delle circa 200 persone della zona, che si sono immediatamente radunate attorno alla fabbrica per protestare contro lo sgombero e sostenere la lotta. Verso mezzogiorno, forse a seguito della pressione della folla, anche l'ultimo cordone della polizia ed il camion con idranti che lo sosteneva si sono allontanati, ed i lavoratori sono riusciti a prendere nuovamente possesso degli impianti per continuare l'occupazione. Nella loro irruzione, i poliziotti hanno danneggiato uno dei macchinari e sottratto un disco contenente informazioni sulla gestione della fabbrica durante l'occupazione. Nel pomeriggio tutti i lavoratori arrestati sono stati rilasciati.
Francia
La mobilitazione dei camionisti del 25 novembre è riuscita soltanto a metà. Infatti alcuni sindacati minori hanno sottoscritto all'ultimo momento un accordo con l'organizzazione padronale per l'aumento del 14% in tre anni, senza la tredicesima chiesta dai lavoratori. A questo voltafaccia si è aggiunta la linea dura scelta dal governo. Il ministro dei trasporti aveva affermato: "Il diritto di sciopero non deve essere confuso con il blocco della nazione"; come dire: "qualche ora di sciopero ogni tanto si può tollerare, purché non danneggi significativamente la produzione"! Una decina di blocchi stradali sono stati sgomberati con la forza dalla gendarmeria, che non solo ha ritirato numerose patenti agli scioperanti, ma ha anche minacciato ripetutamente i camionisti di incriminazioni giudiziarie. E se in mattinata si contavano circa 30 blocchi stradali (che pure lasciavano passare le auto private), questi si sono dimezzati nel corso della giornata, fino a sparire completamente in serata. Il settore del trasporto su gomma è in evoluzione in tutta Europa: dalla schiera di padroncini presenti in Italia e Spagna si passa ai 520mila camionisti dipendenti francesi, fino alle grosse aziende tedesche e olandesi, dove è predominante il lavoro salariato
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #12
Dicembre 2002
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