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Home ›Corruzione, mafia, stragi… ecco a voi la borghesia italiana
A proposito della Banda Berlusconi
Lo scorso dicembre, chi sperava che le rivelazioni del pentito di mafia Gaspare Spatuzza su Dell’Utri e Berlusconi venissero confermate dal boss Filippo Graviano è rimasto deluso. Più recentemente, chi scorgeva nelle parole di Ciancimino junior l’occasione di portare alla luce alcune delle peggiori infamie dell’attuale classe dirigente, ha dovuto ricredersi. Questo perché le deposizioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, non sono state giudicate attendibili.
Ma il pentito di mafia Spatuzza e Ciancimino junior cos’hanno detto di così inquietante?
Spatuzza, in sostanza, ha detto che Dell’Utri e Berlusconi erano i referenti politici di Cosa Nostra durante la stagione delle stragi di mafia del 1992-93: attentati a Falcone e Borsellino, attentato (fallito) a Maurizio Costanzo, bombe a Roma, Firenze e Milano contro il patrimonio artistico dello stato, attentato (fallito) allo stadio olimpico di Roma contro un pullman di carabinieri. Massimo Ciancimino, invece, ha rivelato il contenuto del capitolo successivo della medesima storia, ossia che la nascita di Forza Italia (1993) è il risultato della trattativa stato-mafia a cui si giunge dopo quelle stragi.
Ora, una rivelazione del genere può sconcertare gli sprovveduti che credono ancora a babbo natale e alla lotta senza quartiere dello stato contro la mafia, ma non certo chi guarda in faccia la realtà e comprende - al di là dei periodici arresti che colpiscono solo la mafia “militare” - come invece il connubio politica-criminalità organizzata sia da tempo un ingranaggio fondamentale del potere borghese in Italia.
Proviamo a ricostruire a grandi linee la storia della classe dirigente italiana dal crollo del Muro di Berlino a oggi. Subito dopo la fine della cortina di ferro scoppia lo scandalo di Tangentopoli: il pool di Mani Pulite ci spiega che la classe politica italiana è corrotta e tutti i partiti di governo, in primis Democrazia Cristiana e Partito Socialista, vengono letteralmente spazzati via. Come già scrivevamo sulla nostra stampa in quegli anni, la radice dell’operazione Mani Pulite è proprio il crollo del Muro di Berlino, poiché venendo meno il “pericolo rosso” rappresentato dal blocco sovietico e dal PCI (che nel 1991 lascerà il posto al PDS), pericoloso non perché davvero rosso ma in quanto legato al blocco imperialista contrapposto a quello atlantico, viene meno anche la necessità di tenere in vita una classe politica così ladra, costosa e ormai ampiamente screditata agli occhi di chi, tra l’altro, stava per ricevere durissime mazzate – attacco frontale allo stato sociale – per il bene del Paese. Via tutti, dunque, e dentro forze politiche nuove, come la Lega, circondate da un’aura di presunta austerità.
Ma c’è un problema. La DC e il PSI erano i principali punti di riferimento politici della mafia e ora non ci sono più. Non solo. Ora che il nesso politica-mafia si è allentato, ecco che due magistrati - Falcone e Borsellino - provano a contrastare la mafia seriamente, seppure in termini istituzionali e borghesi. Il quadro ricorda la storia dell’apprendista stregone che evoca i demoni per i suoi fini - lo stato che ha usato la mafia nel sud in funzione anticomunista, antiproletaria e come strumento di controllo sociale - ma che poi gli si rivoltano contro. E così nel 1992 Falcone e Borsellino saltano in aria, mentre nel 1993 Cosa Nostra dà il via a un’offensiva terroristica contro lo stato e i suoi simboli.
E cosa vuole, Cosa Nostra? Semplice, ciò che aveva prima di Mani Pulite, ossia un referente politico. E’ presto fatto: nell’inverno del 1993 Berlusconi e Dell’Utri danno vita a Forza Italia, che l’anno successivo vince le elezioni e che da allora rimarrà il primo partito italiano per numero di voti, fino alla fusione nel 2008 con Alleanza Nazionale, da cui nascerà l’attuale Popolo della Libertà.
Nasce Forza Italia, dunque, e la lunga stagione delle stragi, come d’incanto, si ferma. Niente più bombe. Niente più attentati ai simboli e al patrimonio dello stato. Niente più mafia? Macché, quella non si tocca. Negli anni arrestano uno, due, dieci boss. Ma la mafia, la pax mafiosa fatta di piccole violenze quotidiane come di giganteschi intrallazzi, è sempre lì, in simbiosi perfetta con uno stato che usa le mafie (quella siciliana, ma anche la ‘ndrangheta, la camorra…) come ammortizzatore sociale e come feroce gendarme dell’Italia meridionale, volutamente condannata, e non da ieri, alla povertà diffusa, all’emigrazione e al saccheggio da parte delle più disparate bande di affaristi e criminali in doppiopetto.
Tornando allora alle eclatanti rivelazioni di Spatuzza e Ciancimino, c’è davvero da allibirsi? E c’è davvero da aspettarsi che i giudici arrivino prima o poi a confermare la radice mafiosa e criminale della Banda Berlusconi? La banda opposta, quella del PD-IdV, ne trarrebbe un immediato vantaggio, ma per le istituzioni nel loro complesso sarebbe un duro colpo. Significherebbe ammettere che negli ultimi quindici anni tutti i “cittadini italiani” sono stati governati dalla criminalità organizzata. Noi aggiungeremmo: la borghesia che governa è sempre, quando più quando meno, criminalità organizzata, e la valanga dei recenti scandali non fanno che confermarlo.
Ma questa sentenza la avremo solo da un altro giudice: il proletariato.
GS
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #4
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