You are here
Home ›Vince Obama e avanza la crisi
Non ci sono margini per le promesse elettorali se non attaccando il proletariato
Confermando le previsioni della vigilia Barak Obama è diventato il 44o presidente degli Stati Uniti. Una vittoria, quella del candidato democratico, che è andata oltre i più ottimistici sondaggi preelettorali. L’attesa spasmodica con la quale il mondo intero ha seguito prima la campagna elettorale e successivamente la nomina del primo uomo di colore alla carica di presidente della più grande potenza imperialistica è pari alla gravissima crisi finanziaria scoppiata negli ultimi mesi e che sta ormai per investire la stessa economia reale.
La crisi finanziaria che ha affossato le borse di tutto e che sta trascinando l’intera economia mondiale nella più grande recessione di questo secondo dopoguerra, se ha trovato nello scoppio della bolla speculativa dei mutui subprime l’elemento scatenante, in realtà ha radici ben più profonde che affondano nelle insanabili contraddizioni del modo di produzione capitalistico.
Capitali sempre più grandi che, per l’operare della caduta tendenziale del saggio medio di profitto, hanno difficoltà crescenti a ottenere un’adeguata remunerazione. Proprio questa difficoltà ha accelerato quel processo di finanziarizzazione dell’economia che ha determinato negli ultimi decenni una crescita spaventosa della produzione di capitale fittizio.
Questa particolare forma di capitale, già studiato da Marx nel terzo libro del capitale, pur non contribuendo alla produzione di plusvalore, poiché non direttamente investito in attività produttive, si arroga il diritto, poiché capitale, di essere remunerato al pari dei capitali investiti nelle attività produttive.
Per alimentare questo meccanismo la borghesia ha dovuto incessantemente attaccare le condizioni della classe lavoratrice su scala mondiale e non è proprio un caso se negli ultimi decenni tali condizioni sono peggiorate in maniera progressiva su tutto il globo.
La crisi economica è così devastante nelle sue dimensioni che sono molti i commentatori, esperti di economia, a cercare delle risposte nell’esperienza del grande crollo del 1929 e nella successiva depressione degli anni trenta del secolo scorso.
È possibile che in questi primi anni del ventunesimo secolo riproporre le politiche economiche del New Deal per fronteggiare questa crisi finanziaria e impedire il ripetersi della depressione degli anni trenta del novecento? Il pensiero borghese, sempre pronto a tranquillizzare e spendere lodi sulle magiche virtù del capitalismo, scommette su Barak Obama, novello Roosevelt, per far rinascere gli Stati Uniti e nello stesso tempo rilanciare l’intera economia mondiale.
Se è vero che per conoscere il presente e intravedere il futuro occorre rifarsi alle esperienze del passato, non è possibile affrontare e interpretare questa crisi riproponendo gli schemi di lettura del secolo scorso, troppe sono le diversità tra le due crisi.
Per capire le differenze basti considerare che il crollo della borsa di New York del 24 ottobre 1929 si è propagato agli altri mercati finanziari soltanto dopo mesi di contrattazioni, mentre oggi i mercati sono così interconnessi fra di loro che le ripercussioni di un crollo di un indice borsistico produce effetti simultanei nelle altre piazze borsistiche.
Se è vero che l’epicentro della crisi finanziaria si trova negli Stati Uniti, tutti gli angoli del pianeta sono interessati allo tsunami finanziario. L’unificazio ne del mercato finanziario su scala mondiale è stata resa possibile sia dallo sviluppo delle tecnologie informatiche sia dalle politiche economiche dei vari governi che hanno di fatto liberalizzato la circolazione dei capitali, favorendo in tal modo la produzione e la circolazione di capitale fittizio in ogni angolo del pianeta.
Questi due importanti fattori non sarebbero stati in ogni caso sufficienti senza la presenza di un’altissima concentrazione e centralizzazione del capitale finanziario, nelle mani d’istituti bancari privati e/o dello stesso potere statale.
Il capitalismo oggi è molto diverso rispetto a quello della grande crisi del 1929 e tale differenza incide inevitabilmente sui meccanismi che hanno determinato l’attuale crisi e quindi anche sulle possibili risposte che la borghesia potrà dare per fronteggiarla.
Oggi è in crisi un sistema economico in cui il peso del settore manifatturiero negli Stati Uniti è passato dal 21% al 12% in soli venticinque anni, mentre il peso del settore dei servizi finanziari nello stesso periodo, 1980 - 2005, è aumentato dal 15% al 21%. Ciò significa che in due decenni e mezzo la crescita dell’economia americana è stata sostenuta per un notevole peso dallo sviluppo delle attività legate alla speculazione finanziaria.
