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Home ›Manovre dell'imperialismo USA in Colombia
Parlano i gendarmi: imminente l'invasione militare?
Per gli USA la situazione colombiana è diventata una faccenda prioritaria. Con le loro frequenti visite al paese, funzionari e politici di altissimo rango stanno ratificando questi interessi. Per quanto si usi il narcotraffico come sotterfugio, l'argomento reale dei loro colloqui con i governanti e le gerarchie militari della Colombia e dei paesi limitrofi punta a stabilire la strategia e la tattica militari per fronteggiare la sfida costituita dalla guerriglia alla egemonia statunitense nel continente, in un quadro di crisi economica, mobilitazione delle masse, guerra e rivoluzione politica che minaccia di estendersi ai paesi vicini. "Povera Colombia. Il segretario della Difesa William Cohen, Madeleine Albright, Janet Reno e tutti coloro che stanno qui dovremo sempre seguire attentamente una situazione dinamica che si sta muovendo in una direzione sbagliata. Tutto ciò è un'emergenza". Tali sono le parole pronunciate da Barry McCaffrey, capo della DEA, alla Casa Bianca durante la presentazione della relazione al presidente Clinton sulla situazione colombiana appena tornato dal suo viaggio di ispezione in Colombia, Perù e Venezuela. McCaffrey ha considerato un dovere per gli USA intensificare ogni genere di impegno per fronteggiare il potere militare destabilizzante sviluppato dalla guerriglia. Il nove di agosto - cioè solo una settimana dopo la visita di McCaffrey - arrivarono nel paese i sottosegretari Thomas Pickering, degli affari politici; Pete Romero, addetto all'emisfero sud e Randy Beers, del narcotraffico, per esaminare, secondo dichiarazioni rese alla stampa colombiana, "la lotta antinarcotici e l'appoggio degli Stati Uniti al processo di pace". Pochi giorni prima, venerdì 6 agosto, in un dibattito alla commissione Crimine e Giustizia della Camera dei Rappresentanti degli USA, i repubblicani attaccarono il governo Clinton per la sua mancanza di collaborazione con la polizia colombiana e per il "fiasco" nella strategia antidroga. I funzionari del governo, intanto, difesero la necessità di appoggiare il rafforzamento dell'esercito colombiano per avere successo nella guerra alla droga. Tuttavia, all'inizio di agosto, il Dipartimento Antidroga degli USA (DEA) ha espresso un'opinione coincidente con una dichiarazione del presidente colombiano A. Pastrana secondo la quale al momento non esistono prove evidenti che le FARC siano narcotrafficanti. Per parte sua, A. Valenzuela, direttore degli Affari Interamericani del Consiglio Nazionale di Sicurezza, malgrado osservi che il governo nordamericano "non ha intenzione di cacciarsi in una guerra contro la guerriglia" in un'intervista concessa alla stampa colombiana ha affermato che "In qualunque trattativa di pace occorre avere una posizione di forza. Bisogna essere pronti, se falliscono i tentativi di arrivare a una soluzione pacifica, ad affermare il legittimo diritto dello stato per poter dare sicurezza alla popolazione e assicurare la sovranità..." In poche parole, l'evoluzione del conflitto interno colombiano ha fatto sì che la questione droga passi in secondo piano, mentre il problema della guerriglia e la rivoluzione politica diventano il centro delle discussioni e delle preoccupazioni capitaliste. Le numerose dichiarazioni dei funzionari del governo statunitense cadono in un clima di crisi economica e sociale profonda, cioè in un momento in cui il PIL di tutti i paesi della regione retrocede o precipita drasticamente e in cui, per di più, i bilanci degli stati nazionali e delle più importanti compagnie sono destinate in una considerevole percentuale al pagamento del debito interno ed estero. Nel momento in cui si progetta il cosiddetto "aggiustamento economico" coordinato con i programmi di salvataggio economico emanati dal FMI, le cui uniche conseguenze sono state l'incremento della marginalità sociale, la fame, la caduta dei salari reali, la disoccupazione endemica e un forte movimento migratorio spinto dalla definitiva liquidazione della economia tradizionale, l'intervento militare imperialista assume un ruolo complementare. Oggi in America Latina le masse si stanno sollevando congiuntamente contro lo sfruttamento capitalista e i regimi politici associati alle oligarchie e all'imperialismo USA. Si assiste a una violenta ascesa delle masse che scuote il continente dal Rio Grande alla Patagonia. Questa dinamica di massa è stata assorbita e controllata dai movimenti nazionalisti rivoluzionari e dalle correnti antimperialiste della piccola borghesia che cercano di affrontare la crisi con interventi di capitalismo di stato e di difesa del lavoro nazionale inseriti in regimi politici di democrazia popolare giacobina. Oggi in America Centrale, Ecuador, Argentina, Brasile, Cile e Colombia c'è una situazione di continua rivolta popolare nella quale confluiscono sia i classici movimenti contadini e indigeni che la reazione spontanea del proletariato e del sotto proletariato alle politiche economiche del capitale. La guerriglia colombiana, con i suoi recenti successi militari, sta diventando un punto di riferimento per questi movimenti di massa e per la loro direzione. In effetti il rafforzamento delle forze insurrezionali e il loro programma statal-keynesiano, in un momento in cui il modello neoliberale è fallito sonoramente in Asia e in America Latina e le economie del continente sono sprofondate, possono diventare facilmente la forza canalizzatrice della reazione generalizzata tanto contro le misure del FMI - che fanno ricadere sopra le masse il recupero dei profitti dei capitalisti privati (ricordiamo che le economie di sette paesi latinoamericani - Messico, Brasile, Argentina, Venezuela, Ecuador, Perù, Cile e Colombia - stanno sotto il diretto controllo del Fondo) quanto contro i tentativi di ricostituzione delle caste politiche corrotte. Verso la guerriglia e il più ampio movimento nazionalista borghese e piccolo-borghese anti-neoliberale che è venuto creandosi nel continente dagli anni ottanta, tenderà a convergere il movimento quando emergerà la necessità di dotarsi di un programma e una strategia comuni contro il modello accettato dalle oligarchie dominanti latinoamericane. Malgrado il crescente intervento militare si presenti edulcorato sotto l'eufemismo di un "rafforzamento della democrazia e dell'economia", nel contesto descritto la vera ragione è stata prospettata da Mc Caffrey nel quadro di una "emergenza nazionale che mette a rischio gli interessi degli USA nella regione".
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #9
Settembre 1999
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