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Home ›Assalto della Fiat alla Montedison
L'intera vita sociale sempre più nelle mani di pochi gruppi di potere
Ci vorrà ancora del tempo per sapere se l'Opa lanciata da Italenergia - una cordata Fiat-Edf appoggiata dalla Banca Lazard e dalla Deutsche Bank, sulla Montedison contro Mediobanca avrà successo. la cosa appare molto probabile visto che Italenergia già ora, grazie ai pacchetti azionari che le hanno ceduto la Banca di Roma, Intesa Bci e San Paolo Imi, controlla più del 51 per cento della società di Foro Bonaparte. In ogni caso l'operazione ha già determinato una profonda modificazione degli equilibri di potere economico, finanziario e politico all'interno della borghesia italiana ed è destinata a lasciare segni profondi nella sua geografia e distribuzione.
Lanciata per eludere il decreto del governo Amato, varato anche con l'approvazione dell'allora opposizione di centro-destra, per proteggere la Montedison dall'attacco della francese Edf, l'Opa contro Mediobanca e il gruppo facente capo a Romiti ha, infatti, già determinato un rimesco-lamento sia delle alleanze sia delle strategie dei maggiori gruppi finanziari e industriali italiani nella direzione di un'ulteriore concentrazione e centralizzazione dei capitali e quindi del potere in poche mani così come d'altra parte sta accadendo su scala mondiale.
A dispetto del pensiero liberista che ha immaginato e continua a immaginare la libera concorrenza come l'approdo naturale dei processi di liberalizzazione e deregolamentazione dei mercati, il sistema capitalistico sta evolvendo sempre di più verso la costituzione di giganteschi agglomerati politico-economico-finanziari che hanno come obbiettivo il controllo sempre più capillare sia dell'attività produttiva in senso stretto che dell'intera attività sociale.
Anche nella vicenda Fiat-Edf/Mediobanca, per esempio, appena si approfondisce la lettura dei fatti, si vede che in palio non vi è solo il pur appetitoso piatto costituito dagli spazi del mercato energetico che la priva-tizzazione dell'Enel si appresta a lasciare liberi. Ma è stato messo in discussione oltre all'assetto del settore energetico anche quello del sistema bancario, assicurativo, industriale, delle telecomunicazioni e della editoria.
L'appoggio alla cordata Fiat-Edf della Pirelli di Tronchetti Provera, della Mediaset di Berlusconi e pare anche della Benetton oltre che di importanti banche, ivi compresa la stessa Banca d'Italia, nel mentre il gruppo Colannino (Telecom - Infostrada) traballa vistosamente sotto il peso dei debiti e dalle inchieste giudiziarie e quello facente capo a Cecchi Gori si è già sfasciato, lascia intravvedere la nascita di una sorta di filiera del potere che va dagli Agnelli a Berlusconi e ai loro amici che attraversa e controlla praticamente tutto ciò che si muove in questo paese.
Per certi aspetti si tratta di un vero e proprio golpe bianco che mette nella mani di un ristrettissimo numero di persone il controllo della finanza, dell'industria, della telefonia, della grande distribuzione, della stampa, delle televisioni e finanche del governo e del parlamento saldamente nella mani di Forza Italia partito-azienda di Berlusconi. Forse neppure durante il fascismo si era vista una cosa simile.
Per molti commentatori e opinionisti borghesi, tutto ciò sarebbe la conseguenza di un regolamento di conti fra la famiglia Agnelli e i suoi alleati e i successori di Cuccia in Mediobanca e Romiti, che nel 1992, in un momento di difficoltà degli Agnelli, avrebbe tentato di soppiantarli assumendo il controllo diretto della Fiat da un lato, e dall'altro, del desiderio di Berlusconi di essere finalmente ammesso nel salotto buono delle grandi famiglie della borghesia italiana.
Gli Agnelli, secondo questa versione dei fatti, avrebbero prima riconquistato il comando della Fiat ed ora, dopo essersi accordati con Berlusconi, che in cambio ha ricevuto il loro appoggio per la conquista di Palazzo Chigi, si accingono alla vendetta finale relegando Mediobanca e Romiti in ruolo di secondo piano.
