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Home ›Lite nell'Ulivo, in ballo c'é la spartizione delle poltrone
Negli ultimi giorni di gennaio l'ennesima bufera ha squassato le magagnate fronde dell'Ulivo. I vari rami, rametti e cespugli costituenti la litigiosa coalizione che dovrebbe contrastare il rullo compressore del Polo, si sono azzuffati, non perdendo l'occasione per scambiarsi una serie di colpi bassi dietro i sorrisi di convenienza e le ipocrite dichiarazioni sull'unità e la salute del fronte centro-sinistro. Forse che erano in ballo alte questioni morali, nobili ideali da salvaguardare in favore dei deboli e degli oppressi? Niente affatto, naturalmente. L'oggetto del contendere era la difesa dell'unico ideale professato e praticato dai politicanti borghesi di qualunque colore, vale a dire la poltrona, che ha in dotazione "di serie" denaro, privilegio e potere.
Il tutto è nato quando si è trattato di scegliere il rappresentante da inviare alla Convenzione Europea, quell'organismo che, in pratica, dovrà elaborare una specie di Costituzione per l'Unione Europea del prossimo futuro, la quale, entro pochi anni, vedrà notevolmente allargarsi i propri confini con l'entrata di una parte non piccola dei paesi dell'ex impero sovietico. Come da regolamento, alla Convenzione sarà ammesso un rappresentante - proveniente dai singoli stati dell'UE - del governo in carica, uno della maggioranza e uno dell'opposizione. Ebbene, quando il centro-sinistra ha designato l'ex ministro Dini, bloccando sul nascere le ambizioni di un altro ex, D'Alema, la componente diessina si è scagliata contro l'altra grossa componente della coalizione ulivista, vale a dire la Margherita, accusando gli alleati di essere venuti meno alla parola data, di essersi rimangiati le promesse, in pratica di aver giocato sporco. Se non fossero quei tristi figuri che sono, se non intessessero i loro squallidi balletti di potere sulle ingenue e sincere aspettative di milioni di elettori proletari, quasi quasi verrebbe voglia dar loro un premio per "il miglior attore", tanta è la passione con cui questi politicanti (e i politicanti in generale) recitano la parte, tanta è la naturalezza, la spontaneità con cui riescono a mentire; per questi signori (e signore) la menzogna, lo sgambetto, il dire tutto e il contrario di tutto pur di stare incollati alla "cadrega", sono l'essenza stessa della vita, vale a dire della politica, che dà il meglio di se stessa - si fa per dire - nel supremo inganno della falsa democrazia borghese.
Dalla mancata designazione di D'Alema è così partita una lite che è andata a toccare i rapporti di forza all'interno dell'Ulivo e quindi il ruolo di Rutelli come capo della coalizione. I sordi rancori, le invidie meschine, i sospetti che hanno sempre covato sotto la cenere, sono emersi alla luce del sole: i DS contestano la leadership del "piacione", piccolo grande campione di trasformismo (ha persino "regolarizzato" la sua convivenza sposandosi in chiesa) rivendicando per sé stessi un ruolo maggiore, anzi, di guida nella rissosa compagine anti-berlusconiana. La Margherita, va da sé, pur non avendo nessuna intenzione di mollare l'osso, alla fine ha dovuto accettare una specie di compromesso, che, in sostanza, congela la situazione, rimandando la resa dei conti a dopo le elezioni amministrative di primavera. Nel frattempo, si dovranno riscrivere le regole generali di funzionamento dell'Ulivo, ma la direzione del medesimo diventerà collettiva (la famosa cabina di regia rivendicata con insistenza dai DS) e Rutelli conserverà temporaneamente il doppio incarico di guida dell'Ulivo e di segretario della Margherita, vale a dire, esattamente ciò che per i diessini è un "conflitto di interessi" inaccettabile.
Ma perché proprio adesso che si avvicinano le elezioni amministrative, Fassino e trista compagnia hanno condotto un attacco così violento e destabilizzante nei confronti del centro-sinistra, rischiando fortemente di appannarne l'immagine - di per sé già poco smagliante - verso i propri elettori, tra i quali serpeggiano la delusione, lo scoraggiamento e un vago senso di impotenza nei confronti del faccendiere di Arcore? Perché recenti sondaggi avrebbero rilevato una crescita dei voti per la Margherita e un sensibile calo per i DS, tanto che se le previsioni verranno rispettate, questi ultimi non saranno più la componente maggioritaria dell'Ulivo. Si sa che nel mondo della politica borghese la forma, l'immagine hanno un ruolo rilevante (specialmente in quest'epoca) nello spostare da una parte o dall'altra milioni di voti, perché, in ogni caso, la sostanza è data per scontata, è fondamentalmente la stessa per i vari contendenti, vale a dire la salvaguardia e la difesa degli interessi borghesi, in primo luogo dei suoi settori più forti. Per questo, la conquista di una posizione centrale, costantemente esposta alla luce dei riflettori sul palcoscenico dell'osceno teatrino della politica, può agevolare il favore dell'elettorato, cioè, ancora una volta, denaro, privilegi, potere. Che differenza potrebbe fare per un operaio o un impiegato alle prese del rinnovo contrattuale, una giovane operaia che fatica "in nero" per mezzo milione (di lire) nei sottoscala del sud - ma anche del nord - d'Italia, per un immigrato e un giovane proletario ugualmente schiacciati dalla precarietà, se alla Convenzione Europea ci va Dini o D'Alema? Il primo, se esistesse una "Norimberga", un tribunale mondiale degli sfruttati e degli oppressi, dovrebbe essere processato per crimini contro l'umanità, in quanto ex altissimo funzionario del Fondo Monetario Internazionale; senza trascurare, ovviamente, il fatto che ha dato la prima sostanziale mazzata alle pensioni. Del secondo, basterebbe ricordare che da presidente del consiglio ha partecipato alla guerra in Kosovo e ha il "merito" di avere per primo avanzato la proposta di abolire - almeno in parte - il famoso articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, quando disse, a noi lavoratori, "scordatevi il posto fisso!", proponendo, appunto, di incentivare la crescita delle piccole aziende dando la facoltà ai padroncini di licenziare liberamente senza il pur debole impedimento dell'art.18. E lo stesso vale per Rutelli, che, quando era sindaco di Roma, esercitava sollecitamente anche la funzione di valletto del più che reazionario papa.
No, da questi personaggi il proletariato non può aspettarsi niente di più di ciò che hanno coscienziosamente fatto: aumento dello sfruttamento, rapina del salario, guerra. Invece di mandarli alla Convenzione Europea, non farebbe meglio a mandarli, assieme ai loro degni compari del Polo, a quel paese?
cbBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 2002
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