In termini sociali negli Stati Uniti, come d’altronde in molti paesi della vecchia Europa, questa modificazione nella composizione del prodotto interno lordo, ha avuto come conseguenza una fortissima polarizzazione della ricchezza tanto che l’85% della ricchezza delle famiglie e concentrato nelle tasche del 20% di quelle più ricche, e all’interno di questa statistica possiamo ancora leggere che il 5% delle famiglie più ricche ha nelle proprie mani ben il 56% della ricchezza nazionale.
Mai nella storia del moderno capitalismo tanta disparità sociale si era manifestata, tanto che nel paese più sviluppato al mondo le famiglie povere rappresentano il 28% del totale. Sono dati che testimoniano come lo sviluppo del capitalismo porti con sé da un lato la concentrazione e la centralizzazione dei capitali e dall’altro la proletarizzazione dei ceti medi.
Negli Stati Uniti queste due facce della stessa medaglia del modo di essere del capitalismo si sono evidenziate in maniera netta negli ultimi decenni e questa crisi ancor di più accelererà tale fenomeno di polarizzazione della ricchezza.
Il crollo del sistema finanziario sta già avendo delle pesanti ripercussioni sull’economia reale. Nel corso del 2008 ben 750 mila lavoratori hanno perso il proprio posto di lavoro, facendo passare il tasso ufficiale di disoccupazione dal 5,1 al 6,1%.
Le previsioni indicano che in molti stati nel prossimo inverno il tasso di disoccupazione passerà a due cifre.
Si può pensare che sono dati statistici che per dimensioni non hanno nulla a che vedere con quella della grande depressione degli anni trenta, quando il tasso di disoccupazione superava il 30%.
In realtà se oggi dovessimo utilizzare lo stesso metodo statistico di allora per calcolare il tasso di disoccupazione ci troveremmo di fronte ad un livello molto simile a quello degli anni trenta del secolo scorso. Magie dell’arte statistica.
Un altro dato che testimonia l’aggravarsi della congiuntura economica è quello riguardante le vendite di automobili, le quali nello scorso mese di settembre sono crollate del 26% rispetto a quelle dello stesso mese dell’anno precedente; il tutto nonostante l’aumento del 19% degli incentivi fiscali concessi dallo stato.
In questo contesto quali misure potrà prendere il nuovo presidente Obama? Potrà veramente invertire la rotta dell’economia americana e chiudere positivamente per gli Stati Uniti le guerre nelle quali sono impegnati? La crisi del capitalismo su scala internazionale è così grave che mai nella storia un presidente degli Stati Uniti avrà le mani legate nelle scelte di politica economica così come Barak Obama.
Il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari varato lo scorso mese di ottobre dal ministro del tesoro statunitense Paulson e approvato dal Congresso, nei fatti ha messo il nuovo presidente nelle condizioni di non avere molti margini di manovra nelle scelte di politica economica.
L’enorme massa di risorse finanziarie stanziata a favore del sistema bancario, vincola il bilancio statale per molti anni togliendo di fatto alla prossima amministrazione democratica molte frecce dal proprio arco nel gestire l’attuale crisi.
Una situazione che, come dicevamo sopra, non può essere affrontata con un nuovo new deal poiché oggi ad andare in crisi è un’economia che per continuare il suo processo d’accumulazione ha dovuto esasperare la produzione di capitale fittizio, pertanto sostenere l’idea che si può uscire da questa crisi attraverso un ritorno a politiche di tipo keynesiane significa non comprendere le vere cause che hanno prodotto lo sviluppo delle attività parassitarie.
Le risorse che Obama potrà utilizzare saranno destinate in ogni caso a sostenere il grande capitale, mentre tempi ancor più bui aspettano i milioni di proletari statunitensi sempre più scaraventati nel baratro della miseria più nera.
Il tutto in un quadro internazionale che inevitabilmente vedrà gli Stati Uniti impegnati a fronteggiare avversari imperialistici sempre meno disposti a subire passivamente lo strapotere del dollaro, alimentando in tal modo le spinte alla guerra.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11
Novembre-dicembre 2008
Inizia da qui...
