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Home ›Amianto: un'altra ragione per tagliare le pensioni
Per molti anni, prima della messa al bando nel 1992, l'amianto è stato largamente impiegato in diversi settori produttivi: in particolare aveva assunto un ruolo di primo piano nei processi produttivi dell'industria navale ed in quelli dell'industria del cemento-amianto.
L'amianto rappresenta un triste esempio di come i nuovi materiali vengano immessi direttamente nei cicli produttivi senza le necessarie ma costose verifiche d'impatto sull'uomo e l'ambiente, di come cioè il capitalismo, di fronte alla prospettiva di forti guadagni, non tenga minimamente in considerazione la salute di lavoratori e consumatori.
Esempio ancora più tragico se si considera che, ancora oggi, dopo più di dieci anni dalla definitiva messa al bando, l'amianto è causa di più di mille morti all'anno solo in Italia dove, fra l'altro, secondo una recente indagine del CNR, ne sarebbero presenti ben 32 milioni di tonnellate; lo stesso rapporto del CNR mette purtroppo in evidenza come i dati relativi agli ultimi anni mostrino che i tumori legati all'amianto siano tutt'altro che in diminuzione.
Questo tipo di tumore alla pleura (mesotelioma) che è così legato all'esposizione alle fibre d'amianto da essere chiamato "sentinella" ha una latenza molto lunga (fino a 35-40 anni): per questo si prevede che molti lavoratori, a contatto in passato con l'amianto, svilupperanno in futuro questa malattia dal decorso purtroppo breve e fatale.
Oltre al mesotelioma l'esposizione all'amianto (in questo caso al composto) causa anche l'asbestosi un'affezione polmonare dal decorso più lungo ma ugualmente fatale, tanto che tra le 304 domande indennizzate per questa malattia nel 2001 ben 132 rappresentavano casi di morte.
La stessa legge che nel 1992 mise al bando l'amianto (257/92) si occupò anche delle misure di indennizzo per quei lavoratori colpiti dalle malattie conseguenti; questa legge stabilì una tutela pensionistica per cui l'anzianità contributiva di questi lavoratori veniva moltiplicata per il coefficiente 1.5: ogni anno lavorativo valeva quindi, ai fini pensionistici, come un anno e mezzo.
L'anno seguente, in considerazione dei lunghi periodi di latenza del cancro da amianto, questa tutela venne estesa a tutti i lavoratori che potessero dimostrare un'esposizione all'amianto superiore ai dieci anni. In sostanza, lo Stato concesse loro la possibilità di prepensionamento, ben magro indennizzo per chi rischiava e rischia tuttora di avviarsi verso una morte prematura.
Evidentemente anche questo era troppo. Evidentemente non avevano previsto quanto questo avrebbe potuto incidere sui conti pubblici. Evidentemente fanno molto comodo dei lavoratori che versano contributi per una vita senza poi poter godere di una seppur minima pensione (a questo proposito ricordiamo che anche le pensioni di reversibilità stanno subendo da anni una forte limitazione).
Eccoci così arrivati al 21 ottobre scorso quando il "Sole 24 Ore", organo di Confindustria, dedica l'apertura della prima pagina al caso "amianto" intitolando: "Amianto, sulla previdenza in arrivo un'altra tempesta". Si veniva così a sapere che, secondo le previsioni dell'INPS, la spesa per prepensionamenti legati all'amianto che nel 1994 era stata di 16 milioni di euro ha raggiunto quest'anno 335 milioni e che le previsioni la fanno lievitare 1261 milioni per il 2010. Tutto questo avverrà, a meno di una bella riforma, a scapito degli aumenti delle pensioni minime e non certo degli sgravi alle aziende o della costruzione di quelle faraoniche infrastrutture sempre più necessarie al capitalismo italiano strozzato da questa crisi strutturale ormai trentennale.
A fianco di questo articolo appariva un commento di Giuliano Cazzola dal terroristico titolo: "Più grave del caso FIAT" in cui questo ex sindacalista, esperto di pensioni, arriva a domandarsi come sia possibile essere indennizzati se non si è neppure malati o come una pensione anticipata possa prevenire l'insorgere delle malattie legate all'amianto.
Non scherziamo signor Cazzola, è vero che una pensione non previene la malattia però è altrettanto vero che rappresenta solo un misero indennizzo per i lavoratori esposti all'amianto che, se dovessero aspettare il manifestarsi del cancro, ne potrebbero godere solo per pochi mesi. Ecco allora che ritroviamo lo stesso Cazzola alla presidenza della commissione ministeriale che insieme ad un gruppo ristretto del senato sta progettando una nuova normativa volta a restringere la possibilità di prepensionamento per i lavoratori esposti all'amianto.
Ben presto ne vedremo i risultati, nel frattempo l'INAIL tiene a freno il fenomeno respingendo migliaia di domande.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #12
Dicembre 2002
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