Salvaguardia dell'ambiente o del capitale?

Effetto serra: crisi o sviluppo, il capitalismo è insostenibile

Dal giacimento petrolifero della Val d'Agri, in Basilicata, si dovrebbero ricavare circa 15 miliardi di barili di petrolio, di cui 9/10 miliardi recuperabili per la vendita. Con un utile netto per barile di circa 4 dollari, si può ipotizzare un guadagno complessivo attorno ai 65.000 miliardi di lire. Un bel colpo per l'ENI, e per le manovre di accelerazione della sua privatizzazione.

Tutti contenti; persino (almeno fino a quando appoggiavano il Governo Prodi) gli antagonisti di Bertinotti, soddisfatti dalle assicurazioni personali di Ciampi sulla conservazione, da parte dello Stato, del controllo dell'ENI anche con una partecipazione azionaria al di sotto del 40%. Soltanto lo Slai Cobas, che vanta addirittura una sua rappresentanza (l'onorevole Mara Malavenda) in Parlamento, si era in quell'occasione indignato; ma il motivo riguardava solo il timore che il bel gruzzolo di profitti potesse finire nelle tasche dei privati invece che in quelle dello Stato. Entrambi borghesi, sì, ma ciò che importa ai democratici rappresentanti del popolo è la tutela degli interessi del capitale (di Stato); sulla famosa tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, cala il silenzio.

Lo stesso discorso vale per i permessi di ricerche di petrolio e metano già richiesti dall'Eni e riguardanti un'area agricola di 46.000 ettari nella provincia di Chieti, e una zona di mare (66.000 ettari) fra le isole di Capraia e d'Elba.

Intanto la Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici (Buenos Aires, novembre) ha ammesso una diretta relazione tra le sempre più massicce emissioni di anidride carbonica (e altri gas serra, metano e composti del fluoro) nell'atmosfera, e gli sconvolgimenti climatici in atto sul pianeta. I provvedimenti precauzionali, rimasti comunque sulle carte degli accordi di Kyoto '98, si sono confermati tanto ridicoli quanto ipocriti, con la loro proposta di riduzione del 5% della produzione di anidride carbonica fino al 2012! L'ultima beffa è poi quella del capitalismo più forte che pretende d lavare i panni sporchi in casa dei paesi più deboli, facendosi pagare il servizio. Infatti gli Usa sono pronti a finanziare progetti di efficienza energetica ed a vendere apposite tecnologie alle economie sottosviluppate. A quegli stessi paesi, cioè, in cui le società transnazionali hanno trasferito le industrie ad alto impatto ambientale, siderurgiche e petrolchimiche, e tutti i rifiuti tossici prodotti in casa propria, dove invece aumentano le loro quote inquinanti.

Traffico urbano, produzione di energia elettrica tramite petrolio, riscaldamento nelle città: sono questi i principali responsabili delle distruzioni ambientali, degli inquinamenti e dei disastrosi fenomeni climatici. (Vedi Il clima reagisce al capitale in Prometeo n. 15).

Nel modo di produzione capitalistico l'energia è una merce come tutte le altre. Il petrolio e il carbone, usati per produrre energia, sono i principali responsabili dell'emissione di anidride carbonica; ma le fonti alternative sono più costose e quindi si prosegue con l'inquinamento atmosferico. Non esistono possibili compromessi contro le logiche delle dominanti leggi economiche del capitale e, soprattutto oggi, contro i condizionamenti che la crisi impone: risparmi crescenti sui costi delle materie prime, dei materiali complementari e, naturalmente, della manodopera.

Intanto, si calcolano attorno a 2.000 miliardi di tonnellate le riserve di carbone nel mondo; per il petrolio si stanno scoprendo nuovi ed enormi giacimenti. Quanto basta per trascurare tutte le altre fonti rinnovabili, come il solare fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. (Il solare termico riguarda i pannelli per la produzione di acqua calda.) Il suo costo è stimato a 1.500 lire per un Kilowattora, ma - secondo alcuni - anche a meno di 500 lire...

L'attenzione verso l'energia solare, finché dura il capitalismo, va avanti soltanto là dove il mercato promette occasioni per vantaggiosi affari. Come negli USA, dove si prevede nel 2.010 un giro di 60 milioni di dollari, legato al solo impiego dell'energia fotovoltaica nel settore delle nuove costruzioni edilizie. Si tratta della sostituzione delle facciate di vetro con facciate di pannelli solari prodotti, oltretutto, anche da due compagnie petrolifere: la Bp e la Shell. Rimane però una assurdità, per il capitale, qualsiasi intervento (se non occasionale) sull'esistente, a cominciare dai tetti fotovoltaici che, sostituendo tutti quelli tradizionali, risolverebbero immediatamente casa per casa i problemi del riscaldamento e dei consumi elettrici.

E così, fino a quando le scorte di fonti tradizionali (e inquinanti) dei combustibili fossili non si esauriranno, il loro consumo - a più convenienti costi - proseguirà, alla faccia dei progetti di protezione ambientale commissionati, e pagati, dal capitale stesso alle sue corporazioni scientifiche, secondo un vecchio e fruttuoso gioco delle parti. Lo stesso che alimenta gli illusorie prospettive di quanti ancora pretendono di regolare e rendere compatibili gli eccessi del capitalismo con i bisogni dell'umanità e la protezione dell'ambiente.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.