Ora, sicuramente le rivalità d'ordine personale hanno un loro peso, ma ridurre un processo di queste dimensioni alle sole beghe personali è quanto meno riduttivo e sicuramente mistificatorio poiché fa perdere di vista che si è in presenza di una tendenza che riguarda tutto il sistema capitalistico mondiale e non soltanto un paio di famiglie della borghesia italiana.
Le crescenti difficoltà che incontra il processo di accumulazione capitalistico a causa dei bassi saggi di profitto che si registrano nel settore industriale ha reso sempre più impellente e vitale la ricerca di fonti di plusvalore alternative e in particolare di quelle che si concretizzano mediante la sua appro-priazione parassitaria.
Le privatizzazioni di settori come quello energetico o ferroviario o delle telecomunicazioni per non parlare poi di quello sanitario e pensionistico non hanno, come sostengono gli economisti borghesi, per scopo la riduzione delle tariffe, ma al contrario si prefiggono l'eliminazione di tutti gli ostacoli che limitano la formazione di prezzi monopolistici e/o oligopolistici.
Si sostiene, per esempio, che la privatizzazione abbia favorito la riduzione delle tariffe telefoniche, ma se si studiassero meglio le modificazioni subite dalla curva dei costi in questo settore grazie alla automazione che ha ridotto al lumicino l'impiego di manodopera emergerebbe che in realtà le tariffe quando sono diminuite, non sono diminuite nella stessa misura in cui sono diminuiti i costi e la gran parte di questa riduzione si è trasformata in maggiori profitti per quei pochi oligopolisti che hanno preso il posto del monopolio pubblico.
Altresì, lo smantellamento del sistema pensionistico pubblico poco centra con la presunta rottura dell'equilibrio demografico fra le generazioni, ma ha come obbiettivo lo sviluppo della sfera finanziaria che è lo strumento per eccellenza dell'appropriazione paras-sitaria di plusvalore.
In Fiat, per esempio, da tempo è maturata la consapevolezza che sul mercato automobilistico mondiale c'è posto per non più di tre o quattro grandi produttori. Per un certo periodo di tempo sono stati tentati accordi con partner di pari dimensioni, ma poi i rapporti di forza esistenti sul mercato dell'auto hanno avuto ragione e si è reso necessaria l'accordo con la GM che prevedendo la possibilità per il partner americano di acquistare dopo un certo periodo di tempo un ulteriore 20 per cento del pacchetto azionario, di fatto si configura come una vera e propria cessione della storica fabbrica di famiglia.
Per gli Agnelli, dunque, la ricol-locazione e la diversificazione dei loro investimenti in altri settori è questione di vitale importanza. E di vitale importanza era anche una forte alleanza con Berlusconi visto che le sorti di alcuni settori fra i più importanti dipendono dalle decisioni che dovrà prendere il suo governo. In questo contesto anche l'abbandono delle forze politiche del centro-sinistra, che pure erano riuscite a risanare la finanza pubblica scaricandone i costi sui lavoratori, a favore di quelle del centro-destra risponde alla precisa esigenza di esercitare un controllo diretto sui quei processi decisionali di competenza governativa relativi ai futuri assetti economico e finanziari del paese.
Non l'odio per Romiti e i dirigenti di Mediobanca ha spinto gli Agnelli a lanciare l'Opa per il controllo della Montedison, ma il tentativo di posizionarsi in un contesto simile a quello in cui è posizionato Berlusconi cioè in un contesto in cui il rischio industriale è minimo e massime sono le possibilità di realizzare profitti come appunto quello della distribuzione dell'energia elettrica o della telefonia. Un discorso simile vale anche per la Pirelli che a sua volta ha da poco ceduto per dodicimila miliardi di lire una sua società ad alto contenuto tecnologico e con la liquidità acquisita mira a entrare nel settore telefonico e/o dell'editoria (Corriere della Sera). E tanti saluti alla tanto decantata divisone dei poteri, il presunto sale della democrazia moderna; ma - come dicevano i romani - pecunia non olet!
gpBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio 2001
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