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Home ›I corridoi energetici dietro la guerra nei Balcani
A oltre due anni di distanza dalla guerra nell'ex Jugoslavia, che ha completamente distrutto le strutture portanti del paese balcanico ed ucciso migliaia di esseri umani, sulla stampa internazionale borghese si è aperto uno squarcio di luce sui reali interessi che hanno mosso le grandi potenze imperialistiche ad intervenire militarmente nell'area. Una chiarificazione che arriva in un momento particolare per l'intera area dei Balcani. Infatti, proprio in questi ultimi mesi un altro fronte di guerra rischia di incendiare nuovamente la martoriata penisola balcanica, dove le milizie dell'Uck, in nome della grande Albania e grazie all'appoggio politico-militare degli Stati Uniti d'America, hanno compiuto numerose incursioni in un paese come la Macedonia, soltanto in apparenza lontano da particolari interessi economici e strategici. A chiarire l'importanza strategica della Macedonia è direttamente il generale Jackson, comandante in capo della Nato, il quale di recente ha dichiarato: "Noi vogliamo con certezza stabilirci qui per molto tempo in ordine da garantire la sicurezza dei corridoi dell'energia che attraversano la Macedonia".
Se mai c'è ne fosse stato bisogno è la stessa borghesia a dare oggi conferma della validità delle nostre analisi sulla guerra nel Kossovo. Altro che guerra umanitaria combattuta contro il dittatore Milosevic; quella del Kossovo, come tutte le guerre del capitale, è stata una guerra combattuta dai vari fronti della borghesia mondiale in nome dei propri interessi di classe dominante, nella quale l'unica vera vittima è stato il proletariato jugoslavo massacrato da bombe intelligenti e da proiettili all'uranio impoverito.
A far luce sulla guerra del Kossovo e sulla escalation in Macedonia ci aiutano le recenti pubblicazioni delle mappe dettagliate che mostrano i progetti europei ed americani dei corridoi energetici. Si tratta di due alternativi progetti intorno ai quali è fortissimo lo scontro imperialistico tra gli Stati Uniti e l'Europa. Mentre il progetto dei paesi del vecchio continente, con la Germania in testa, prevede che la rete di oleodotti e di gasdotti provenienti dalla regione del Caucaso arrivi in Europa attraverso la via dei Balcani, gli Stati Uniti sponsorizzano un tracciato alternativo delle risorse energetiche. Infatti il progetto statunitense prevede che il petrolio del Caucaso arrivi in Europa attraverso un oleodotto passante per la Bulgaria, Macedonia, Albania e infine in Adriatico.
Quest'ultimo tracciato chiamato "Trans-Balkan Pipeline", progettato dalle grandi compagnie petrolifere americane nei primi anni novanta è stato tenuto nascosto per moltissimi anni, e solo di recente il giornale inglese Guardian ha fornito notizie dettagliate sul progetto statunitense. Secondo il Guardian " il corridoio energetico chiamato Trans-Balkan Pipeline partirà da Burgas, città situata sulle rive del Mar Nero, per raggiungere l'Adriatico nella città albanese di Valona, passando per la Bulgaria, la Macedonia e l'Albania". Lo stesso Guardian continua nel suo servizio fornendo ulteriori dettagli circa l'importanza del progetto affermando che "per l'occidente sarà la principale via verso il petrolio ed il gas attualmente estratti in Asia centrale che fornirà nei prossimi anni circa 750 mila barili di petrolio al giorno".
Per gli interessi imperialistici degli Stati Uniti controllare il flusso di petrolio proveniente dalle regioni del Caucaso è una questione strategicamente fondamentale, visto le strettissime relazioni che intercorrono tra il prezzo del petrolio, il dollaro e la ripartizione della rendita finanziaria. Infatti, il controllo militare delle vie del petrolio assicura agli Stati Uniti l'indubbio vantaggio di poter incidere in maniera determinante sul prezzo dell'oro nero e soprattutto imporre che la moneta utilizzata negli acquisti sia ancora ed esclusivamente il dollaro. Come abbiamo più volte sottolineato anche su Battaglia, il fatto che il petrolio, così come le altre materie prime, siano commercializzati attraverso l'utilizzo della moneta americana, attribuisce agli Stati Uniti un enorme vantaggio in termini economici derivanti dalla posizione dominante del dollaro nell'ambito del sistema monetario internazionale. La guerra del Golfo contro l'Iraq di Saddam, così come quella contro la Jugoslavia di Milosevic sono state condotte dagli Stati Uniti per imporre il diretto controllo su aree strategiche per la produzione e la commercializzazione del greggio.
I paesi europei pur schierandosi sullo stesso fronte di guerra degli Stati Uniti hanno interessi economici diametralmente opposti, ma per ovvie ragioni militari hanno finora fatto buon viso a cattivo gioco. Il progetto europeo di trasporto del petrolio dal Caucaso è alternativo a quello degli Stati Uniti non solo perché prevede il passaggio dell'oleodotto in paesi maggiormente legati all'economia del vecchio continente che agli Stati Uniti, e sui quali questi ultimi non potrebbero esercitare un controllo militare diretto, ma potrebbe aprire una breccia nel monopolio del dollaro sul mercato del petrolio. Se i paesi dell'Europa dell'euro dovessero riuscire a realizzare il proprio progetto questi potrebbero acquistare il petrolio proveniente dal Caucaso e pagarlo con la nuova moneta europea, ridimensionando in tal modo il ruolo del dollaro e il dominio totale dell'imperialismo americano.
La ripresa degli scontri in Macedonia sta, dunque, a testimoniare che lo scontro in atto per il controllo dell'area dei Balcani è tutt'altro che chiuso. Uno scontro nel quale le varie fazioni della borghesia balcanica, pur di ottenere una quota di profitti più grande, si legano ai diversi fronti dell'imperialismo e mandano al massacro il proprio proletariato. La recessione dell'economia mondiale potrebbe dare una forte accelerata agli scontri in atto in Macedonia, incendiando di nuovo l'intera area balcanica. Non accettare la logica borghese della guerra umanitaria o della difesa della patria dall'invasore imperialista, ma rilanciare la parola d'ordine del disfattismo rivoluzionario è l'unica strada percorribile dal proletariato per opporsi alla guerra e dare un colpo mortale al modo di produzione capitalistico vera ed unica causa di tutte le guerre.
plBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2001
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