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Home ›Il dominio ideologico borghese - Da lavoratori a consumatori
Abbiamo più volte rintracciato la causa del ripiegamento della classe proletaria, dei lavoratori, del suo smarrimento di classe, nel pesantissimo fardello lasciato al movimento socialista dallo stalinismo e dal misero fallimento del capitalismo di stato sovietico.
Quell’esperienza, seppur società comunista non sia mai stata, è divenuta il comunismo reale e, dato il risultato, esperienza da non perseguire. Ma non c’è solo questo, la società capitalista ha permesso ai lavoratori occidentali un crescente accesso al consumo per mezzo di cambiali, rate, credito al consumo.
Insomma lo sviluppo del capitalismo è approdato alla produzione di massa che ha generato il consumo di massa, il consumo di massa l’indebitamento dei lavoratori: il vivere grazie ad un pagherò che, tra l’altro, li ha inchiodati ai propri debiti.
Già Marx nella sua Introduzione del 1857 a “Per la critica dell’economia politica” aveva evidenziato la stretta relazione tra produzione e consumo:
La produzione è dunque immediatamente consumo, il consumo è immediatamente produzione. Ciascuno è immediatamente il suo opposto. Al tempo stesso, tuttavia, tra i due si svolge un movimento mediatore. La produzione media il consumo, di cui crea il materiale e al quale senza di essa mancherebbe l’oggetto. Ma il consumo media a sua volta la produzione, in quanto crea ai prodotti il soggetto per il quale essi sono dei prodotti. Il prodotto riceve il suo ultimo finish nel consumo. [...] Senza produzione non v’è consumo; ma, non v’è nemmeno una produzione senza consumo, giacché a questo modo la produzione sarebbe senza scopo. [...] A ciò corrisponde da parte della produzione che essa: 1) fornisce al consumo il materiale, l’oggetto. ... 2) ma non è soltanto l’oggetto che la produzione crea al consumo. Essa dà anche al consumo la sua determinatezza, il suo carattere, il suo finish. [...] La produzione non produce perciò solo l’oggetto del consumo ma anche il modo di consumo, essa produce non solo oggettivamente ma anche soggettivamente. La produzione crea quindi il consumatore. [...] La produzione produce perciò non soltanto un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per l’oggetto. [...] Essa produce perciò l’oggetto del consumo, il modo di consumo e l’impulso al consumo.
Vedremo in seguito la caratteristica odierna del fatto che il prodotto riceve il suo ultimo finish nel consumo, cioè nel suo perfezionamento, nel suo utilizzo per le caratteristiche che possiede; ci soffermiamo ora sul fatto che anche la produzione dà il suo finish al consumo: che la produzione crea il consumatore.
Ed oggi per consumatore dobbiamo intendere il consumatore di massa.
Cioè la persona sottomessa alla onnipresente educazione al consumo, alla produzione di una necessità illimitata di consumo. Ancor più oggi nel bel mezzo dell’acuirsi della crisi di ciclo e della raggiunta maturità/saturazione dei mercati. Ma quell’illimitata necessità di consumo, il consumare di più, fa il paio con l’illimitata necessità del capitale di valorizzarsi, cioè di fare da una massa di denaro più denaro, di appropriarsi di una quota sempre crescente di denaro, ossia di ricchezza astratta. All’interno di questo circuito i lavoratori non si identificano più nella loro condizione di esistenza materiale, nella loro affinità di classe, bensì nell’astrazione dell’essere consumatori, nella quantità del consumo.
Inoltre il consumo non è più tanto finalizzato a soddisfare un bisogno, ma a produrre un’identità; le persone vengono stimolate a desiderare i simboli della ricchezza, della prosperità e della proprietà, le merci acquistate e consumate hanno lo scopo di trasmettere questa identità e l’essere alla ‘moda’.
Le persone si vetrinizzano, come se fossero vetrine di negozi, ed espongono la loro merce, le marche, a dimostrazione della loro quantità di consumo ed attraverso questo affermano la loro identità. Veniamo ora al fatto che senza consumo non v’è produzione e che il consumo dà l’ultimo finish al prodotto.
Il consumo, o meglio il consumatore, ha così un ruolo attivo nel processo produttivo e questo ruolo ha assunto una nuova caratteristica che oltrepassa quello di semplice conclusione del ciclo produttivo nel consumo e di valorizzazione del capitale: il consumatore ha oggi anche il compito di far risparmiare denaro all’impresa.
Basti pensare ad Internet e che questo strumento permette di fare operazioni bancarie, di apertura e chiusura contratti di servizi, acquistare e vendere merci, ecc., facendo risparmiare tempo, personale e quindi denaro all’impresa.
Il consumatore dà informazioni produttive anche semplicemente acquistando una merce, ogni sua scelta lascia tracce che trasmettono informazioni al sistema produttivo, indicandogli cosa e quanto produrre. Il capitalismo ha così permeato di sé l’intera vita dei lavoratori tanto da prenderne il corpo e la mente non soltanto durante l’orario di lavoro, ma anche nelle ore del tempo libero, quelle che più servono per elaborare una propria identità sociale.
Il tempo libero è così in buona parte occupato da attività di consumo produttivo per il capitale, quindi di realizzazione/produzione di valore per il capitale, tanto che la sociologia borghese ha iniziato a definire questa pesantissima invasione dei corpi e delle menti col termine biocapitalismo (1).
I lavoratori una volta abbandonato il legame col socialismo quale progetto politico di rivoluzione sociale, hanno trovato, chi più chi meno, nei valori del capitalismo la propria identità, e poiché la ricchezza nella società capitalistica si presenta come una “immane raccolta di merci”, i valori sono quelli trasmessi dalle merci.
È tutto perso? No, perché il capitalismo non può mantenere quello che promette, non può distribuire salari proporzionati alla sua richiesta di consumo, non dimentichiamo che prima di essere consumatori i lavoratori sono appunto lavoratori salariati, ed i salari sono una variabile dipendente del profitto e quindi dell’accumulazione capitalistica.
Resta l’importantissimo, ancorché complicato, lavoro di continuità della tradizione comunista, della formazione di quadri ed intellettuali della classe proletaria, della riproposizione ad ogni generazione del marxismo.
mr(1) V. Codeluppi, Il Biocapitalismo. Verso lo sfruttamento integrale di corpi, cervelli ed emozioni, Bollati Boringhieri 2008.
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Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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