Condizioni e lotte operaie nel mondo

Canada

A Montreal, alla raffineria Petro-Canada, la terza più grande compagnia petrolifera canadese, i lavoratori sono scesi in agitazione contro il licenziamento definitivo di 260 di loro. Benché le agitazioni si siano susseguite per tutto l’inverno, il sindacato si è sempre rifiutato di dare inizio a una vera mobilitazione. Alcuni operai erano stati lasciati senza contratto già dallo scorso novembre, ma avevano continuato a lavorare fino ai primi mesi del 2008. A metà maggio i loro compagni hanno però iniziato a scioperare per sostenerli e chiedere che fossero reintegrati nella raffineria; la protesta è scaturita inoltre dalla richiesta dei vertici dell’impresa di eliminare dal contratto i premi di anzianità e di far lavorare i dipendenti riducendo le misure di sicurezza. Già da mesi il sindacato prometteva ai lavoratori di indire uno sciopero, ma poi ritrattava sostenendo che continuare a contrattare avrebbe dato risultati migliori; nel frattempo però la compagnia ha rimpiazzato gli operai senza contratto ed ora sta sostituendo con lavoratori esterni gli scioperanti. Queste sostituzioni sono vietate dalla legge canadese, ma in un periodo in cui il prezzo del greggio è in continuo aumento, i padroni non vogliono certo rinunciare alla possibilità di fare buoni profitti e i sindacati sembrano comunque appoggiarli.

Namibia

Il 10 maggio I lavoratori della miniera Skorpion Zinc, in Namibia, hanno incrociato le braccia per ottenere un aumento salariale e migliori sussidi. Subito dopo l’inizio della protesta il proprietario della miniera ha fatto appello al tribunale per ottenere un’ingiunzione contro lo sciopero. La corte di giustizia aveva prontamente risposto con un ordine diretto al sindacato e ai lavoratori di non interferire in alcun modo col normale funzionamento della miniera, di non fermare la produzione, e non cercare di convincere altri lavoratori a protestare; ovviamente né il sindacato né i lavoratori erano presenti in tribunale o sono stati ascoltati dal giudice. Nonostante queste minacce, gli operai hanno deciso di scioperare e la loro lotta sta proseguendo da settimane. L’azienda dal 2005 continua a rifiutarsi di pagare gli straordinari, ovvero le ore lavorate in più rispetto alle 12 da contratto, di dare i premi per chi lavora la domenica e di concedere qualsiasi aumento salariale; i lavoratori che stanno protestando corrono grandi rischi, e nel corso dei giorni sembra che molti di loro abbiano ceduto alle intimidazioni dei padroni.

Francia

Il 20 maggio tutti i porti e i depositi di carburante sono stati bloccati in Francia dallo sciopero dei lavoratori portuali. Da un po’ di tempo lavorare nei porti è diventato sempre più difficile e le proteste si susseguono a un ritmo sempre più crescente. Questa volta gli operai sono scesi in piazza per opporsi alla privatizzazione portata avanti dal governo Sarkozy. In Francia, infatti, la gestione della maggior parte dei porti è divisa tra il settore dei cargo, nelle mani dei privati, e la gestione delle infrastrutture, che invece è pubblica. Lo sciopero sembra, però aver coinvolto i lavoratori di entrambe le parti, in quanto era anche contro il rincaro dei prezzi del carburante. Soprattutto a Marsiglia, gli scontri tra i lavoratori e la polizia sono stati violenti, segno della situazione ormai insopportabile.

Sarkozy ha risposto dando un aiuto economico ai padroni, per fronteggiare i rincari del carburante, mentre ha esortato gli operai ad aumentare la produttività e a lavorare più ore la settimana; tipica risposta del capitalismo alla crisi economica.

Scioperi e grandi manifestazioni hanno avuto luogo il 22 maggio in tutta la Francia per protestare contro la decisione del governo di far passare da 40 a 41 anni la durata dei contributi che dia diritto ad una pensione piena. Oltre a Marsiglia, dove c’è stata la più grande partecipazione, in tutte le città dello stato si è scesi in piazza contro l’allungamento della vita lavorativa. La partecipazione questa lotta ha colto di sorpresa anche i sindacati, erano, infatti, stati depositati alcuni preavvisi di possibile sciopero, ma nessuna organizzazione aveva fatto appello ad una mobilitazione generale. Nonostante ciò, molti settori dell’economia del paese sono stati bloccati e buone percentuali di lavoratori hanno scioperato per partecipare alle manifestazioni. I sindacati, oltre a contenere la rabbia dei lavoratori, hanno anche stavolta lavorato per dividere la classe in settori con interessi distinti; la partecipazione all’interno delle scuole il 22 maggio è stata bassa, in quanto in quel settore era già stato fatto uno sciopero una settimana prima, evidente l’intento dei sindacati di mantenere separate le due questioni, per mantenere un maggiore controllo sul movimento e non dover porre delle questioni sul piano politico. Un aspetto importante di questa giornata è stata anche la partecipazione, evidenziata da molti reporter presenti, di persone non iscritte a nessun sindacato, sia lavoratori regolari, sia studenti, sia immigrati senza permesso, che hanno comunque deciso di scendere in piazza ed esprimere la loro rabbia.

gm

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.