ICT sections
Fondamenti
- Bourgeois revolution
- Competition and monopoly
- Core and peripheral countries
- Crisis
- Decadence
- Democracy and dictatorship
- Exploitation and accumulation
- Factory and territory groups
- Financialization
- Globalization
- Historical materialism
- Imperialism
- Our Intervention
- Party and class
- Proletarian revolution
- Seigniorage
- Social classes
- Socialism and communism
- State
- State capitalism
- War economics
Fatti
- Activities
- Arms
- Automotive industry
- Books, art and culture
- Commerce
- Communications
- Conflicts
- Contracts and wages
- Corporate trends
- Criminal activities
- Disasters
- Discriminations
- Discussions
- Drugs and dependencies
- Economic policies
- Education and youth
- Elections and polls
- Energy, oil and fuels
- Environment and resources
- Financial market
- Food
- Health and social assistance
- Housing
- Information and media
- International relations
- Law
- Migrations
- Pensions and benefits
- Philosophy and religion
- Repression and control
- Science and technics
- Social unrest
- Terrorist outrages
- Transports
- Unemployment and precarity
- Workers' conditions and struggles
Storia
- 01. Prehistory
- 02. Ancient History
- 03. Middle Ages
- 04. Modern History
- 1800: Industrial Revolution
- 1900s
- 1910s
- 1911-12: Turko-Italian War for Libya
- 1912: Intransigent Revolutionary Fraction of the PSI
- 1912: Republic of China
- 1913: Fordism (assembly line)
- 1914-18: World War I
- 1917: Russian Revolution
- 1918: Abstentionist Communist Fraction of the PSI
- 1918: German Revolution
- 1919-20: Biennio Rosso in Italy
- 1919-43: Third International
- 1919: Hungarian Revolution
- 1930s
- 1931: Japan occupies Manchuria
- 1933-43: New Deal
- 1933-45: Nazism
- 1934: Long March of Chinese communists
- 1934: Miners' uprising in Asturias
- 1934: Workers' uprising in "Red Vienna"
- 1935-36: Italian Army Invades Ethiopia
- 1936-38: Great Purge
- 1936-39: Spanish Civil War
- 1937: International Bureau of Fractions of the Communist Left
- 1938: Fourth International
- 1940s
- 1960s
- 1980s
- 1979-89: Soviet war in Afghanistan
- 1980-88: Iran-Iraq War
- 1982: First Lebanon War
- 1982: Sabra and Chatila
- 1986: Chernobyl disaster
- 1987-93: First Intifada
- 1989: Fall of the Berlin Wall
- 1979-90: Thatcher Government
- 1980: Strikes in Poland
- 1982: Falklands War
- 1983: Foundation of IBRP
- 1984-85: UK Miners' Strike
- 1987: Perestroika
- 1989: Tiananmen Square Protests
- 1990s
- 1991: Breakup of Yugoslavia
- 1991: Dissolution of Soviet Union
- 1991: First Gulf War
- 1992-95: UN intervention in Somalia
- 1994-96: First Chechen War
- 1994: Genocide in Rwanda
- 1999-2000: Second Chechen War
- 1999: Introduction of euro
- 1999: Kosovo War
- 1999: WTO conference in Seattle
- 1995: NATO Bombing in Bosnia
- 2000s
- 2000: Second intifada
- 2001: September 11 attacks
- 2001: Piqueteros Movement in Argentina
- 2001: War in Afghanistan
- 2001: G8 Summit in Genoa
- 2003: Second Gulf War
- 2004: Asian Tsunami
- 2004: Madrid train bombings
- 2005: Banlieue riots in France
- 2005: Hurricane Katrina
- 2005: London bombings
- 2006: Anti-CPE movement in France
- 2006: Comuna de Oaxaca
- 2006: Second Lebanon War
- 2007: Subprime Crisis
- 2008: Onda movement in Italy
- 2008: War in Georgia
- 2008: Riots in Greece
- 2008: Pomigliano Struggle
- 2008: Global Crisis
- 2008: Automotive Crisis
- 2009: Post-election crisis in Iran
- 2009: Israel-Gaza conflict
- 2020s
- 1920s
- 1921-28: New Economic Policy
- 1921: Communist Party of Italy
- 1921: Kronstadt Rebellion
- 1922-45: Fascism
- 1922-52: Stalin is General Secretary of PCUS
- 1925-27: Canton and Shanghai revolt
- 1925: Comitato d'Intesa
- 1926: General strike in Britain
- 1926: Lyons Congress of PCd’I
- 1927: Vienna revolt
- 1928: First five-year plan
- 1928: Left Fraction of the PCd'I
- 1929: Great Depression
- 1950s
- 1970s
- 1969-80: Anni di piombo in Italy
- 1971: End of the Bretton Woods System
- 1971: Microprocessor
- 1973: Pinochet's military junta in Chile
- 1975: Toyotism (just-in-time)
- 1977-81: International Conferences Convoked by PCInt
- 1977: '77 movement
- 1978: Economic Reforms in China
- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
Login utente
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.