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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Cile
Lo sciopero dei lavoratori metal-meccanici contro la Soinsa, un produttore di ponteggi e altre attrezzature edili, è ormai entrato nel suo secondo mese. I lavoratori, molti dei quali guadagnano solo il salario minimo legale, pretendono dalla Soinsa aumenti e bonus salariali.
Il primo febbraio, dopo sette giorni di sciopero, una dimostrazione degli operai era stata caricata brutalmente dalla polizia di Santiago, con molti lavoratori e delegati sindacali malmenati e arrestati. Analogamente, una dimostrazione organizzata per il giorno seguente, in protesta contro la repressione, era stata attaccata dalla polizia, che aveva usato anche un carro armato leggero per disperdere i lavoratori. Da allora in poi la polizia ha occupato gli impianti e, secondo gli operai, l’azienda sfrutta crumiri e altri lavoratori, tra cui anche bambini di 10 anni, per continuare la produzione.
Gran Bretagna
Dopo più di due settimane di sciopero non autorizzato, il 16 febbraio i postini di Belfast sono tornati al lavoro. La protesta ha causato il blocco di 7 milioni di pacchi e lettere, che richiederanno fino a 4 settimane per essere smaltiti.
Lo sciopero era cominciato il 31 gennaio, quando il personale dell’ufficio di Tomb Street ha cominciato uno sciopero immediato e non autorizzato a causa di continue vessazioni da parte dei dirigenti. Sebbene i rapporti tra la Royal Mail e i sindacati siano sempre stati piuttosto cattivi, alcuni rappresentanti del sindacato CWU hanno fatto sapere che lo sciopero è stato interrotto a seguito del loro intervento. Tra le clausole dell’accordo, la CWU ha acconsentito al blocco degli scioperi per 12 mesi.
Grecia
Per più di una settimana i marittimi greci hanno bloccato tutti i trasporti con le isole e con l’Italia. Lo sciopero non ha riguardato solo i passeggeri, ma ha impedito anche gli approviggionamenti delle isole. I dimostranti reclamavano una serie di misure contro la disoccupazione nel settore, per l’aumento della liquidazione, tasse più sopportabili e la firma di contratti di lavoro collettivi. Incidenti si sono verificati a Creta, quando alcuni agricoltori hanno provato a forzare i blocchi e far partire un mercantile con prodotti alimentari deperibili. Il governo ha tentato a far fronte al problema ricorrendo alla marina militare, inviando alimentari e carburante sulle isole con cinque navi militari. Ma gli scioperi non sono stati limitati ai marittimi.
Nei giorni scorsi in Grecia hanno incrociato le braccia pure gli impiegati dei tribunali, i medici degli ospedali statali e i tassisti.
Australia
Il 21 febbraio gli operai della Dana, nei pressi di Melbourne, si sono astenuti dal lavoro e hanno organizzato una assemblea per discutere le nuove condizioni salariali imposte dalla dirigenza.
L’azienda, che è il principale produttore australiano di componenti per auto e che possiede un’altra fabbrica a Cheltenham, ha annunciato che intende ridurre i salari dei suoi 350 dipendenti del 5%, imponendo al contempo un massiccio taglio per i salari dei neoassunti, pari al 25%. Il documento presentato dall’azienda, di ben 42 pagine, prevede inoltre il taglio di 13 giornate di ferie retribuite e il dimezzamen-
to delle indennità di licenziamento.
Questi cambiamenti saranno discussi il mese prossimo, quando la nuova legislazione sul lavoro del governo Howard entrerà in vigore e permetterà ai padroni di tagliare i salari ed eliminare condizioni di lavoro fissate da lungo tempo.
Cina
Oltre 1000 lavoratori del settore dell’abbigliamento della azienda Heze Cotton Textile Factory, a Shandong, fino a qualche tempo fa di proprietà statale, sono entrati in sciopero il 10 febbraio per le basse paghe, a cui fanno da contraltare le crescenti remunerazioni dei manager. Mentre i dirigenti guadagnano intorno ai 500 mila yuan all’anno (circa 62500 dollari), le paghe degli operai sono 100 volte inferiori, pari a 5000 yuan. La maggior parte dei dipendenti, inoltre, sono donne e vengono pagate ancora meno, circa 300 yuan al mese (37,50 dollari). I sindacati ufficiali non hanno fatto alcuno sforzo per assistere i lavoratori, mentre i dirigenti hanno obbligato tutti gli scioperanti a firmare entro 15 giorni un documento in cui accettino di tornare al lavoro, se non vorranno essere licenziati.
Francia
Il 16 gennaio parecchie migliaia di portuali di tutta Europa hanno organizzato una manifestazione a Strasburgo, in occasione della prima riunione dell’anno del parlamento europeo, e contemporaneamente ad uno sciopero che ha paralizzato diversi porti. Durante il percorso della manifestazione sono stati lanciati petardi, fumogeni e bengala, danneggiando vetture, pensiline e cartelli stradali. Davanti al parlamento, sbarrato e protetto da un cordone di poliziotti, si sono verificati scontri prolungati. I manifestanti hanno lanciato sassi e bottiglie contro i poliziotti e contro le vetrate del palazzo. I poliziotti hanno provato ad usare idranti e lacrimogeni per disperdere i manifestanti, ma senza successo. Altri reparti di polizia giunti sul posto sono stati pure costretti ad arretrare. La protesta si è placata solo dopo l’incontro con alcuni parlamentari a cui i portuali hanno esposto la loro contrarietà alla nuova direttiva per la liberalizzazione delle attività portuali. I lavoratori osteggiano in particolare la possibilità per gli armatori di utilizzare personale di bordo, spesso precario e non qualificato, anche per le operazioni di carico e scarico sulle banchine. Che l’Unione Europea desista dal proposito di riforma è un evento del tutto improbabile, ma i portuali hanno lanciato un chiaro avvertimento su quelle che potrebbero essere le sue conseguenze sul piano dello scontro sociale.
MicBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 2006
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