Sgravi fiscali? Che bluff!

Nel nuovo pacchetto economico si riesuma persino la fascistissima tassa sui single

Più che la modesta capacità di buttare giù due righe, ci vorrebbe il talento dei grandi pittori satirici, alla Georg Grosz, per cogliere con l’immediatezza di uno sguardo l’avida rapacità, l’untuoso servilismo, la la beffarda propensione al raggiro e alla truffa della varia umanità borghese, tra la quale eccellono, in quelle scarsamente nobili arti, i politicanti: di destra o di sinistra poco importa.

La banda guidata dallo stagionato playboy (?!) di Arcore ci aveva spacciato la sua mirabolante riduzione (?) fiscale come l’anticamera del paese di Bengodi, proprio mentre l’aumento incontrollato dei prezzi ha reso salari, stipendi e pensioni leggeri come i pasti surreali consigliati dai dietologi, la precarietà non ha più avuto freni e alle nefandezze si sono aggiunte nefandezze (la mattanza al G8 di Genova, la Bossi-Fini, le spedizioni di guerra, tanto per citarne qualcuna). Invece, la scombinata armada capitanata da monsignor Prodi... anche. Una ad una si sta rimangiando le promesse che aveva fatto in campagna elettorale per convincere una bella fetta del “popolo di sinistra” a votare una coalizione che, nella sua prima esperienza di governo, aveva sì messo un po’ in ordine i conti dello stato, ma, va da sé, presentando il conto esclusivamente al proletariato e agli strati sociali ad esso vicini.

Tuttavia, pur di liberarsi di gente così rozza e sguaiata da risultare imbarazzante persino in un bordello di quart’ordine, quell’elettorato di sinistra, lo scorso anno, è stato disposto a turarsi il naso, sperando che i risultati sarebbero stati, per i lavoratori, meno deludenti. Naturalmente, si è trattato di una seconda illusione e i contenuti della finanziaria sono lì a dimostrarlo. Senza scendere nei particolari (anche perché su questo giornale ne abbiamo ampiamente parlato), basta andare a vedere le ricadute dei “ritocchi” fiscali sulla busta paga. A metà gennaio, Cremaschi, segretario della FIOM, ha prodotto uno studio sugli effetti del taglio del cuneo fiscale, della “esternalizzazione” degli aumenti IRPEF agli enti locali (regioni e comuni), dell’aumento dei contributi previdenziali (lo 0.3%) gravanti sui lavoratori dipendenti (il manifesto, 16 e 18 gennaio scorso).

Come volevasi dimostrare, i risparmi realizzati grazie al taglio del cuneo fiscale sono, in genere, modesti e si riducono progressivamente man mano che si salgono gli scaglioni di reddito, fino ad essere ampiamente superati oltre la quota dei 25.000-30.000 euro lordi annui per una famiglia composta da due lavoratori dipendenti con due figli a carico. Secondo lo studio della FIOM, la mazzata più pesante verrebbe dall’aumento dell’IRPEF regionale e comunale che, in certe città/regioni, potrebbe addirittura avvicinarsi ai 300 euro. Da un astratto punto di vista contabile, cioè borghese, questi aumenti sarebbero motivati dai tagli e dall’incuria del governo Berlusconi nei confronti degli enti locali che, chi più chi meno, sono sull’orlo del fallimento, nonostante la strada alla devastazione ambientale e alla cementificazione selvaggia del territorio, imboccata in questi anni per fra cassa e... mantenere le orde di parassiti politici brulicanti nelle amministrazioni come i vermi nel gorgonzola.

Che tagli e incuria ci siano stati è indiscutibile, ma è altrettanto indiscu-tibile che il governo Prodi non si discosti di una virgola da quello precedente nel far pagare le spese - comunque esse si presentino - sempre agli stessi. Anzi, come ha rilevato persino un sindacato crumiro per eccellenza qual è la UIL (vedi il sito repubblica.it visitato il 30-01-2007), l’IRPEF regionale-comunale, non essendo progressiva, in proporzione pesa maggiormente su chi meno guadagna (per es., lo 0.8% si applica tanto a uno stipendio di 1.000 euro quanto a uno di 10.000). A tutto ciò vanno aggiunti gli aumenti relativi a tariffe varie, che, sommati agli altri, alla fine dell’anno costituiscono una bella zuppa indigesta da mandar giù. Niente male, eh?, per un governo che si pretende amico dei lavoratori e delle fasce più deboli!

Ma, forse, il capolavoro della banda centrosinistra è la riesumazione di una vecchia gloria mussoliniana. Anche qui, in fondo, niente di stupefacente. Dopo la riabilitazione dei “ragazzi di Salò”, dopo la riscoperta del patriottismo e delle isterie tricolori di massa, dopo la ripresa delle spedizioni nelle terre d’oltremare per conquistare un posto non al sole, ma all’ombra delle trivelle petrolifere, poteva mancare la tassa sui celibi? Proprio come negli anni trenta del secolo scorso, la scure - non più littoria, ma pur sempre borghese - si abbatte inesorabile sui celibi/nubili, pardon: single, i quali, indipendentemente dagli scaglioni di reddito in cui si collocano, ci rimettono; davvero una “presa per il cuneo”, come intitolava il manifesto. Chissà, forse sarebbe il caso che tanti giovani generosi compagni aggiornassero il loro “antifascismo militante” e, fatti due conti, si accorgessero che, nei confronti della classe, è più fascista il governo di centro-sinistra che quattro “pittbull” dal cranio rasato che sfogano le loro turbe accoltellando singoli compagni e sprangando immigrati.

E che dire della “sinistra radicale” governativa, il cui antifascismo, sebbene meno militante, è altrettanto inossidabile? Se Benito l’Infame la potesse vedere, in essa e non nella sua nipotina - tanto amante, come il “radicale” Bertinotti, dei salotti televisivi - riconoscerebbe la propria esecutrice testamentaria.

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.