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Home ›Sindacato - Aggiungi un posto a tavola...
Anche il sindacato rivendica, ottiene (o mantiene) un posto nella grande abbuffata a spese del salario
Uno dei punti che più ci caratterizza e ci differenzia dalle altre organizzazioni che si dicono rivoluzionarie è la valutazione sulla natura del sindacalismo, che consideriamo irrecuperabile ai fini della difesa, anche elementare, degli interessi operai, in quanto totalmente integrato nei meccanismi di controllo e di dominio della borghesia. Insomma, il sindacato agisce sempre, comunque e solo come una forza apertamente anti-operaia e anti-proletaria.
Lo scorso dicembre ce ne ha dato una nuova e più odiosa conferma; in quel mese, infatti, sono stati firmati due importanti accordi: il primo riguardante la revisione delle norme che regolano il lavoro interinale, il secondo l'utilizzo del TFR (la liquidazione) nella cosiddetta previdenza integrativa o privata che dir si voglia. In entrambi i casi, il sindacato non recita più solamente la parte di colui che tiene legate le mani al lavoratore mentre padroni e governo lo bastonano, no, ora (?) rivendica il diritto di sedere al tavolo di chi si ingozza (o vuole ingozzarsi) anche col salario differito - in primo luogo le pensioni - come fanno tutti i pescecani della finanza che si rispettino, pubblici o privati.
Cominciamo dall'accordo sul lavoro interinale. Intanto occorre chiarire che questo "contratto atipico", che è stato usato per il 70% nell'industria metalmeccanica e quasi esclusivamente al Nord, di fatto non ha creato nuova occupazione (con tanti saluti ai disoccupati del Sud), ma, com'era ampiamente previsto, si è semplicemente sostituito ad altre forme contrattuali instabili, contribuendo all'aumento della precarizzazione della forza-lavoro. Siccome però c'erano ancora troppe regole che i padroni consideravano limitative, poiché non potevano - formalmente - usare la manodopera come avrebbero voluto ossia come una pezza da piedi, ecco che i sindacati (notare bene!) hanno proposto, tra l'entusiasmo della Confinterim (l'associazione delle imprese del settore) di estendere il lavoro interinale anche alle qualifiche più basse, all'edilizia e all'agricoltura: in pratica, di legalizzare ufficialmente il caporalato, cioè une delle forme più odiose di sfruttamento e di oppressione del proletariato. Naturalmente, con la solita ripugnante ipocrisia, i sindacati hanno demandato alla "contrattazione tra le parti" tutto ciò che riguarda la sicurezza sul lavoro, e la cosa si commenta da sé: è come incaricare la volpe di fare la guardia al pollaio... Ma nell'ennesimo piatto avvelenato che viene fatto ingoiare ai proletari la ciliegina sulla torta è costituita dal fondo per la cosiddetta "formazione dei lavoratori". In pratica, prima, le aziende interinali dovevano versare il 5% del monte salari complessivo a un fondo gestito dal Ministero del Lavoro ossia a un fondo "pubblico"; ora, invece, la quota si abbassa al 4%, ma sarà gestita unitariamente dai sindacati e dalla Confinterim. Di fronte a tanta spudoratezza, persino certi riformisti non hanno potuto fare a meno di notare che si tratta di "una bella conquista neocorporativa, di potere e di soldi" (il Manifesto, 10-12-'99). Infatti, nonostante il lavoro interinale interessi ancora un numero relativamente ridotto di persone ("solo" 52.000 impieghi nel '98), è però in forte crescita, per cui si può immaginare che presto la premiata ditta CGIL-CISL-UIL si troverà a manovrare un altro bel pacco di denaro, con tutto quello che ne segue in termini di potere e di controllo dei "posti giusti". Non a caso è stato Morese, ex pezzo grosso della CISL e ora sottosegretario al Ministero del Lavoro, a spingere di più per la firma dell'accordo (il Manifesto, cit.), a riprova, se mai ce ne fosse bisogno, che i sindacalisti (cioè il sindacato) fanno sempre lo stesso sporco lavoro anti-operaio, qualunque poltrona occupino.
Non meno infame è stato ed è l'atteggiamento sindacale nei confronti dello smantellamento del sistema pensionistico e della sua privatizzazione, cui il recente decreto governativo del 29-12-'99 ha dato un'ulteriore spinta. Senza entrare nello specifico (vedi l'articolo in questo stesso numero del giornale), qui vogliamo sottolineare come anche nella questione riguardante le modalità di utilizzo del TFR dei lavoratori (poiché tutti, padroni-sindacato-governo, danno per scontato che debba finire in bocca ai lupi di borsa) il sindacato vuole avere o, meglio, mantenere voce in capitolo in quanto parte direttamente interessata; da qui si spiegano i litigi tra i boss sindacali delle diverse confederazioni. Cofferati è per capovolgere l'attuale procedura e quindi per introdurre il versamento automatico del TFR a un fondo - gestione privato; D'Antoni invece è per la contrattazione mentre Larizza fa da paciere, ma tutti e tre sono d'accordo nel difendere e rafforzare i fondi pensione "chiusi" di origine contrattuale (per es., Cometa dei metalmeccanici) dagli assalti di banche, assicurazioni e istituti finanziari in genere. Il motivo è molto semplice; i fondi pensione "chiusi" sono gestiti anche dai sindacati e, com'è facilmente intuibile, l'affare è colossale. Non per niente, mentre la piccola industria spalleggia il sindacato, la grande industria, in generale, è per i fondi "aperti", visto che è presente a vario titolo e/o controlla i consigli di amministrazione degli istituti finanziari suddetti, i quali vorrebbero partecipare da protagonisti al saccheggio delle liquidazioni.
In qualunque modo vada a finire (ma siamo pronti a scommettere fin da adesso sulla fine della storia...) una cosa è certa: il sindacato ha già messo in movimento forchetta e coltello per un altro gran banchetto a spese del proletariato.
CBBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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