Il fallimento del vertice di Bruxelles

Il miracolo non c'è stato. Eppure, Berlusconi, principe dei piazzisti ed "esperto" in miracoli, aveva assicurato che all'ultimo minuto avrebbe tirato fuori dal cilindro la proposta per sbloccare il vertice europeo, riunito a Bruxelles a metà dicembre per varare la nuova costituzione. Invece, niente di tutto questo è avvenuto; le battutine di gusto assai dubbio, le pacche sulle spalle, che il cavaliere distribuisce generosamente, non sono bastate a ricomporre i profondi dissidi emersi tra la maggioranza dei paesi europei, da una parte, e Spagna e Polonia dall'altra.

L'oggetto del disaccordo era, ed è, la questione della cosiddetta maggioranza qualificata. Di cosa si tratta? Facciamo un passo indietro. Il trattato di Nizza (dicembre 2000) ha assegnato alle nazioni dell'Unione Europea un certo numero di voti (seggi) nel Consiglio Europeo - in pratica, il governo - in base al numero degli abitanti. Ma a Bruxelles, Francia, Germania e altri, hanno proposto di accrescere il peso degli stati più popolosi con la "maggioranza qualificata" o "doppia maggioranza": le decisioni del Consiglio Europeo, per essere approvate, devono avere il 50% più uno dei voti dei paesi dell'UE, purché questi paesi rappresentino oltre il 60% dell'intera popolazione europea. Mentre la grande maggioranza dei capi di governo era disposta a trovare un compromesso in questa direzione, Spagna e Polonia, vedendo il loro peso ridimensionato, si sono accanitamente rifiutate di modificare il trattato di Nizza, provocando così, formalmente, l'insuccesso della riunione.

Il fallimento di Bruxelles, anche in Italia, ha ovviamente suscitato le reazioni più varie, tutte, generalmente, finalizzate allo scontro politico interno (non solo italiano); il centro-sinistra, costernato, vi ha visto l'ennesima dimostrazione dell'incapacità e dello scarso attaccamento europeista berlusconiani, mentre il centro-destra ha cercato di minimizzare, vantandosi, anzi, di aver conseguito un grosso risultato, cioè la designazione di Parma come sede dell' autority alimentare. Altri ancora vi hanno invece trovato la conferma che l'Unione Europea è destinata prima o poi a sfasciarsi, dato che, contrariamente a quello che è solitamente accaduto nella storia, la circolazione della moneta unica ha preceduto la nascita di uno stato unico vero e proprio.

In realtà, il fallimento del vertice dimostra e ribadisce che la formazione di un vero stato non solo è una necessità vitale per il grande capitale europeo, ma che l'imperialismo statunitense teme come la peste una simile eventualità e dà fondo a tutte le sue risorse per impedire che ciò avvenga. Certamente, nell'ostinato rifiuto di Spagna e Polonia giocano fattori politici interni e, forse, da parte della Polonia, il tentativo rischioso di ricattare i partner sulla questione degli aiuti economici ossia di barattare il proprio consenso in cambio di un aumento degli aiuti medesimi. Certamente, più alto è il numero di seggi di cui un paese dispone al Consiglio, maggiore è la quota del bilancio comunitario di cui gode. Tutti elementi importanti, senza dubbio, ma, guarda caso, proprio la Spagna e la Polonia si sono mostrate più sensibili a questi fattori. E guarda caso sono esattamente quegli stati che, assieme all'Italia, appoggiano entusiasticamente l'occupazione americana dell'Iraq, tanto da spedire un contingente militare in quel disgraziato paese, muovendosi dunque in senso clamorosamente contrario a quelli che sono gli interessi complessivi dell'imperialismo europeo. Per quanto riguarda Berlusconi, poi, il "conflitto di interessi" tra le necessità oggettive di questi imperialismo e il modo in cui il cavaliere di Arcore ha gestito il semestre europeo, ma, più in generale, tutta la politica europea, è di una chiarezza solare. A cominciare dagli insulti a un deputato socialdemocratico tedesco ("la proporrò come kapò... "), l'intera gestione del semestre italiano è stata un "remare contro" il faticoso e tormentato processo di costruzione dello stato unico del capitale europeo, culminato con l'inazione e la mancanza di energia, cioè di proposte concrete e operative, a Bruxelles. Una barzelletta di qua, due battute sulle donne di là, l'immancabile autocelebrazione: a questo si riduce, nella sostanza, l'apporto dello "statista" italiano nella capitale belga.

Da un certo punto di vista, a Berlusconi avrebbe fatto comodo la firma della costituzione europea durante la sua presidenza, ma solo come trofeo da gettare sul piatto delle prossime elezioni (oltre che per soddisfare la sua smisurata vanità) e, soprattutto, solo se fosse stata una costituzione monca, che, invece di costituire un passo avanti, avesse al contrario alimentato i fattori paralizzanti e disgreganti per l'Unione. È più che probabile, allora, che Germania e Francia per prime si siano a loro volta irrigidite, onde evitare che Berlusconi portasse a casa un simile disastroso risultato.

Ma se il "nostro" televenditore ha fatto tutto il possibile - e con un certo successo - per compiacere il suo amico e protettore (più il secondo che il primo) Bush, non per questo il cammino dell'imperialismo europeo è stato bloccato. Ha indubbiamente subito un rallentamento, ma Chirac e Schroeder hanno immediatamente dichiarato che, in attesa del superamento di questo scoglio, procederanno comunque sulla strada delle "cooperazioni rafforzate" (previste dal trattato di Nizza) con quelle nazioni che ci staranno, il che significa un'accelerazione della cooperazione e dell'armonizzazione dei sistemi legislativi in alcuni campi specifici, per es. la giustizia e il fisco.

Intanto, a dispetto della la resistenza più o meno passiva di Berlusconi, è stato istituito il comando militare unico europeo (Eums), il quale, benché ancora legato alla NATO (a causa, non da ultimo, del solerte lavorio filo-americano di Frattini), costituisce un atto importante sulla via dell'autonomia militare europea. È anche significativo che la Gran Bretagna, alleata di ferro degli USA, sia tra i sostenitori più decisi dell'esercito europeo, a riprova del fatto che una parte della borghesia britannica vorrebbe percorrere più risolutamente la strada dell'integrazione politica col resto del grande capitale europeo, contro quei settori più legati all'imperialismo statunitense.

E la borghesia italiana, per quanto storicamente cialtrona, fino a quando tollererà Berlusconi, vera e propria quinta colonna yankee? Incolpare ipocritamente l'euro del rincaro dei prezzi se lo può permettere il bottegaio sotto casa, non il presidente del consiglio di uno degli stati promotori della moneta unica; sabotare il percorso in grado di dare alla borghesia europea un'arma con cui fronteggiare lo strapotere americano, può farlo chi agisce prevalentemente in funzione di interessi particolari e di corto respiro, non di quelli, strategici, del capitalismo italiano. Non per niente, i malumori nella Casa delle Libertà crescono e forse la resa dei conti tra le gangs della maggioranza è dietro l'angolo...

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.