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Home ›Mercato finanziario: punto e a capo, ma peggio di prima
Le agenzie di rating non mollano la presa: a colpi di declassamento fanno tremare banche, debiti sovrani, mercati finanziari. Nel mirino non solo il debito dell’Italia - complessivamente supera quello di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo - ma anche 7 banche (fra cui Mediobanca, Intesa, Imi e Bnl) e 11 enti pubblici (Comuni, Province e Regioni). Scarsa affidabilità creditizia; quasi allo “stremo” gli enti pubblici, dopo 7 miliardi di budget tagliati fra il 2011/2012 e con il pareggio di bilancio anticipato al 2013. Naturalmente i “necessari” tagli non saranno agli sprechi e agli intrallazzi vari… ma ai servizi pubblici e sociali: pagherà la solita e ben definita categoria di cittadini…
In Europa sono 16 le Banche europee al centro degli stress test; gli istituti di credito, con scarsa liquidità, hanno ricevuto fin qui fondi dalle rispettive banche centrali ma rimangono irrisolti i problemi di capitale e finanziamento. I prestiti ricevuti, compresi quelli della Bce, hanno comportato come garanzia il deposito di Titoli di Stato. Inizialmente un affare poiché le banche hanno lucrato sulla differenza fra i rendimenti dei titoli e il tasso pagato a Francoforte. Ma poi tutto è precipitato con la perdita di valore dei titoli, quelli greci in particolare. Ora occorrerebbe una massiccia ricapitalizzazione (200 miliardi di euro, come minimo), tanto più che entro l’estate 2013 c’è il rinnovo di prestiti a breve per un totale di circa 5.000 miliardi di euro (quasi la metà dell’intero Pil europeo). In particolare, sono interessate due grandi banche francesi con debiti pari al 6% del Pil nazionale; le italiane Intesa e Unicredit con una cifra pari al 9% del Pil; le due maggiori Banche tedesche con cifre pari al 17% del Pil. Tutti debiti con tassi in aumento: per l’Italia l’1% in più rispetto al giugno scorso…
Gli “esperti” incolpano, per il “rallentamento di alimentazione della crescita”, sia i debiti sovrani che i conti in rosso delle Banche. In verità, sarebbero ufficialmente in rosso ma, sotto sotto, non si sa… E a proposito di esperti, il direttore generale del FMI (C. Lagarde) avrebbe, sì, una celestiale visione della imminente ripresa, ma molto debole e oscurata da “nubi cupe” che si addensano nei cieli… Altri, un poco più realisti, confessano che siamo ritornati ad una situazione come quella del marzo 2009, dopo il crack della Lehman. Il che è tutto dire, tanto più che il mercato ombra dei Cds (che si dice sia saldamente nelle mani di sole cinque o sei banche d’affari americane) continua a fare il bello e il cattivo tempo; eserciterebbe una specie di protezionismo finanziario per determinati gruppi e potentati, attorno ai quali si vanno creando scenari da fantascienza. Una parentesi, a proposito dei Cds: gli 800 miliardi di Titoli pubblici italiani in mani straniere comportano costi alle stelle dei Cds che li “assicurerebbero” dopo che quei titoli sono entrati in sofferenza. E si alleggerisce anche il portafoglio delle Banche italiane che avevano ritenuto vantaggioso l’acquisto di titoli fino a poco tempo fa “a basso rischio”…
Tornando alle speculazioni sull’euro, i protagonisti delle “oscure trame” - lo scrive anche M. de Cecco su Affari&Finanza-Repubblica del 12 settembre - sarebbero da ricercare nella
potente camarilla finanziaria che ha sede a New York, la quale ha deciso che per mantenere il pericolante dollaro in vita come moneta internazionale bisogna tenere l’Europa sulla graticola. E opera in tal senso, con l’aiuto di una non trascurabile quinta colonna europea.
In effetti, circolano i sospetti (più o meno velati) che l’infernale spirale finanziaria che rischia di strangolare gli Stati europei non sia del tutto estranea ad una pressione esercitata dal mondo finanziario Usa per contrastare una sopraffazione dell’euro sul dollaro in campo internazionale. Anche le agenzie di rating, tutte americane, avrebbero avuto il loro ruolo nello sfiduciare i Titoli di Stato europei e le banche francesi, tedesche e italiane, avviando manovre speculative al ribasso. Di poco conto sarebbe quindi stata la famosa A tolta agli Usa. Indubbiamente, per la competizione economica, si fa di tutto e gli americani già si presentano con le mani sporche dopo l’imbroglio dei subprime (anche qui complici le stesse società di rating). Fra i soggetti che alimentano le tensioni, figurano centri del potere finanziario Usa, quasi tutti manovrati dai conservatori repubblicani, nel timore di un lento declassamento del dollaro - da parte dell’euro - quale principale divisa internazionale di riferimento. Si temono le conseguenze che deriverebbero dall’avverarsi di una simile prospettiva (fino a poco tempo fa in atto), specie per quanto riguardano i rapporti economico-finanziari fra Usa e Cina, ma non solo. Del tutto realistiche, quindi, queste manovre del mondo finanziario americano nel momento in cui l’economia Usa vede la sua produzione di merci rallentare e il drenaggio di capitali farsi difficoltoso.
La matassa comunque si ingarbuglia di più ogni giorno che passa, e si stringe al collo di un proletariato che, se proprio non vuole soffocare (non certo per le sue… finanze bensì per le sue condizioni di lavoro e di vita in costante peggioramento), dovrà avere presto qualche reazione per imboccare quella giusta strada, organizzativa e politica, che lo porti ad incontrare le sue avanguardie di classe e il suo partito.
DCBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
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