Condizioni e lotte operaie nel mondo

Austria

Interrotto dopo tre giorni lo sciopero ad oltranza dei ferrovieri austriaci. La decisione è stata presa dal sindacato senza neanche consultare i lavoratori, ed ha spezzato una lotta proprio nel momento in cui si stava dimostrando più efficace. Lo sciopero infatti, aveva completamente bloccato i trasporti su rotaia e la circolazione dei 5000 autobus postali gestiti dalle ferrovie, causando dopo tre giorni gravi danni alla produzione in diverse industrie, acciaierie e cartiere, che in alcuni casi avevano anche rischiato la chiusura degli impianti per mancanza di materie prime. Naturalmente in questa situazione il sindacato - a cui pure non dispiacerebbe strumentalizzare la lotta a fini elettorali, in opposizione al governo di destra - non è potuto venir meno ai suoi compiti istituzionali: contenere le lotte operaie all'interno delle cosiddette compatibilità del sistema, evitare che danneggino realmente la produzione e i profitti, renderle alla fine inoffensive nei confronti degli interessi capitalistici.

Anche se ha momentaneamente ritirato il decreto legge contro cui gli operai scioperavano, il governo in realtà afferma di non aver cambiato di una virgola i propri programmi: sta semplicemente e palesemente cercando di placare un conflitto sociale che rischiava di diventare incandescente.

Il piano del governo prevede in sostanza lo smembramento delle ferrovie austriache in 9 aziende diverse, ciascuna focalì zzata su un ambito particolare, come la costruzione, la manutenzione, il trasporto merci e quello passeggeri. Il tutto con un peggioramento immediato delle condizioni di lavoro e retributive dei ferrovieri e in vista di una fututra completa privatizzazione del settore.

È ora che noi lavoratori, sfruttati in ogni angolo del pianeta, ci liberiamo della zavorra del sindacato, ormai del tutto funzionale al sistema produttivo capitalistico, e cominciamo a lottare a viso aperto contro i padroni, contro i loro interessi e contro i loro apparati statali. Le lotte dei tramvieri italiani, che hanno cominciato a decidere autonomamente le forme di lotta più incisive, spesso al di fuori e contro il sindacato, ci possono insegnare molto. Le assemblee dei lavoratori, e non le leggi anti-sciopero dettate dalla borghesia, sono le uniche a poter stabilire in qual modo portare avanti la lotta. Gli scioperi vanno fatti ad oltranza e senza preavviso, per causare il massimo danno al padrone e il minimo al lavoratore. Le vertenze di carattere puramente corporativo vanno superate, cercando la solidarietà e l'appoggio delle altre categorie. Le compatibilità del sistema non ci devono interessare, perchè i nostri bisogni e questo sistema di produzione compatibili non sono!

Stati Uniti

Se la natura classista di questo sistema - che vorrebbe nascondere dietro la sua facciata falsamente democratica, dietro la vuota definizione di cittadino, le differenze esistenti tra padrone e lavoratore, tra sfruttatore e sfruttato - non fosse già evidente, ecco allora la recente inchiesta del New York Times a togliere ogni dubbio. L'inchiesta riguarda l'operato della OSHA (Agenzia per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro) e mette in luce come lo sprezzo che i padroni nutrono nei confronti della sicurezza dei lavoratori, anche quando la loro scelleratezza provoca la morte di parecchie persone, sia solo rarissimamente punito, e in questi casi con condanne assolutamente ridotte rispetto alle responsabilità dimostrate. In un periodo esteso oltre due decadi, l'OSHA ha investigato su 1242 storie dell'orrore,2197 morti terribili di cui la stessa agenzia aveva concluso che erano causate da "consapevoli" violazioni delle normative di sicurezza. Tra i 2197 morti, figurano casi di operai decapitati sulle catene di montaggio, folgorati, sepolti vivi, stritolati negli impianti, bruciati e sfigurati fino ad essere irriconoscibili. Tutti casi in cui l'agenzia aveva accertato violazioni delle normative per la sicurezza sui posti di lavoro, ordinate esplicitamente e consapevolmente dai padroni. Eppure nel 93% di questi casi, l'OSHA ha evitato perfino di portare in tribunale la faccenda. Per questi 2197 omicidi i padroni, accertati responsabili, hanno ricevuto sanzioni penali per un totale di 106 milioni di dollari e sentenze per meno di 30 anni di carcere in tutto.20 di questi 30 anni riguardano un singolo episodio, l'incendio di una azienda di pollame che nel 1991 uccise 25 lavoratori. La domanda è allora questa: può forse la legge essere davvero uguale per tutti, in un sistema fondato sulla divisione in classi della società e sullo sfruttamento del lavoro salariato? La legge non è forse la legge dei padroni? Non viene forse attuata come e quando fa a loro comodo? L'omicidio di un operaio deve essere di certo considerato una cosa di poco conto in un sistema che erge a suo unico valore il profitto. E ancora meno deve contare quando lo stesso profitto è minato alla sua radice da una crisi strutturale, come quella attuale, che da ormai trent'anni spinge inesorabilmente l'intera umanità verso la barbarie sociale.

