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Home ›Cresce l'inflazione diminuiscono i salari
Ma non è solo il caro petrolio a ridurre il potere d'acquisto dei salari
La ripresa dell'inflazione ha nuovamente alimentato la polemica tra governo e sindacati, in particolare con la Uil di D'Antoni. I prezzi sono aumentati del 2,4% su base annua, contro un tasso programmato dell'1,2% per il 2000, cosa che metterebbe in discussioni la politica dei redditi stabilita dal patto sullo sviluppo tra imprenditori sindacati e governo nel 1993. Siamo di fronte al solito giochino di botta e risposta, di polveroni alzati per nascondere la comune natura degli obiettivi perseguiti dai contendenti: far digerire le continue bastonate al mondo del lavoro preservando gli interessi di fondo del capitale nazionale.
Detto questo, molto più banalmente la partita vede i protagonisti gareggiare anche per rimescolare le carte e ridefinire i futuri equilibri di potere all'interno del centro sinistra. Non a caso alla voce grossa di D'Antoni si contrappone la moderazione filo governativa di Cofferati, sembra la prefigurazione a venire del passaggio molto probabile in politica dei due rispettivamente nel Ppi e nei Ds, dandoci un saggio anticipato del più becero opportunismo borghese trasferito dal piano sindacale a quello politico. Mentre sull'altra sponda per il momento il defilato Larizza sembra fare da spettatore e vivacchiare in attesa di eventi.
La risposta di D'Alema (e della Confindustria) alle tirate di D'Antoni è stata puntuale, imputando al rincaro del prezzo del petrolio sul mercato internazionale, e non all'azione del governo, la causa principale dell'aumento dell'inflazione oltre ad alcuni fenomeni speculativi legati a questo, ma bisogna avere fiducia, abbiamo raggiunto il punto più alto e il prezzo del greggio prossimamente non potrà che invertire la tendenza e calare, anche molto sensibilmente.
Quindi rilanciando e impugnando apparentemente le difese dei lavoratori, con la furbizia e la faccia tosta di sempre, D'Antoni a chiesto l'apertura di un tavolo di trattative con l'esecutivo per un'intervento urgente contro l'inflazione, proponendo maggiori sgravi fiscali sulla benzina, contenimento entro l'1,2% delle tariffe dei servizi, effettiva concorrenza e liberalizzazione del mercato, minacciando lo sciopero se queste richieste non saranno accolte.
Il comune denominatore di tutti gli attori in campo è la preoccupazione che i prossimi rinnovi contrattuali riguardanti il pubblico impiego, il tessile, gli autoferrotranvieri e i telefonici devono chiudersi convincendo i lavoratori al non recupero del differenziale tra inflazione programmata e quella reale. Da qui l'agitarsi delle acque tra le forze "progressiste" che si concluderà con tanto fumo negli occhi al solo scopo di far pagare ancora una volta il conto ai proletari.
La verità è che a parte le statistiche ufficiali e l'imbroglio di rapportare queste al potere d'acquisto di salari e stipendi con metodi che ne occultano l'incidenza, chiunque va a fare la spesa si rende conto benissimo del continuo aumento del costo della vita, cui va aggiunto i recenti rincari del 4,5% dei prezzi di beni e servizi di prima necessità come treni acqua e gas, e l'elenco potrebbe allungarsi se considerassimo altri prodotti della quotidianità.
In sostanza, a parte il petrolio che da un ulteriore contributo, assistiamo normalmente alla continua erosione del potere d'acquisto della classe operaia che insieme alla disoccupazione e alla precarizzazione del rapporto di lavoro sono alla base della crescita della povertà. Non devono farsi ingannare i proletari dalle polemiche in atto tra governo e sindacati, perché ognuno da posizioni e ruoli differenti recita uno stesso copione che altro non è che la salvaguardia del sistema capitalista contro i lavoratori.
Se la destra di Berlusconi e Fini è più esplicita a parole nel prendere posizioni dichiaratamente filo padronali, nei fatti incontra maggiori ostacoli nel realizzare quanto dice, l'esperienza del governo Berlusconi insegna. Invece i Ds e i loro amici usano toni meno aggressivi e vorrebbero conciliare i contrapposti interessi attraverso una fraseologia furbesca, che nella realtà si traduce in sostegno alle necessità del capitale e in sonore legnate per i proletari. La differenza tra un'ex stalinista alla D'Alema e uno squallidissimo personaggio alla Berlusconi, compreso il corollario che li circonda è tutta qui.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 2000
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