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Home ›Dalla flessibilità' del lavoro a quella dei salari
Aumentano i posti di lavoro saltuari e diminuiscono quelli fissi. Risultato: la disoccupazione reale non cala ma i salari sì
Mentre D'Alema, dopo aver dichiarato ufficialmente la fine del posto di lavoro fisso in Italia, annuncia per il 2.000 la creazione di un milione di posti di lavoro e Berlusconi (che già ci ha provato) anticipa i comizi elettorali promettendo a chi lo voterà la certezza del lavoro, gli ultimi dati Istat confermano la caduta dell'occupazione nelle aziende con più di 500 dipendenti. Fra settembre '98 e '99 la flessione è stata del 3,3% pari a 28 mila operai in meno, e riguarda tutti i settori manifatturieri tradizionali e quelli dell'energia elettrica, gas e acqua. Su base annua anche il settore dei servizi ha perso lo 0,4%, cioè 4.300 dipendenti. Altro dato confortante è quello dei salari aumentati 0,3% (al lordo) nei primi nove mesi '99, con una inflazione che ha ricominciato a salire ben oltre il 2%. E c'è una indagine della Confcommercio dalla quale risulta che negli ultimi tre anni i "cittadini consumatori", cioè le masse proletarie, hanno perso il 4% del loro potere d'acquisto. Ecco le cause: diminuzione di stipendi e salari, disoccupazione (o lavoro precario), aumenti delle tariffe e delle spese sanitarie, assistenziali, ecc. a carico delle famiglie.
Poiché la costante riduzione degli organici fa tuttora seguito a quelle ristrutturazioni tecnologiche che gli "esperti" indicano come unica ricetta per creare...posti di lavoro, non rimane che aggrapparsi agli altri dati Istat, che nel periodo ottobre '98-'99 segnalano un aumento complessivo di 266 mila posti di lavoro. Evviva, dunque, con un applauso alle grandi potenzialità delle piccole e medie imprese, alle quali in definitiva si dovrebbe quello strombazzato aumento di 600 mila occupati tra il '95 e il '99. "Da ricondurre - lo dice il governatore Fazio che se ne intende - in gran parte a forme di impiego parziale o determinato). Nel settore metalmeccanico, dove fra l'altro la media pro capite degli straordinari supera ufficialmente le 100 ore annue, il 66% dei nuovi posti di lavoro "creati" nel '98 sono stati a tempo determinato e basso salario.
Le favole sui miracoli della imprenditorialità diffusa, riconducile per lo più alle micro imprese, continuano a mistificare una realtà dove il posto di lavoro (a parte la sua precarietà e limitazione temporale) ha le caratteristiche delle peggiori condizioni di sfruttamento e di retribuzione.
Rimane evidente a tutti, e agli stessi borghesi incantatori di serpenti, che la stragrande maggioranza dei nuovi posti di lavoro non sono altro che sostituzioni momentanee di posti di lavoro stabile che tali non saranno più: I tassi di disoccupazione restano nella media annuale tali e quali, anzi, come dimostrato dai dati Istat, tendono ad aumentare se non si ricorre agli inganni delle statistiche in vigore negli Usa.
I giochini di prestidigitazione dei D'Alema, Berlusconi e soci, rivelano il trucco ancor prima di iniziare; non solo, ma mostrano sia il vero volto del capitalismo nella sua fase di crisi strutturale e sia il presente e soprattutto il futuro riservato al proletariato, a quei "cittadini" che l'ordine costituito e dominante vorrebbe in paziente e digiunante attesa di un flessibile posto di lavoro.
Gli imbonitori esibiscono tutta l'ipocrisia del loro prezzolato mestiere: meglio disoccupati a tempo pieno o lavoratori a tempo parziale (un mese o due all'anno)? Naturalmente parziale sarà pure il salario, ma anche qui vale la medesima logica: morire di fame o raccattare qualche michetta?
A questo punto, visto che continua a tardare una adeguata risposta di classe, i capitalisti, l'attuale governo e quelli che verranno, si preparano a trarre qualche altro vantaggio da una situazione che non dipende comunque da scelte sbagliate o cattive volontà ma dalle necessità di un modo di produzione e distribuzione in profonda crisi. Non è una novità, poi, che la borghesia approfitti del fenomeno, sempre più strutturale, della disoccupazione per diminuire il valore della forza lavoro e rapinare maggiori quote di plusvalore dai processi produttivi. Le sirene incantatrici del capitale tentano di far passare il lavoro precario e flessibile come una introduzione al vero posto di lavoro (ministro del Lavoro), mentre il taglio dei salari diventa un modo per assicurare la sopravvivenza dell'azienda e la stabilità dell'occupazione, oltre a generare di fatto una solidarietà fra proprietà e lavoratori. L'imprenditore, naturalmente, conserva tutte le sue "prerogative, ma la dialettica tra lavoro e impresa deve potersi risolvere in una solidarietà strategica. (Dalle esternazioni del governatore Fazio).
È lo stesso personaggio ad ammettere, sempre ufficialmente, l'avvenuta introduzione in Italia di forme di impiego caratterizzate da alta instabilità del rapporto stesso. Si tratta ora di spingere alle estreme conseguenze quella logica di una dialettica conservatrice che impone al capitale, attraverso il ricatto della disoccupazione totale, l'applicazione di soluzioni intermedie che rendano altrettanto flessibili sia i costi che i rapporti di lavoro là dove ancora sopravvivono lavori a tempo pieno e indeterminato.
Ovvero: mal comune - mezzo gaudio, per il trionfo globale del capitale.
DCBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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