Cina

Se il capitalismo mondiale è stretto nella crisi economica più profonda, la Cina dimostra invece come sia ancora possibile fare profitti. Basta sfruttare i lavoratori fino allo sfinimento, non pagarli, tagliare tutti i costi "superflui", dalle pensioni ai sussidi di disoccupazione, fino ad eliminare ogni minima garanzia di sicurezza sui posti di lavoro...

L'incendio di un giacimento di gas naturale, che si crede provocato da un errore durante la fase di estrazione, il 23 dicembre ha diffuso gas tossici, uccidendo almeno 191 persone e costringendo 30-40 mila abitanti della zona circostante ad abbandonare le loro case nella città di Gaoquiao, nel Sichuan. Le cifre ufficiali parlano di quasi 9185 persone trattate per avvelenamento da gas, di cui 431 ancora in ospedale il 27 dicembre,17 in condizioni critiche. Il bilancio delle vittime è alto anche per l'industria mineraria cinese, dove si stima che in media muoiano sul lavoro 18 minatori ogni giorno, in quelli che ormai è molto difficile definire "incidenti".

Un altro settore dove le condizioni di sicurezza sono costantemente eluse è quello dei fuochi d'artificio.38 operai sono morti e parecchi altri sono rimasti gravemente feriti nell'espolosione di una fabbrica a Tieling, nella provincia nord-orientale del Liaoning. Nei primi 9 mesi del 2003 ci sono stati ufficialmente 98 incidenti e 209 morti legati alla produzione di fuochi d'artificio. Un aumento del 40% rispetto all'anno precedente.

Tailandia

Più di 260 operai tessili immigrati non solo sono stati licenziati, ma pure arrestati ed espulsi, nella provincia di Tak in Tailandia, subito dopo aver scioperato per le condizioni di sfruttamento, i salari non pagati regolarmente e comunque al di sotto del minimo legale. I lavoratori sono stati arrestati nel tempio buddista dove si erano rifugiati, mentre stavano compilando i moduli per chiedere i salari arretrati di due anni e per denunciare i proprietari della fabbrica per le terribili condizioni di lavoro. L'arresto, ad opera di poliziotti di confine e militari armati di mitra, compiuto facendo anche uso di manganelli a scarica elettrica, è avvenuto non appena l'ufficio provinciale del lavoro ha informato la polizia che gli operai erano stati licenziati e che dovevano quindi essere considerati immigrati illegali.

Corea del Sud

Violenti scontri con la polizia si sono verificati a Seoul durante una manifestazione di circa 10mila lavoratori. Decine di manifestanti e anche alcuni anziani passanti sono rimasti feriti nelle cariche della polizia. La manifestazione si aggiungeva allo sciopero di mezza giornata proclamato dal sindacato e a cui hanno aderito 90mila operai della Hyundai e altre centinaia di aziende. Lo sciopero veniva dopo un anno difficile per la classe operaia coreana, su cui prima si è scaricato il peso della crisi economica che affligge il paese, e poi la mano pesante di forze dell'ordine (ordine borghese, s'intende!) e burocrazia statale di vari livelli. Nel mese di ottobre diversi attivisti sindacali si sono suicidati dandosi fuoco, per protestare contro la pratica padronale di confiscare i salari per compensare la produzione perduta a causa degli scioperi. A tutti erano stati notificati i congelamenti degli stipendi e denunce per un totale di 118 milioni di dollari.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.