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Home ›A proposito dei pastrocchi elettorali
Forme e sostanze del potere democratico
Le istituzioni - dietro le quali si svolgono gli osceni balletti del personale addetto alla gestione dello Stato e degli interessi, pubblici e privati, dai quali traggono alimento le scarse virtù e gli abbondanti appetiti messi in mostra dalla classe al potere - si ubriacano notte e giorno di cocktail con dosi massicce di superficialità e arroganza, abusi e soprusi, menzogne e violenze. Non manca la “malavitosità” ereditata e mai di fatto ripudiata dai tempi di mani poco pulite.
Spettacolo del giorno le liste taroccate, ammesse e non ammesse per le elezioni regionali, fra mistificazioni e interpretazioni di comodo, ordinanze e decreti, appelli a manifestazioni di forza e minacce di uso “democratico” di una piazza che le fazioni borghesi si contendono (i bei tempi della marcia su Roma agitano qualche camicia oggi tinta in azzurro). Il tutto dimostra quanto obbligatoriamente involuto sia il percorso della democrazia borghese e della tanto incensata “tensione morale” che - nella società capitalistica - fa da zerbino per la pulizia delle scarpe di lor signori.
La “rispettabilità” della democrazia affonda nel pattume di scandali a ripetizione tra instabili procedure piegate alle esigenze del potere di una mafia economica e politica sempre più scatenata. Accanto alle diatribe interne alle fazioni della classe dominante (e al cospetto della crisi le guerriglie si moltiplicano, mentre purtroppo la classe sfruttata e oppressa mostra ancora segni di atrofizzazione), i Palazzi di Roma e persino del Vaticano sprofondano in un mare di schifezza.
Per coprire le faide a coltello che da destra a sinistra accompagnano le scelte delle facce dei candidati (alcune mostrabili soltanto ai maggiorenni…), arrivano leggine e decreti ad hoc pur di salvare il salvabile: la “sinistra” grida allo scandalo, come se - per principio - le elezioni “democratiche” di qualunque tipo non fossero in partenza un imbroglio popolare. Nella versione di Berlusconi ma anche di Mussolini e persino del tanto odiato-amato Stalin, le regole e le norme - non c’è dubbio - sono “interpretative”: a definirle, di volta in volta, è il più forte. Vedi l’intero iter elettorale che si svolge al cospetto di una pubblica opinione debitamente addomesticata e imbavagliata, nel quadro della drammatica fase storica in cui, avviandosi al tramonto il potere dell’ultima classe dominante e del suo criminoso modo di produrre e distribuire, si fa scempio di ogni formalismo e convenzione. Né potrebbe essere altrimenti - nonostante le lacrime di coccodrillo sparse dai benpensanti - visto che lo Stato è di diritto e, come ben diceva il giovane Marx, anche il diritto del più forte è un diritto, non solo, ma continua a vivere e a sostenere lo “Stato di diritto”! Magari sotto altre forme ma sempre uguale nella sostanza. E la legalità, con la sua “armatura” di diritti e libertà (sì, ma della classe al potere!) non è altro in fondo che un formalismo che non può e non deve interferire più di tanto sulla sostanza. Affermazione, questa, dell’attuale presidente del Senato, che Scalfari (Repubblica) ha definito - bontà sua - “aberrante”, ovvero “un principio eversivo della legalità”… E di possibili “arditi”, attorno a Berlusconi, ne girano parecchi.
Ma poiché tutti chiedevano un esecutivo forte e un governo di fatto maggioritario, si riconosca la consequenzialità di quanto accade e non ci si nasconda dietro gli articoli e i commi di una Costituzione i cui pilastri - già in partenza truccati - sono da tempo sgretolati e vacillanti. Persino dal punto di vista della stessa borghesia. Fermo restando che le dinamiche istituzionali vanno dove tira il vento di un regime che ha rinchiuso a chiave, nelle vetrinette di un museo del tempo perduto, la bandiera a brandelli di una mitica “legalità, libertà e fraternità”.
Lasciamo volentieri questi cumuli di escrementi politici a chi di essi si nutre e, dedicando spazio e tempo - vedi gli altri articoli del giornale - ai gravi e drammatici problemi che affliggono i proletari, respiriamo una boccata d’aria salubre ricordando ai lettori quanto sia assurdo parlare di “democrazia pura” finché esiste una società divisa in classi, sfruttatori e sfruttati. La democrazia non abolisce la dominazione di classe; l’essenza della odierna democrazia è capitalistica:
“Prendete le leggi fondamentali degli stati moderni, i loro apparati governativi, prendete la libertà di riunione o di stampa, la ‘eguaglianza dei cittadini davanti alla legge’ e vi troverete ad ogni passo l’ipocrisia della democrazia borghese, ben nota ad ogni operaio onesto e cosciente.” (Lenin)
E chi cerca di illuderci sulla possibilità di uno Stato in cui vi sia “l’associazione di capitali e lavoro, un’associazione onesta, intelligente, giusta, che assicuri il benessere del lavoratore senza danneggiare il patrimonio del ricco, che stabilisca legami di simpatia, di riconoscenza fra queste due classi e perciò assicuri per sempre la quiete dello Stato”, altro non fa che rinsaldare le catene della schiavitù che ci legano al capitale. (Marx-Engels, La sacra famiglia)
DCBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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