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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Messico
Lo sciopero dei metalmeccanici delle acciaierie Labaro Cardenas e dei minatori della Atisba è ormai entrato nella sua sesta settimana. L'azienda proprietaria delle acciaierie ha minacciato l'uso della forza per sgomberare gli impianti occupati, nonostante lo sciopero sia stato riconosciuto legale. Il sindacato di categoria ha minacciato in questo caso uno sciopero nazionale. Ma al di là delle parole, i sindacalisti hanno invece finora limitato le iniziative ad uno sciopero di solidarietà di 1 ora all'inizio del turno del lunedì. Anche la CTM, principale confederazione sindacale messicana, si è rifiutata di sostenere in alcun modo lo sciopero.
Zimbabwe
Gli operai dell'industria tessile David Whitehead di Chegutu sono entrati in sciopero il 12 settembre, per chiedere il pagamento di tre mesi di salari arretrati. Il 16 settembre, centinaia di dimostranti infuriati si sono radunati fuori dai cancelli e, dopo ore di attesa per parlare con i dirigenti, hanno forzato l'ingresso e occupato gli impianti, cacciando via i pochi dipendenti presenti. La polizia ha in seguito fatto irruzione e sgomberato gli impianti con la forza. Ma la rabbia dei lavoratori non si è certo placata, e subito le proteste sono ricominciate davanti ai cancelli. Senza stipendio e nell'impossibilità di pagare l'affitto, alcuni lavoratori hanno perso anche la casa, dopo essere stati ridotti alla fame per mesi di lavoro non retribuiti.
Sri Lanka
Uno sciopero di circa 900 lavoratori di 9 piantagioni di te di proprietà del Moneragala Kumarawatta Group è entrato nella sua terza settimana. I lavoratori chiedono che l'azienda versi contributi regolari al fondo di previdenza e di assistenza e che paghi gli stipendi senza ritardi. In un'altra vertenza, 2500 braccianti delle colline del Pussellawa hanno iniziato a scioperare il 20 settembre. Chiedono che della terra sia resa disponibile per l'edificazione di un nuovo ospedale, visto che quello attuale è vecchio di 150 anni e provoca parecchie vittime proprio tra i braccianti.
Perù
Un'ondata di scioperi a metà settembre ha coinvolto i lavoratori della sanità, gli insegnanti, i portuali e i braccianti. I lavoratori chiedono aumenti salariali e si oppongono ai piani di privatizzazione e ristrutturazione delle imprese statali. Lavoratori edili hanno dimostrato nei pressi di Lima, bloccando l'autostrada pan-americana al transito di camion e auto. Circa 2000 infermieri di numerosi ospedali sono in sciopero da 35 giorni e la protesta continua ad allargarsi, nonostante il governo abbia imposto di tornare al lavoro entro due giorni, minacciando il licenziamento in caso contrario. I lavoratori chiedono aumenti salariali e migliori condizioni per i turni notturni. Alla base delle proteste ci sono il giro di vite imposto dal governo alla spesa pubblica, la politica di austerità e i piani di privatizzazione che interessano scuole e ospedali, in modo da finanziare il costo dell'enorme debito pubblico. Alla difficile condizione finanziaria internazionale, che drena capitali verso i centri del capitalismo mondiale, si aggiungono corruzione ed evasione fiscale, che fanno ricadere il peso della crisi interamente sul proletariato e su settori della piccola borghesia.
Iran
Lo scorso 7 settembre circa 300 operai della piccola città industriale di Ghazveen hanno bloccato le vie principali della città durante una dimostrazione. I dimostranti, della fabbrica Poushineh Baft, affermano che circa 700 lavoratori non ricevono il salario da più di sei mesi. Le proteste sono continuate per parecchie ore nonostante le forze di sicurezza fossero state dispiegate nella zona per disperdere la folla.
Ghana
Il 2 settembre la polizia ha aperto il fuoco contro dei minatori, dipendenti della Newmont Ghana Gold Limited (NGGL), che gestisce concessioni per numerose miniere d'oro. Sono state colpite tre persone, tra cui un passante, ricoverato in gravi condizioni in un vicino ospedale. Dopo il passaggio delle concessioni dalla Normandy Gold, precedente concessionaria, nelle mani della NGGL, i minatori chiedevano la riassunzione o il pagamento di una indennità di licenziamento, come promesso in precedenza dall'azienda e dalle istituzioni. Una recente sentenza giudiziaria ha invece sancito che l'azienda semplicemente "potrebbe" prendere in considerazione la riassunzione di alcuni minatori, evento peraltro mai verificatosi negli ultimi due anni.
Taiwan
Il 21 agosto oltre mille immigrati tailandesi si sono scontrati con la polizia, durante una protesta per le critiche condizioni di vita e di lavoro. Un dormitorio è stato dato alle fiamme e parecchie auto sono state rovesciate. Circa 1600 lavoratori tailandesi, impegnati nella costruzione di una ferrovia, vivevano in un dormitorio adiacente al cantiere, con limitazioni alla propria libertà, e spesso non venivano pagati per gli straordinari. La protesta si è placata dopo la promessa dell'azienda di accettare molte richieste dei lavoratori. Ciononostante, 300 lavoratori sono stati denunciati, creando anche un problema diplomatico tra Taiwan e la Thai-landia.
Brasile
Proteste di massa hanno avuto luogo il 7 settembre, festa dell'indipendenza del Brasile. Le proteste hanno offuscato le parate militari ufficiali e hanno preso di mira il presidente ex-sindacalista Lula per le sue politiche liberiste, favorevoli ai grandi capitalisti, e per la corruzione. Le proteste, cavalcate dalla confederazione sindacale CUT, dalla Chiesa Cattolica e dal Movimento dei Lavoratori senza Terra, affondano comunque le loro radici nella dilagante disoccupazione, che riguarda 27 milioni di persone, e nella situazione economica estremamente critica per il proletariato, con 20 milioni di famiglie che vivono con meno di 250 dollari al mese.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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