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Grecia
Paese ancora in subbuglio per gli scioperi e le manifestazioni che sono seguite all’annuncio da parte del governo dell’ennesimo piano di austerità. Le nuove misure approvate dal governo del Partito Socialista Pasok prevedono il taglio del 20% di tutte le pensioni superiori ai 1200 euro e la riduzione retroattiva del 40% dell’assegno di tutti coloro che sono andati in pensione prima dei 55 anni. Quest’ultimo aspetto dovrebbe accontentare i tanti esponenti di destra e di sinistra in Italia che pensano che la Grecia sia in crisi per colpa delle pensioni baby generosamente concesse.
Saranno licenziati, dopo un anno al 60% dello stipendio, trentamila dipendenti pubblici. Altri 58 mila a tempo determinato non verranno rinnovati, e secondo indiscrezioni non ufficiali diffuse dal Sole24ore, centomila licenziamenti sono stati promessi all’Unione europea entro il 2015 per ridurre complessivamente del 20% i 750000 dipendenti pubblici; viene abbassata da 8 a 5 mila euro la soglia minima di reddito al di sopra della quale si pagano le tasse e infine è prevista una nuova imposta sugli immobili che sarà rilevata attraverso le utenze dell’energia elettrica, e chi non la pagherà sarà soggetto al taglio della fornitura di energia.
I sindacati, l’ADEDY e del pubblico impiego e la GSEE hanno indetto due giornate di sciopero, una per i soli impiegati pubblici il 5 e l’altra il 19 di ottobre, ma è evidente che questi scioperi non hanno l’obiettivo di fermare realmente il piano di austerità ma di convogliare la rabbia sociale e farla sfogare in canali il più possibile inoffensivi, finché le cose possano ritornare a posto. Tale, del resto, è sempre stato il compito della “mano sinistra del Capitale”.
Tra i dimostranti impegnati a protestare nelle strade gli studenti hanno assunto un ruolo di primo piano: sono centinaia le università e le scuole occupate per boicottare il piano di riforma dell’istruzione, ovviamente basato anche quello sulla riduzione delle spese. Un gruppo di studenti ha cercato di occupare la Tv pubblica greca per diffondere un proprio messaggio ma pur di scongiurare questa eventualità il telegiornale non è andato in onda.
Le previsioni del FMI indicano per l’anno prossimo un’altra riduzione del pil del 5.5% , la disoccupazione ufficiale è al 16%, ma secondo i sindacati il dato, depurato dai lavori stagionali legati al turismo, è intorno al 25% e continua a salire, il reddito medio dei greci è pari al 51% della media europea.
Eppure, nonostante questo desolante panorama sociale (o forse proprio per questo...) secondo i dati riportati da Der Spiegel di giugno i capitali greci esportati in Svizzera sarebbero pari a 600 miliardi di euro, cioè due volte il debito pubblico.
USA
Al momento in cui scriviamo (fine settembre) è ancora in via di definizione la trattativa per il contratto dei lavoratori dell’auto negli Stati Uniti. Un accordo è stato firmato tra GM e Uaw che prevede un lieve aumento salariale dal 2013 per i lavoratori pagati con il salario di secondo livello, una specie di salario d’ingresso firmato dai sindacati nel 2009 che è stato applicato a tutti quelli che non avevano una certa anzianità di servizio, e che equivale a 15$ l’ora, la metà di quello che era il salario degli operai prima della crisi e del salvataggio pubblico.
Ora che le tre grandi dell’auto americana hanno ripreso a fare profitti (6 miliardi di $ per GM lo scorso anno), proprio grazie agli accordi del 2009 che prevedevano consistenti riduzioni del salario diretto e indiretto, i padroni non vogliono restituire nulla, e quando si dice “padroni” non si intende solo il management o gli azionisti, ma anche il sindacato Uaw, guidato da Bob King, che ha avuto in cambio delle concessioni rilevanti quote azionarie e che ha tutto l’interesse a non mettere in crisi l’azienda. Il contesto è quello per cui dal 2003 i lavoratori non hanno un aumento stipendiale, e fino al 2015 non possono nemmeno scioperare per ottenerlo, perché l’accordo firmato nel 2009 lo vieta.
Ora si vedono proporre un bonus di 5 mila $ come premio di produttività, che non rientra nel calcolo dello stipendio fisso, e la promessa di un salario legato d’ora in avanti ai risultati aziendali. Se ci sono profitti si può avere qualcosa, non troppo, e se non ce ne sono si perde potere d’acquisto.
La borsa ha festeggiato la notizia premiando le azioni General Motors, con gli analisti che dichiaravano esplicitamente che stando così le cose non ci sono aumenti nei costi fissi dell’azienda e le prospettive per il futuro sono più rosee. Infatti gli aumenti ai salari di secondo livello sono ammortizzati con l’estensione del numero degli occupati con questo livello, anzi Bob King rivendica esplicitamente che l’accordo creerà più occupazione, senza dire però che il salario di secondo livello è prossimo alla soglia di sussistenza. L’accordo è ora sottoposto all’approvazione delle fabbriche, è stato bocciato in alcune ed è passato con una lieve maggioranza in altre.
Gli Stati Uniti con questo accordo e con l’altro firmato dalla Wolkswagen a Chattanooga nel Tennessee, sono diventati un paese che fa concorrenza nel settore auto ai tradizionali mercati della manodopera a basso costo, come il Messico e la Cina, e infatti si sta assistendo ad un ritorno di alcune aziende nei confini Usa, soprattutto negli stati meridionali.
MBBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
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