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Home ›Circo borghese di mezza estate
Venite signori, entrate nel circo borghese, spettacolo assicurato ad un prezzo stracciato: la coscienza. Attrazioni d'estate: scalate intercettate, controscalate ed altre meraviglie. Ecco uno dice: troppa contiguità tra politica ed affari, un altro: io non c'entro, un terzo: l'avevo detto che non era regolare, pagherò per tutti ma ho soltanto obbedito al governatore. Allora il governatore si deve dimettere, ma dobbiamo essere tutti d'accordo. Ed ancora: manca l'etica ed ecco il codice etico a cui tutti si devono attenere e poi, se si tratta di etica, dobbiamo porre un tetto anche agli stipendi dei politici. Un altro suggerisce che l'etica è secondaria mentre il problema vero è il rilancio del paese e della sua competitività. Un urlo irrompe nella scena: i magistrati ci spiano! Allora occorre una legge severa contro le intercettazioni per il bene della privacy di tutti: perché il problema non è l'imbroglio, ma l'averlo reso pubblico. Però le coop non dovrebbero buttarsi in spericolate operazioni finanziarie; perché no! Non sono mica figlie di un dio minore. In effetti il dio è lo stesso e si chiama capitale. Porca miseria, il mondo allora sta proprio andando dove di solito c'è il cesso: in fondo a destra; peccato non ci sia più l'URSS che lo avrebbe tirato un po' a sinistra. È giunto il momento del sogno: il sogno del grande centro. Si perché questa gran baraonda di scalate e di controscalate divide ed unisce trasversalmente gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, perché c'è in gioco il potere politico ed economico del paese; poi una parte di imprenditoria e finanza è stufa del premier, allora, forse, sarebbe meglio una grande coalizione di centro che col 51% dei voti possa instaurare una dittatura democratica senza conflitti di interesse. Ti svegli dal sogno e ti ritrovi il governo del premier che dice: va tutto bene, siamo fuori dalla recessione ed è già sviluppo, vedete che basta l'ottimismo. L'ottimismo fa ricrescere i capelli, sconfigge il cancro e produce sviluppo economico. Da buon ultimo, nel circo borghese, ecco arrivare il 'vero riformismo'. Gli dedichiamo più spazio perché meno ne ha avuto nel turbinio dello spettacolo. Ci dice che la sinistra deve "tornare a pensare... al suo messaggio: quello che deve parlare alla mente ed al cuore del popolo". Il messaggio è "il bene comune" che significa "maggiore giustizia, maggiore solidarietà, maggiore efficienza dei servizi sociali, maggiore sicurezza". La sinistra riformista deve così "interpretare i grandi mutamenti che stanno coinvolgendo il mondo capitalistico; le grandiose prospettive che si aprono alla prosperità e alla pace; ma anche gli immensi rischi della sua spinta alla globalizzazione non guidata e alla sregolatezza sociale e morale". Ma dove vive il nostro 'vero riformismo' che non si accorge del progressivo impoverimento di quello che chiama popolo e delle sempre più barbare guerre che si susseguono ormai da decenni? E che differenza c'è tra "l'ottimismo" della destra ed il "bene comune" della sinistra? Il primo presuppone che le masse proletarie debbano sottomettersi e rispettare l'elite di potere, è l'ottimismo di chi comanda e vuole un capitalismo libero per essere libero nei suoi affari. La seconda, seppur non disdegnando di fare qualche affare, vuole coinvolgere le masse all'interno di un progetto interclassista in cambio di qualche maggiore (vantaggio?) che nella realtà è sempre minore. Entrambe vendono il più bel mondo, la destra semplificandolo, la sinistra problematizzandolo; la prima mistifica la realtà per soggiogare le masse alla società borghese, la seconda le illude per lo stesso fine: si plasmano le coscienze. Per entrambe il messaggio è ideologico quanto religioso, nel senso che necessita di fede.
161 anni fa Marx scrisse:
Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. Essa (la religione) è la realizzazione fantastica dell'essenza umana, poiché l'essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque, mediamente, la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l'armonia spirituale... Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigere la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola.
@Marx, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, introduzione.
Ma il nostro (Chi?) prosegue: "il più grande successo del riformismo socialista è stato quello di salvare per due volte, nella storia recente, il capitalismo dall'esito catastrofico delle sue contraddizioni: nella seconda metà dell'Ottocento e nella metà del Novecento. Con il ripiegamento dei suoi ideali... la sinistra rischia di mancare la terza volta la sua paradossale missione" (Come combattere il terrorismo morale, La Repubblica 12.8.2005, pag. 16). Udite, udite, la sinistra meno che riformista deve tornare al riformismo per compiere la sua missione storica; siamo sulla via dei miracoli, dopo l'unto che intende salvare il capitalismo dallo stalinismo, ecco il bisunto del signore che vuole salvare il capitalismo da se stesso.
Questa la sostanza: il proletariato, abbandonati i suoi interessi di classe, deve salvare e perpetuare il capitalismo, perpetuando così il suo sfruttamento e la sua oppressione; inoltre le contraddizioni del capitale non sono più motivi per il suo superamento, per il riformismo non lo sono mai stati, ma per la sua lentissima correzione. La sinistra riformista deve quindi proporsi alla guida della globalizzazione moderandone le sregolatezze sociali e morali. Non sentite anche voi uno sgradevole odore nauseabondo: è il circo borghese, ormai putrido, che agita tutti i protagonisti del suo spettacolo. A quando la ripresa della lotta di classe, ovviamente della classe operaia, contro il capitale e tutta la merda della società borghese?
mrBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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