A proposito dello scontro tra Mastella e De Magistris

Il volto marcio della borghesia

Gravi violazioni deontologiche. Cioè fuga di notizie e interviste inopportune. È questa la contestazione in base alla quale Mastella chiede al Consiglio superiore della magistratura di trasferire a una diversa sede e funzione il pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Questo è in pratica il dito dietro a cui il ministro si sta a fatica nascondendo, mentre cerca di neutralizzare un magistrato molto scomodo.

Perché molto scomodo? Perché sia Prodi che lo stesso Mastella sono indirettamente coinvolti nelle sue indagini, certo. Ma non solo. Guarda caso i quotidiani hanno speso davvero poche parole sul contenuto delle sue inchieste. Soprattutto su quella chiamata “Why not”, che, invece, è molto interessante. Al centro di questa inchiesta c’è infatti un potere trasversale e bipartisan in cui uomini del centrodestra e del centrosinistra si stringono la mano siglando affari milionari, utilizzando, tra le altre, l’arma del ricatto occupazionale in una regione come la Calabria dove un terzo delle famiglie è al di sotto della soglia di povertà.

Le accuse rivolte agli oltre venti indagati dell’inchiesta sono: associazione a delinquere, truffa, corruzione, finanziamento illecito ai partiti e violazione della legge Anselmi sulla massoneria. Fra gli indagati figurano Nicola Adamo, vicepresidente diessino della giunta regionale calabrese, Antonio Acri, presidente della commissione regionale anti-mafia, il generale Paolo Poletti, capo dello stato maggiore delle Fiamme Gialle, il consulente di Prodi Piero Scalpellini e gli agenti segreti Massimo Stellato, capocentro del Sismi a Padova, e B. B., del Cesis. Un bel pezzo di stato, insomma. E fra i nomi eccellenti chiamati in causa a vario titolo nell’inchiesta troviamo: Pisanu, Rutelli, Gasparri, Bassolino, Formigoni, Cuffaro e molti altri. Ma il soggetto attorno a cui ruota tutta l’indagine è Antonio Saladino, referente al sud per la Compagnia delle Opere (l’associazione imprenditoriale legata a Comunione e Liberazione): grazie alla sua fittissima rete di contatti col potere politico Saladino riusciva a ottenere numerose commesse dagli enti pubblici, in particolare dalla Regione Calabria, impegnandosi, una volta ottenuti i lavori, ad assumere le persone segnalate dai politici e dalle altre varie istituzioni, anche nazionali, che lo avevano agevolato. Questa strategia si sarebbe poi strutturata con le società di lavoro interinale, tanto che le imprese di Saladino avrebbero di fatto monopolizzato l’impiego del personale precario assunto dalla Regione Calabria.

Nel febbraio del 2006 la giunta calabrese di Loiero decide di non rinnovare il contratto a termine per circa 85 lavoratori precari, assunti tramite l’agenzia “Whynot” in cui operava Saladino. Motivo: “appartenevano” al precedente esecutivo. Questa mercificazione del posto di lavoro garantiva lauti guadagni anche per gli assessori e i consiglieri coinvolti.

Il mio contratto -- afferma l’ex collaboratrice di Antonio Acri -- prevedeva una retribuzione di 1240 euro, ma dovevo consegnare ad Antonio Acri il 15% della busta paga... Da quanto riferitomi dai colleghi, quasi tutti sono costretti a pagare somme di denaro che vengono decurtate dal lavoro espletato... alcuni mi hanno raccontato di dover consegnare il 50% della busta paga.

Antimafia2000, pag. 17

Massoneria, intrallazzi, ricatti, corruzione politica a ogni livello... ciò che avete di fronte non è altro che il capitalismo italiano (solo italiano?) del XXI secolo, e le indagini di De Magistris sono temute e ostacolate proprio perché, oltre a sfiorare il capo del governo e lo stesso ministro della giustizia, puntano i riflettori sul cuore nero di un sistema sociale così indegno e putrescente, da arrivare fino all’inimmaginabile: fare il pizzo sullo stipendio dei precari.

Per cambiare radicalmente un sistema sociale, però, ci vuole ben altro che l'onestà di un magistrato.

gek

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.