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Home ›Stato (sociale) d’assedio
A tempo di record, governo e Pds hanno messo a punto la riforma del cosiddetto stato sociale.
Nonostante il contenuto del documento conclusivo della commissione Onofri non sia ufficialmente noto, se ne conoscono tuttavia le linee generali e soprattutto gli obbiettivi di razionalizzazione e i tagli che la riforma vuole raggiungere in merito a lavoro, pensioni e sanità.
Politiche del lavoro
L’obbiettivo specifico in questo campo è la riorganizzazione del complesso degli ammortizzatori sociali, dalla cassa integrazione agli assegni familiari al sussidio di disoccupazione. L’ intervento è imperniato su due cardini: la trasformazione della cassa integrazione in un nuovo istituto e l’introduzione del cosiddetto minimo vitale.
Il vecchio sistema della cassa integrazione infatti, strumento esteremamente utile negli anni 1975-90 per sostenere la ristrutturazione e la riorganizzazione delle imprese diluendone l’impatto sull’occupazione, negli ultimi anni ha perso di efficacia sia perchè le ristrutturazioni oggi non seguono più un andamento ciclico ma hanno assunto ormai un carattere di continuità sia perché i lavoratori espulsi dalla produzione non hanno più alcuna concreta possibilità di rientrarvi stabilmente. Tutto il sistema di ammortizzatori sociali deve dunque essere rielaborato sul nuovo modello di rapporto di lavoro basato non più sul contratto a tempo indeterminato ma sul precariato sostenendo i periodi sempre più lunghi di inattività con un sussidio minimo temporaneo. Il piano del governo introduce infatti due nuovi ammortizzatori, il primo chiamato integrazione temporanea del reddito dovrebbe assorbire la cassa integrazione ordinaria erogando al suo posto un assegno pari al 70% della retribuzione per 12-18 mesi, con un taglio quindi del 10% del reddito visto che la cassa integrazione ordinaria garantisce l’80% dello stipendio, il secondo chiamato trattamento generalizzato di disoccupazione sostituirebbe invece la cassa integrazione straordinaria, l’indennità di disoccupazione, la mobilità e i prepensionamenti mantenendo il 60-65% della retribuzione per un periodo non ancora definito. In questo secondo caso, oltre al taglio del 20% del reddito (oggi la cassa integrazione straordinaria eroga l’80% del salario), non è neppure chiaro se il rapporto di lavoro verrà mantenuto o interrotto perchè in questo caso, si arriverebbe a sancire il licenziamento definitivo, senza appello, dei lavoratori considerati in esubero.
Per i giovani inoccupati con un reddito familiare inferiore al 60% del consumo medio procapite (circa 750 mila lire al mese circa), gli anziani senza reddito e gli invalidi viene invece erogato un assegno mensile il cui importo coprirebbe una parte della differenza tra il reddito effettivo e il reddito di riferimento, in pratica attorno alle 750 mila lire. Il reddito minimo dovrebbe essere collegato all’accettazione da parte del soggetto di un’attività formativa. Inoltre il reddito minimo dovrebbe assorbire gli assegni familiari, e sostituire l’assegno sociale per gli anziani sopra i 65 anni. Il finanziamento di questo nuovo istituto verrebbe attuato ricorrendo In parte a tagli sulla previdenza e in parte a nuove entrate tributarie.
Con l’attuazione della riforma degli ammortizzatori sociali, si inserisce un altro tassello nel disegno più generale di modifica radicale del mercato del lavoro che ha visto prima la soppressione degli automatismi del salario, poi l’attuazione del sistema della flessibilità totale della manodopera in ogni posto di lavoro e infine lo scardinamento dell’intero rapporto di lavoro considerato dalle aziende troppo vicolante e sostituito da un mercato del lavoro sempre più orientata verso il ricatto e la precarietà occupazionali, ora è maturo il tempo di riorganizzare la gestione della disoccupazione di massa per garantire alle aziende di adeguarsi alla oscillazioni della domanda senza ostacoli di sorta. È il trionfo della flessibilità totale.
Pensioni
Entrando nel merito dei singoli capitoli sulla previdenza, il documento indica alcuni passi da compiere: l’unificazione dei regimi previdenziali, l’estensione del metodo di calcolo contributivo a tutta la platea dei lavoratori con il sistema del prorata. La pensione sarebbe così calcolata con metodo misto retributivo-contributivo in proporzione ai periodi di lavoro effettuati prima e dopo il varo della riforma attualmente invece chi aveva maturato almeno 18 anni di lavoro, si “salvava” dall’applicazione del contributivo. Questa modifica comporterebbe forti tagli alle prestazioni per le pensioni a medio-lungo termine. La scomparsa delle pensioni di anzianità verrebbero comunque fortemente accelerata, sia per il pubblico impiego sia per i dipendenti privati. A rischio sarebbero anche i redditi degli attuali pensionati, attraverso un rallentamento o un parziale blocco delle indicizzazioni al costo della vita. Si ipotizza anche un contributo di solidarietà sui pensionati attuali (forse solo su quelli di anzianità) e il parziale innalzamento dei contributi dei lavoratori autonomi (misura che se applicata con gradualità sarebbe un’operazione di equità, dal momento che gli autonomi versano il 15% del loro reddito contro il 33% dei dipendenti).
Sanità
Sul tema del’assistenza si parla di privatizzazione degli ospedali, introduzione del ticket per le prestazioni ospedaliere di alto livello, ticket generalizzato sul pronto soccorso, incentivo alle mutue sanitarie private. Allo studio è anche la revisione delle esenzioni sui ticket, che dovrebbe tenere conto delle patologie ma anche essere commisurata al reddito familiare, anzichè all’età del paziente, così chi è costretto per condizione a dichiarare per intero il proprio reddito come i lavoratori e i penzionati, pagheranno più care tutte le prestazioni sanitarie e invece chi può evadere o eludere il fisco potrà scegliere trà la mutua privata o prestazioni sanitarie pubbliche a basso costo.
LPBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 1997
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