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Home ›Dal congresso del Pds parte la staffetta delle due sinistre
Il modernismo di D’Alema e il pressing di Bertinotti hanno già il fiato corto
Seduta sulle poltrone del Governo la sinistra borghese si è modernizzata, liberandosi dagli ultimi veli demagogici e mostrando a tutti la biancheria intima da mantenuta dell’alta società. La Cosa - quel vegetale politico del trasformismo conservatore - ha seguito i tempi veloci della crisi capitalistica. Alla “curva continua” plaude la platea, pur sempre affascinata dal vibrar di un baffetto; la pubblica opinione - benpensante e moderata - constata come le radici della Quercia affondino in un profondo senso dello Stato. Altri si dicono amareggiati, e qualcuno protesta: il Manifesto reclama un paravento di “idee forti” per rendere accettabile il “nuovismo moderato” del Pds; Rifondazione cerca spazio e chiede il rispetto della competizione fra le due sinistre democratiche e istituzionali del Paese: ma se una getta la maschera e va a destra, l’altra che fa’?
Per la prima, il ruolino di marcia era scontato. La borghesia ha accettato il centro sinistra al Governo dopo i falliti tentativi e i passi falsi di Berlusconi, ma ora i tempi stringono e occorrono risultati concreti. I rospi da far ingoiare al proletariato sono ancora tanti. Non conviene però a nessuno scoprire troppo le carte. E se D’Alema per forza di cose è costretto a scivolare a destra, questa va spinta un pò’ più in là mettendole in bocca provocazioni del tipo: “Il Welfare State è stato un rigurgito a malapena mascherato del sistema schiavistico”. (Il Giornale).
E D’Alema ritorna, nonostante le sue spallate riformatrici (le medesime, se non peggio, di quelle che chiedevano ieri i liberal-conservatori), a sembrare un progressista. Così si può riprendere democraticamente la gara a chi meglio e prima smantella lo Stato Sociale, impone sacrifici al proletariato scaricandogli addosso tutti gli effetti della crisi capitalistica. Per questo il capitale ha voluto il centro sinistra al Governo; e se le masse operaie dovessero proprio perdere la pazienza, ecco pronta la seconda sinistra nazionale per arginare - sempre secondo le regole democratiche - eventuali pericolose proteste. Questa è oggi, con un proletariato in ginocchio, la politica socialmente applicabile dalla classe dominante alle prese con una crisi senza prospettive di soluzione e destinata all’imbarbarimento economico-sociale.
Quanto al “pressing” di Rc sul Governo, appoggiato in Parlamento, non contempla pregiudiziali tali da portare a una rottura. anche quando sul proletariato piovono quotidiane randellate.
L’economia capitalistica non si può controllare né razionalizzare; le sue contraddizioni sono insanabili. Le logiche delle sue categorie, le leggi di movimento al suo interno non tollerano adattamenti correttivi alle vere ragioni e agli scopi finali della sua conservazione. E quella delle garanzie sociali per tutti i cittadini, ricchi e poveri, borghesi e proletari, è una menzogna pari a quella della universalità dell’interesse e dei diritti dei cittadini.
Rc supera se stessa facendo propria, alla fine, l’originale novità del momento: la riforma dello Stato Sociale. Ovvero, “alcuni diritti universali per tutti che si intrecciano con lo sviluppo del volontariato e del terzo settore”, a loro volta sottoposti a regole, diritti, eccetera. Scusate, cari signori, ma ci vuole una bella faccia tosta a bacchettare un D’Alema per le sue “salvifiche” nonché ipocrite teorie di “nuove visioni del lavoro, nuovi stati sociali, nuove opportunità”. Se non altro il Baffetto dell’Ulivo finisce col confessare gli interessi in gioco:
La nuova rete di servizi alla persona gestita dal volontariato e dal no-profit servirà a risparmiare...
L’ipocrisia è pari e patta fra il D’Alema delle “pari opportunità” e un Bertinotti che si autoproclama difensore dei “diritti di cittadinanza” dei giovani mandandoli a rastrellare spiagge e spolverare monumenti con l’elemosina dello Stato capitalista.
Con questa alternativa alle compatibilità del mercato e alle logiche dominanti del capitale, con questo pragmatismo sociale e con questa radicalità del cambiamento, il capitalismo potrebbe forse conservarsi a lungo. Ma le cose non stanno e soprattutto non vanno così, né possono cambiare a seconda delle manovre di chi sale al comando del vapore. Ed è nella critica e nella lotta contro chiunque spaccia alternative al capitalismo restando dentro il capitalismo, che la nostra denuncia e il nostro impegno politico non devono mai abbassare la guardia.
cdBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 1997
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