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Home ›A 45 anni dal Vajont
Una delle questioni principali che il modello di sviluppo capitalistico pone all’ordine del giorno è il rapporto tra progresso e distruzione ambientale: in questo sistema economico non esiste un progresso svincolato dal profitto e spesso il primo non è funzionale a un armonia tra uomo e natura ma alla contrapposizione di questi 2 elementi.
Alle mille opere mastodontiche che ogni governo mette populisticamente in atto, e che sono allo stesso tempo strumenti di consenso e fonti di speculazione, quale giustificazione migliore del creare nuovi posti di lavoro? Se è per questo il riarmo della Germania dopo il 1933 ha portato in quel paese la piena occupazione, e pensare che in quell’anno c’erano ancora 6 milioni di disoccupati; non per questo si dovrebbe giustificarlo e giustificare il macello imperialista che è seguito.
Tornando al progresso, chi ha visto il film “I 100 passi” si ricorderà il contraddittorio tra il comunista che parla in piazza e il mafioso che lo ascolta: “Questo aeroporto non lo voleva nemmeno l’Alitalia, perché c’è questa montagna così alta e gli aerei ci andrebbero a sbattere!Lo hanno voluto i mafiosi, per acquistare i terreni e rivenderli a quelli dell’aeroporto guadagnandoci 100 volte tanto!”. La risposta del mafioso non tarda: “È il progresso, amico bello...che crea case, posti di lavoro....e i siciliani, cavernicoli devono restare?” Il punto è infatti questo: il progresso giustifica tutto? Proprio nei giorni scorsi ricorreva il quarantacinquesimo anniversario della strage del Vajont, che acquista un’attualità sconvolgente se si pensa a tante questioni riguardanti l’ambiente, non ultima quella della Val Susa. Anche li si mascheravano con le più nobili motivazioni le più bieche intenzioni di rapacità e di profitto: si era in pieno boom economico, i primi televisori e altri elettrodomestici facevano la loro comparsa nelle case degli italiani e di conseguenza si generava un enorme domanda di energia idroelettrica.
I rischi della costruzione della diga del Vajont però, superavano i benefici che se ne sarebbero tratti: l’impatto ambientale sarebbe stato devastante e le conseguenze per la popolazione della valle catastrofiche. Ma cosa contava tutto questo, quando già gli enti preposti (la SADE, Società Adriatica di Elettricità) si leccavano i baffi nel pensare ai loro vantaggi in termini speculativi e di profitto? Autorevoli tecnici e geologi non venivano perciò ascoltati, e si andò avanti coi lavori.
Il disastro non tardò a venire, e la sera del 9 ottobre 1963 il monte Toc franò nell’immenso lago artificiale creato dalla diga e l’onda gigantesca venutasi a formare sommerse i paesi di Longarone, Codissago, Castelvallazzo, Erto e Casso, provocando 1917 vittime.
In questa società quindi, profitto e progresso viaggiano a braccetto, sulla carta nell’interesse della collettività, nei fatti nell’interesse di pochi.
Lunghi tratti della linea ad Alta Velocità sono già completati, e quando centinaia di famiglie vengono risarcite di 10mila euro ancora prima della sua attivazione è segno che anche ai massimi livelli si è coscienti che il primo impatto non sarà indolore. In diverse città di medie dimensioni come Brescia e Parma sono già stati approvati progetti di metropolitane leggere che come a Parma graveranno sulle tasche dei ceti meno abbienti e copriranno tratti dove non ce n’è oggettivamente la necessità non essendo quelli gli assi più densamente popolati, riducendo l’inquinamento di percentuali irrisorie e non coprendo inoltre molti punti chiave della città.
Non si tratta di essere “contro il progresso” per partito preso, come non lo fu Marx che, pur da rivoluzionario, non esitava a elogiare gli indubbi meriti della borghesia nella transizione dal feudalesimo al capitalismo, cioè in poche parole la spinta modernizzatrice. Si tratta di questo: può esistere un capitalismo senza distruzione, petroliere che lasciano in mare chiazze enormi, guasti alle centrali nucleari, inquinamento atmosferico? Può esistere davvero tutto questo in una società dove i Vajont o le Seveso sono all’ordine del giorno e dove il profitto (alla faccia di Grillo) prevale sempre sul “buon senso”comune?
ibBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11
Novembre-dicembre 2008
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